Colloqui di lavoro in Germania: le domande a cui non sei tenuta o tenuto a rispondere
Salute, gravidanza, religione, precedenti penali: riconoscere le domande non legittime per tutelare i propri diritti durante un colloquio
Arrivare preparate e preparati a un colloquio significa sapere non solo quali domande sono legittime ma anche quali no. Familiarizzare con queste domande consente infatti di orientarsi meglio nella conversazione e di rispondere in modo fermo e professionale anche nei momenti difficili del colloquio. In generale, la legittimità di una domanda dipende dall’esistenza di un interesse giustificato da parte del datore di lavoro a conoscere quell’informazione. Le aree su cui è importante informarsi sono principalmente le seguenti: partnership e pianificazione familiare, salute, religione, convinzioni politiche e appartenenza sindacale, origine etnica, precedenti penali.
Capire se sono domande legittime
Per quanto riguarda la sfera religiosa o le inclinazioni politiche, il datore di lavoro può porre domande solo se l’azienda è un’istituzione religiosa o politica. Le domande su disabilità o malattie sono invece ammesse in misura limitata, e solo se i requisiti specifici del lavoro non possono essere soddisfatti in modo duraturo. In questi casi, esiste addirittura un obbligo da parte del candidato di dichiarare l’impossibilità a svolgere il lavoro richiesto. Per quanto riguarda la situazione finanziaria, in genere non dovrebbe costituire oggetto di un colloquio. Tuttavia, per ruoli senior – ovvero posizioni di alto livello con responsabilità decisionali e una significativa esperienza – la domanda può essere ammessa per valutare l’affidabilità economica della persona candidata. Infine, le domande su precedenti penali possono essere poste solo se hanno un legame diretto con la posizione vacante. Per esempio, se si cerca un conducente professionale, sarà rilevante sapere se il candidato ha commesso infrazioni stradali. Diversamente, una domanda generica sull’esistenza di condanne è inammissibile.
Qualche esempio di domanda non legittima
In generale, durante un colloquio informativo non sono ammesse domande sui tatuaggi del candidato; tuttavia, è lecito chiedere se il candidato abbia tatuaggi che non possano essere nascosti dall’abbigliamento richiesto sul posto di lavoro. O ancora: le candidate non sono tenute a rispondere in modo veritiero alla domanda sulla gravidanza. Tuttavia, se la posizione rappresenta un rischio per la donna incinta o per il nascituro, alla domanda si deve rispondere in modo veritiero. Invece, è vietata la discriminazione basata sull’età; pertanto, le domande sull’età non sono ammesse durante la procedura di candidatura. Anche le domande sull’origine e sulle radici etniche sono inammissibili, ma sono ammesse domande sulla lingua madre.
Come rispondere a una domanda non legittima?
Se durante un colloquio di lavoro viene posta una domanda a cui non siamo tenuti a rispondere, la prima regola è mantenere la calma e un atteggiamento professionale. Non sempre, infatti, è immediatamente chiaro se l’interrogativo rientri in un ambito lecito o meno. È utile, quindi, valutare se la domanda abbia una qualche pertinenza con il ruolo da ricoprire. Se invece risulta evidente che la domanda è del tutto estranea alla posizione lavorativa, il candidato ha diversi modi per affrontare la situazione. Può scegliere di non rispondere, far notare con cortesia l’inopportunità della domanda, o addirittura fornire una risposta non veritiera, poiché la legge tutela il diritto alla privacy in questi casi. Un’altra opzione consiste nel rispondere con una controdomanda, spostando l’attenzione sul tema della rilevanza rispetto al ruolo.
Perché decidere di rispondere a una domanda non legittima
Naturalmente, nulla vieta di rispondere con sincerità anche alle domande non legittime, ma si tratta di una scelta personale, che dipende da come si percepisce il contesto e dal livello di fiducia instaurato con l’interlocutore. In ogni caso, riconoscere una domanda discriminatoria e sapere come gestirla è fondamentale non solo per tutelare i propri diritti, ma anche per comprendere che tipo di cultura aziendale si sta valutando.
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