Già 1200 berlinesi hanno richiesto di ufficializzare il proprio cambio di genere con l’autocertificazione
Dal 1 novembre sarà possibile cambiare nome e genere con un’autocertificazione
La nuova legge sull’autodeterminazione, approvata lo scorso aprile dal parlamento tedesco, segna un cambiamento storico per i diritti della comunità transgender, non binary e intersex. Dal 1 novembre, i cittadini maggiorenni, infatti potranno cambiare nome e genere portando un’autodichiarazione all’ufficio dello stato civile. Secondo la DPA (Deutsche Presse-Agentur), solo a Berlino le richieste sono 1200, e ci sarebbero altrettante richieste anche nelle altre città tedesche.
La parlamentare Nike Slawik, donna transgender e rappresentante dei Verdi, ha definito la legge come “una riforma storica” e continua “questo cambiamento è un segnale di speranza, soprattutto in un momento come questo, quando le voci populiste di destra stanno diventando sempre più forti e in molti paesi tolgono i diritti delle persone queer”.
La legge è stata contestata dai partiti conservatori, CDU e CSU, e dal partito di estrema destra AfD. Secondo quest’ultimi la nuova normativa sarebbe troppo permissiva e permetterebbe di cambiare nome e il genere sui documenti in modo del tutto arbitrario. La portavoce della CSU, Dorothee Bär, ha commentato: “la legge non è stata pensata dall’inizio alla fine”. Bär crede fermamente che “la nuova legge potrebbe aprire la strada a molti abusi”.
Come funziona il cambio di nome e genere
Dal 1 novembre i cittadini maggiori di 18 anni potranno recarsi presso qualsiasi ufficio dello stato civile e potranno cambiare nome e genere. Basterà presentare inoltrare la richiesta tre mesi prima dell’appuntamento e compilare un’autocertificazione. Le persone potranno decidere il proprio genere tra femminile, maschile, diverso o cancellarlo del tutto. Una volta effettuata la modifica, non sarà poi possibile presentare ulteriore richieste per i successivi 12 mesi.
Anche i minori potranno avere accesso al servizio: i maggiori di 14 anni potranno fare la richiesta con il consenso dei genitori o in caso di rifiuto, potranno appellarsi al tribunale della famiglia; per i minori di 14 anni invece potranno fare richiesta direttamente i genitori o i tutori legali.
Una svolta per i diritti delle persone trans, non binarie e intersex
La riforma rappresenta un grande passo avanti per la comunità transgender, non binaria e intersex in Germania, che per decenni ha dovuto sottoporsi a procedure lunghe e spesso invasive per ottenere il riconoscimento del proprio genere.
La normativa precedente, risalente al 1980, imponeva infatti un iter che richiedeva due perizie psichiatriche e l’approvazione di un giudice, esponendo le persone a domande estremamente personali e invadenti. Kalle Hümpfner, la portavoce dell’Associazione Trans Tedesca (BVT), ha dichiarato: “Nelle valutazioni, le persone sono state costrette a divulgare molte informazioni intime, condivise poi con il tribunale. Sono stati riportati casi in cui si chiedevano dettagli sulle preferenze sessuali o persino le scelte di biancheria intima”.
La Germania è il 12° paese in Europa a introdurre una legge sull’autodeterminazione, riportandola in linea con il diritto internazionale dei diritti umani.
Una tutela contro le discriminazioni quotidiane
Un dettaglio dato spesso per scontato sono le molteplici discriminazioni quotidiane che le persone trans, non binarie e intersex affrontano. Pratiche giornaliere, come pagare con la carta di credito, viaggiare o votare potrebbero diventare problematiche per queste persone, anche a causa della discrepanza tra aspetto fisico e documenti ufficiali. Leggi come questa sull’autodeterminazione, sono importanti anche perché facilitano la vita di tutti i giorni.
In Italia, la strada da percorrere è ancora lunga: per ottenere il cambio di genere anagrafico bisogna ancora sottoporsi a un percorso psicologico, alla terapia ormonale e infine a un iter legale in tribunale.
Tuttavia, il riconoscimento per chi si identifica come non binario resta un obiettivo ancora lontano. La legge italiana non consente di ripetere nei documenti un’identità di genere diversa da “uomo” o “donna”, escludendo di fatto l’opzione di genere non binario.
Una sentenza della Corte Costituzionale ha recentemente chiarito la questione: la responsabilità di modificare la normativa vigente spetta al Parlamento, che dovrebbe emanare una legge apposita.
Il governo attuale ha però ribadito la propria posizione conservatrice: “Possiamo tranquillizzare gli italiani. Fintanto che ci sarà al governo questa maggioranza, una legge per riconoscere un terzo sesso non sarà fatta”. Chiudendo così di fatto la porta a qualsiasi riforma in materia di diritti delle persone non binarie.
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