Gaza e non solo: ora le università di Berlino possono cacciare gli studenti che protestano
A Berlino più di 500 studenti protestano per salvaguardare i propri diritti universitari. Il Senato della città vuole reintrodurre una legge che facilita l’espulsione per motivi politici, come l’appoggio a Gaza
Hand off students’ right -giù le mani dai diritti degli studenti-: recita così lo slogan con cui più di 500 studenti e sostenitori hanno protestato a Berlino il 18 aprile contro l’iniziativa repressiva coordinata da Senato e università della città. Gli universitari hanno manifestato a Bebelplatz per salvaguardare i propri diritti perché, il 13 febbraio 2024, la Portavoce del Senato di Berlino Christine Richter ha proposto una modifica piuttosto autoritaria del Berlin Higher Education Act §16.2.
La novità legislativa riguarderebbe il voler reintrodurre la possibilità di espellere gli studenti universitari che commettono ‘reati penali’, quali occupazioni non autorizzate e proteste. Nella pratica, l’emendamento sembra essere diretto agli studenti che attivamente hanno manifestato contro il sostegno di Israele della Germania e contro al genocidio fatto a Gaza, in quanto lo Stato tedesco sembra cogliere ogni occasione per fare ‘censura’ pro-palestinese. Già venerdì 12 aprile, le autorità avevano bloccato l’ingresso a un medico anglo-palestinese che lavorava a Gaza e, inoltre, avevano sciolto il Congresso sulla Palestina a cui doveva partecipare.
Della legge, che già venne abolita nel 2021, la senatrice SPD Ina Czyborra ha sottolineato che “Sono previsti provvedimenti disciplinari graduali, a seconda del tipo e della gravità del disservizio. Questi vanno da un rimprovero alla cancellazione della registrazione”.
La Repubblica Federale Tedesca si rende dunque ambigua per due motivi. In primis costringe gli studenti a dover scegliere fra proprio diritto allo studio e la libertà di espressione (nella forma politica). Inoltre, ostacola un’attivismo politico contrario al sostegno della Germania a Israele e al conseguente genocidio a Gaza.
Gli studenti non ci stanno e protestano per salvaguardare i propri diritti
Gli studenti, dunque, hanno protestato il 18 aprile per salvaguardare il proprio diritto all’istruzione e la propria libertà d’espressione. Attraverso la comunità online del Concilio degli Studenti di Berlino è stata promossa la petizione contro la legge del Senato sulla disimmatricolazione per motivi politici. È come se la città di Berlino stesse ricattando gli studenti a non manifestare (a sostegno della Palestina) se non vogliono essere espulsi dall’università. Universitari che vivono dello status di studente, grazie al quale ottengono borse di studio e alloggi, e che comunque stanno costruendo la propria carriera accademica investendo soldi, tempo e passione, sono messi davanti ad un bivio.
“La posizione del governo tedesco è inaccettabile. Io stesso sono palestinese e sono senza parole. Temo che la legge limiterà il nostro lavoro politico. Per l’Occidente, Israele è un importante centro militare dell’intera regione. Dietro ci sono interessi economici, politici e strategici” racconta lo studente Uday dell’Università Tecnica a WSWS.
Su Instagram, il Concilio degli Studenti della capitale sottolinea come stiano usando uno strumento altamente repressivo modificando il significato del luogo di università, in cui si dovrebbe coltivare la libertà di pensiero. Viene fatto inoltre un parallelismo sul fatto che anche nel passato tedesco, durante gli anni 60 e durante il terzo Reich, regolazioni disciplinari e disimmatricolazioni erano usate per censurare gruppi di persone ‘non gradite’. Sempre il Concilio scrive che “Non sorprende che l’Afd abbia riesumato questo strumento e stia ora spingendo per la sua reintroduzione, in particolare dal campo conservatore. L’obiettivo delle esmatricolazioni non è proteggere il discorso, ma mettere a tacere i dissidenti. Ciò è particolarmente preoccupante in tempi di spostamento a destra, in tempi in cui il sindaco al governo è membro di un partito i cui membri forgiano piani di deportazione in una riunione segreta”.
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Il rapporto di violenza che si crea fra studenti e istituzioni in Germania e Italia
Anche in Italia gli studenti protestano per il sostegno occidentale a Israele e contro il genocidio di Gaza. Anche in Italia, le autorità e le istituzioni intervengono in modo repressivo per ridurre la libertà di espressione manifestata pacificamente contro le posizioni nel conflitto palestinese del proprio Stato. Il problema è che le autorità italiane usano la violenza fisica manganellando giovani e, inoltre, le figure del Governo sostengono apertamente questa violenza definendo inaccettabili le pacifiche manifestazioni. Quindi il modus operando dell’Italia differisce da Berlino che invece usa delle pratiche definite da una violenza silenziosa che concretamente e legislativamente nega la possibilità di agire. Si può dire che Berlino e Italia hanno lo stesso scopo finale di censura pro Palestina, ma l’uso dei mezzi è diverso.
Leggi anche: Controlli all’aeroporto, impedito l’ingresso in Germania al medico che ha lavorato a Gaza – Berlino Magazine
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