Ford taglia 3mila posti di lavoro in Germania

Ford annuncia di voler tagliare 4 mila posti di lavoro in Europa di cui 2.900 in Germania, infrangendo l’accordo del blocco ai licenziamenti fino al 2032

Ford ha annunciato di voler tagliare 4mila posti di lavoro in Europa entro la fine del 2027, di cui 2.900 solo in Germania. La maggior parte dei licenziamenti interesserà lo stabilimento di Colonia.

Il taglio dei posti di lavoro è da ricondurre alla generale crisi dell’automotive, che sta colpendo la Germania in particolare, guadagnandosi un ruolo di primo piano nella sua recessione economica. Le cause sono riconducibili alla transizione verso l’elettrico, come alla concorrenza con il mercato cinese. “L’azienda ha subito perdite significative negli ultimi anni e la transizione dell’industria verso i veicoli elettrici e la nuova concorrenza sono stati fattori molto dannosi”, afferma l’azienda.

Di questi tagli, 2900 riguarderanno la Germania, 800 il Regno Unito e 300 il resto d’Europa.

Le proteste dei dipendenti non si fanno attendere: il comitato aziendale è intenzionato ad opporsi con ferocia nelle prossime settimane e mesi, sottolineando che la riduzione dei tagli violerebbe l’accordo aziendale sul blocco dei licenziamenti, valido fino al 2032, siglato dall’ azienda stessa.

Le ragioni: transizione all’elettrico ma anche errori di brand positioning

I motivi di questa crisi sono molteplici, che si inseriscono nell’ ampia crisi dell’automotive che sta colpendo l’intera Europa. Pesano infatti molto le politiche sull’elettrico, che includono i limiti alle emissioni di CO2, ma anche gli effetti della pandemia e la crisi dei semiconduttori. Nello specifico, Ford risulta in crisi anche per una serie di errori che riguardano il posizionamento del brand, nelle scelte dei modelli e delle tecnologie. Tutta una strategia che si è rivelata alla lunga fallimentare e che ha tradito il principio di retaggio fordista dell’azienda stessa, dell’ “auto democratica accessibile a tutti”.

“A causa della debolezza della situazione economica e di una domanda di auto elettriche inferiore alle aspettative, stiamo modificando ulteriormente il programma di produzione delle nuove Explorer e Capri. Ciò comporterà ulteriori giorni di lavoro ridotto nello stabilimenti di Colonia nel primo trimestre del 2025″, ha fatto sapere l’azienda.

Data la crisi, Ford cerca di razionalizzare le sue operazioni in Europa ristrutturando il suo business, concentrandosi su aree più profittevoli. La Germania rappresenta una delle maggiori voci di spesa, anche per i costi del lavoro, notevolmente più alti rispetto ad altri paesi.  “Questo è un passo difficile, ma abbiamo poco margine di manovra. Siamo molto dispiaciuti per i dipendenti, ma qui a Colonia abbiamo un problema strutturale, non guadagniamo niente”, le parole di Marcus Wassenberg, amministratore delegato di Ford.

Il piano di Ford

Il piano di Ford ad oggi è quello di creare una struttura più competitiva dal punto di vista dei costi e garantire la sostenibilità e la crescita a lungo termine delle attività in Europa.

Dave Johnston, vicepresidente europeo di Ford, ha ribadito l’impegno dell’azienda a continuare a operare in Europa, ma anche la necessità di adottare misure che consentano all’azienda di rimanere performante in un mercato sempre più in cambiamento. È infatti particolarmente critico lo stato di salute dell’automotive in Europa, l’azienda ha subito perdite significative e il passaggio all’elettrico e la nuova concorrenza destano forte preoccupazione.

In una lettera al governo tedesco, Jhon Lawler, vicepresidente e direttore finanziario di Ford, ha sottolineato la necessità di un impegno congiunto per garantire il successo futuro dell’industria. Ford sollecita infatti governi, sindacati e stakeholder europei a collaborare per supportare la transizione verso l’elettrico. Soprattutto ha rivolto un appello anche alla necessità di politiche chiare: incentivi per i consumatori, investimenti in infrastrutture di ricarica e flessibilità nelle normative sulle emissioni e riduzione dei costi produttivi. 

Perdite di 3,7 miliardi nel 2024

Tra gennaio e settembre Ford ha venduto in Europa 236mila vetture, scendendo a una quota di mercato del 3%. La redditività è in caduta, dal 8,4% al 5,8% il margine operativo. Le auto vendute sono state 3,3 milioni e non è da escludere il sorpasso, nel 2024, da parte del colosso cinese BYD. 

Ford nel 2024 ha inoltre accumulato perdite per 3,7 miliardi, con un calo delle vendite dei veicoli elettrici (101.000 unità). Un andamento a tal punto negativo da aver obbligato l’azienda a offrire sconti per rendere i suoi prodotti più competitivi. 

Ford ha individuato essenzialmente due cause: da una parte il disallineamento tra le normative sulle emissioni CO2 e la scarsa domanda per i consumatori per i veicoli elettrici. Dall’altra la mancanza di un’agenda politica chiara per avanzare nell’e-mobility in Europa e Germania. 

I dipendenti: “opporremo una feroce resistenza, Ford sta violando un patto di stop ai licenziamenti fino al 2032”

Secondo il comitato aziendale, Ford impiega 11.500 posti di lavoro a Colonia, il che significa che circa un posto di lavoro su 4 potrebbe essere tagliato. 

Dopo l’annuncio dei tagli da parte della casa automobilistica americana, il comitato aziendale ha dichiarato di voler opporre una feroce resistenza nelle prossime settimane e mesi. “È una giornata nera per la Ford”, ha annunciato il capo del comitato aziendale Benjamin Gruschka a Colonia: “non riesco a ricordare altri approcci così spietati da parte dell’azienda”. Sicuramente si preannuncia una disputa tra datori di lavoro e dipendenti di Ford come mai accaduto prima. 

Gruschka ha sottolineato inoltre che, secondo un accordo aziendale, i licenziamenti per motivi aziendali sono esclusi fino alla fine del 2032 e non vi è alcuna possibilità di recessione del contratto. Una situazione, quindi, che solleva molti interrogativi sulla compatibilità tra l’accordo aziendale e i piani di ristrutturazione.

Tuttavia, Ford può comunque ridurre la forza lavoro attraverso altre modalità, come il pensionamento anticipato o gli incentivi per le dimissioni. Infrangere il patto non sarebbe comunque una novità in Germania, già è accaduto con Volkswagen, che, nonostante l’accordo di stop ai licenziamenti fino al 2029, sta comunque chiudendo 3 stabilimenti in Germania, lasciando senza lavoro decine di migliaia di persone.

Anche il primo ministro della Renania Settentroniale-Vestfalia Hendrik Würst ha ribadito: “mi aspetto che la Ford mantenga il suo impegno di astenersi da licenziamenti per ragioni operative”, descrivendo i tagli annunciati come “un altro duro colpo per la Germania come sede automobilistica”.

La delusione dei dipendenti

In un comunicato stampa del 20 novembre 2024 di Ig Metall, si leggono le parole di risentimento dei dipendenti. Una in particolare: “Ma quello che questa volta fa veramente schifo è la forma di comunicazione scelta dal management. Invece di discutere preventivamente i loro piani con il comitato aziendale e i lavoratori, le cifre di riduzione vengono deliberatamente comunicate pubblicamente in anticipo. Diversi colleghi verranno ora a sapere del loro destino dai media. In realtà è così che tratti le persone per le quali non vuoi più mostrare alcun apprezzamento, questa è una dichiarazione di guerra a tutti i dipendenti Ford europei”. 

Rimane ora da attendere l’esito delle trattative tra i sindacati e l’azienda statunitense. Mercoledì 27 novembre, i dipendenti dovrebbero ricevere i dettagli della situazione. Nel frattempo, la casa automobilistica di Colonia ha annunciato l’introduzione del lavoro a orario ridotto già a partire da questa settimana, data la modifica del programma di produzione dei modelli Explorer e Capri.

Ford non è un caso isolato: molte multinazionali stanno riconsiderando i propri investimenti in Germania. Tra queste, General Motors ha annunciato tagli di mille posti di lavoro a livello globale, mentre Nissan prevede la riduzione di 9.000 unità. Anche altre case automobilistiche, come Volkswagen, hanno scelto di chiudere alcuni stabilimenti in Germania, comportando la perdita di migliaia di posti.

La sfida del Paese, ormai, è riuscire ad individuare una strategia efficace per rafforzare la propria attrattività e competitività internazionale, arginando l’escalation di chiusure e licenziamenti, per evitare di essere definitivamente marginalizzata in un’economia che ormai sembra giocarsi altrove.

 

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