Another End, l’ambizioso film di Piero Messina divide la Berlinale (ma a noi è piaciuto)
Another End è uno dei due film italiani (con Gloria!) in concorso alla Berlinale: un lungometraggio ambizioso sia nella trama che nel cast internazionale: non perfetto, ma coinvolgente
In un mondo e un tempo molto simile al nostro si può utilizzare una tecnologia avanzata per riportare in vita, in dei corpi “ospiti”, memoria e coscienza di cari deceduti. Un uomo (Gael García Bernal) lo fa per sua moglie. Finisce per essere ossessionato anche dallo scoprire chi sia la donna che ospita, nelle ore diurne, la personalità della moglie. Lasciare andare è difficile, soprattutto se dietro c’è il vuoto.
Another End di Piero Messina, secondo film del regista siciliano dopo l’apprezzato L’attesa (2015) parte da queste premesse per un dramma all’interno di un contesto fantascientifico, pieno di metafore, momenti commoventi e spunti di riflessione. Tanti spunti sembrano già stati visti altrove, ma il complesso comunque emerge per la capacità di tenere alto l’interesse fino alla fine ponendo anche domande a noi stessi: in situazioni analoghe, se potessimo, come ci comporteremmo? Come gestire la memoria con un lutto (attaccarsi ai ricordi o cercare di lasciarli andare), etica della tecnologia, necessità improvvisa di riorganizzare la propria vita: difficile avere opinioni definite su temi così intrisi della personalità di ognuno di noi e proprio per questi sempre unici.
Presentato alla Berlinale 2024, Another End è sicuramente un film destinato a dividere. Se sull’aspetto visivo c’è poco da dire (Messina riesce a creare una città universale piena di trasparenze e ombre che ben rappresentano lo stato d’animo del protagonista), è sulla solidità della trama che alcuni pongono dubbi.
Per Variety è un “viaggio cinematografico affascinante che combina la profondità emotiva con una visione inquietante del futuro“, per altre riviste di settore la pellicola è un ambizioso progetto andato a vuoto. Consigliamo di vederlo per farsi un’opinione
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