Germania, donna condannata per aver schiavizzato una 22enne
Germania, una donna tedesca è stata condannata per aver ridotto in schiavitù una 22enne di etnia yazidi
Una donna tedesca appartenente all’organizzazione terroristica IS “Stato Islamico”, è stata condannata in Germania, a Coblenza, con l’accusa di aver compiuto crimini contro l’umanità e favoreggiamento al genocidio. Quando viveva in Iraq e in Siria la donna di 37 anni, era solita tenere una 22enne di etnia yazidi come “schiava domestica”. Il nome dell’accusata è Nadine K., e il Tribunale Regionale Superiore di Coblenza l’avrebbe condannata mercoledì per aver fatto parte del cosiddetto gruppo militante “Stato Islamico” e aver preso parte a degli abusi sulla ragazza in questione. La vittima 22enne, appartenente a una minoranza yazidi della regione irachena del Sinjar, ha testimoniato al processo e ha riconosciuto l’imputata. Dopodiché si è recata nuovamente a Coblenza, Renania-Palatinato per il verdetto finale.
Ecco cosa avrebbe concluso il tribunale di Coblenza riguardo alla donna
Secondo quanto dichiarato dal giudice che presiede il caso, l’imputata avrebbe abusato della ragazza di etinia yazidi insieme al marito “per i propri scopi, sfruttandola come schiava domestica” per ben tre anni, quando viveva con il gruppo IS in Iraq e poi in Siria. “Il punto di partenza è l’incontro di due donne le cui vite non avrebbero avuto alcun punto di contatto in circostanze normali”, ha specificato il giudice. La coppia, quindi anche il marito, è stata accusata di aver ridotto in schiavitù la 22enne di minoranza yazidi nel 2016. Alcuni membri dell’IS l’avevano rapita e segregata nel 2014 a seguito di un attacco al suo villaggio natale nella regione del Sinjar. Il tribunale ha accusato il marito della donna di aver portato la vittima in casa e di averla picchiata e violentata regolarmente. Nadine K., in tutto ciò, avrebbe incoraggiato la cosa. “Avrebbe potuto e dovuto fare qualcosa”, ha dichiarato il giudice incaricato del caso.
La condanna è stata minore rispetto alla richiesta dell’accusa
Il tribunale di Coblenza ha giudicato l’imputata come una donna intelligente e autodeterminata, che aveva di conseguenza scelto di aderire all’IS volontariamente. Secondo il giudice tuttavia, avrebbe mostrato rimorso e compassione “in una certa misura”. Motivo per cui la sentenza è stata inferiore ai 10 anni richiesti dall’accusa. Secondo quanto scoperto, la coppia si sarebbe radicalizzata durante il periodo degli studi, in Renania-Settentrionale-Vestfalia. In seguito, avrebbero poi viaggiato in Siria nel dicembre 2014, con lo scopo di unirsi all’IS, per poi trasferirsi a Mosul, Iraq, nel 2015. La coppia è tornata in Siria alla fine del 2016, portando con sé la giovane prigioniera yazidi. Sono quindi rimasti nelle regioni della Siria controllate dall’IS fino al marzo 2019, quando le forze curde li hanno presi in custodia.
Il processo è in realtà parte di una serie di procedimenti giudiziari simili
Le autorità tedesche hanno arrestato la 37enne al suo rientro in Germania nel marzo 2021, all’aeroporto internazionale di Francoforte. Questo processo, è solo il più recente di una serie di procedimenti giudiziari in Germania, che vedono coinvolte diverse donne recatesi volontariamente nelle regioni controllate dall’IS in Siria e in Iraq. Sempre nel 2021, un tribunale ha condannato un’altra cittadina tedesca convertita alla fede islamica con l’accusa di aver permesso che una bambina yazidi di 5 anni, che lei e il marito tenevano come schiava, morisse di sete sotto il sole. Successivamente il tribunale tedesco ha condannato anche il marito della donna.
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