Dopo l’Italia, anche la Germania valuta restrizioni per ChatGPT

La Germania segue le orme dell’Italia ed avvia un’indagine sulla protezione dei dati personali degli utenti di ChatGPT

Nessun controllo sull’età dei frequentatori di ChatGPT (che dovrebbero essere maggiori di 13 anni), nessuna base giuridica che garantisca un effettivo trattamento sicuro dei dati sensibili degli utenti e nessuna informativa da sottoporre ai visitatori del sito. Queste le motivazioni che hanno spinto il Garante della privacy italiano a richiedere l’oscuramento temporaneo del chatbot nel paese, almeno finché l’azienda produttrice non risolverà queste problematiche. Anche in Germania le autorità regionali per la protezione dei dati personali si stanno mobilitando in materia. Difatti, hanno inviato un questionario a ChatGPT per verificare se stia rispettando o meno le condizioni sulla privacy presenti nel Regolamento generale europeo sulla protezione dei dati (GDPR).

Cos’è ChatGPT

ChatGPT è un chatbot, ossia un software che simula ed elabora le conversazioni umane, lanciato il 30 novembre 2022. La società statunitense ideatrice del programma è OpenAI (fondata, tra gli altri, da Elon Musk e Sam Altman), che si occupa di ricerca, promozione e sviluppo dell’Intelligenza Artificiale. L’utilizzo è attualmente aperto a tutti e gratuito, ma da febbraio è stata introdotta una versione in abbonamento a pagamento chiamata ChatGPT Plus. Secondo uno studio della banca svizzera UBS, ChatGPT è l’app con la crescita più rapida di tutti i tempi. L’analisi stima che ChatGPT avesse 100 milioni di utenti attivi a gennaio, appena due mesi dopo il suo lancio. Per fare un confronto, TikTok ha impiegato nove mesi per raggiungere i 100 milioni di visitatori.

Il programma è in grado di rispondere a domande, anche complesse, e di assistere gli utenti in numerose attività quali la composizione di riassunti, e-mail, saggi, poesie, curriculum, lettere di presentazione, codici e formule di Excel.

Tuttavia, se un motore di ricerca come Google indicizza le pagine web di Internet per aiutare l’utente a trovare le informazioni richieste, ChatGPT non è collegato alla rete, ma utilizza le informazioni apprese dai dati di addestramento per generare una risposta automatica, e ciò lascia spazio all’errore. Tra i limiti del bot vi sono infatti l’incapacità di rispondere adeguatamente a richieste formulate in modo troppo specifico o ambiguo e l’assenza di indicazioni riguardo le fonti.

Il bot stesso afferma: “Le mie risposte non devono essere prese come dati di fatto e invito sempre le persone a verificare qualsiasi informazione ricevuta da me o da qualsiasi altra fonte”. OpenAI ha ammesso che ChatGPT a volte scrive “risposte plausibili ma errate o senza senso“.

“La Germania potrebbe seguire le orme dell’Italia”

Il Garante della privacy italiano ha accusato OpenAI di non eseguire alcun tipo di controllo sull’età di coloro che utilizzano ChatGPT, di non fornire agli utenti del servizio alcuna informativa in merito al trattamento delle informazioni e di essere sprovvista di una base legale che giustifichi la raccolta e l’archiviazione di dati personali per istruire il chatbot. Per questi motivi, dal 31 marzo ChatGPT non è più disponibile nel Bel Paese, almeno temporaneamente.

L’indagine italiana su OpenAI ha avuto inizio dopo che, il mese scorso, una violazione della sicurezza informatica durata nove ore ha fatto sì che sul sito venissero mostrati estratti delle conversazioni di alcuni utenti e le loro informazioni finanziarie.

“La Germania potrebbe seguire le orme dell’Italia bloccando ChatGPT per problemi di sicurezza dei dati” ha dichiarato il Commissario federale tedesco per la protezione dei dati Ulrich Kelber al quotidiano Handelsblatt.

“Le autorità regionali per la protezione dei dati hanno preparato un questionario per OpenAI e si aspettano una risposta entro l’11 giugno” ha rivelato all’AFP Marit Hansen, commissario per lo stato settentrionale dello Schleswig-Holstein. “Stiamo chiedendo ad OpenAI chiarimenti su questioni che derivano dal Regolamento generale europeo sulla protezione dei dati (GDPR). Vogliamo sapere se sia stata effettuata una valutazione d’impatto sulla protezione dei dati e se i rischi per la protezione dei dati siano sotto controllo, soprattutto quelli relativi ai minori” ha aggiunto.

 

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Immagine di copertina: Pixabay