Biennale d’architettura di Venezia, il padiglione tedesco raccontato da un’architetta

Il progetto del padiglione tedesco alla Mostra internazionale di Architettura “Open for maintenance“ (aperto per manutenzione), curato da ARCH+ e Summacumfemmer Büro Juliane Greb, sarà visitabile dal 20 maggio al 26 novembre 2023 ai Giardini della Biennale.

di Serena Cerillo

Nella sala principale del padiglione il visitatore si trova ad osservare una collezione ordinatissima di materiali da costruzione recuperati da quaranta padiglioni della Biennale 2022. La scelta non convenzionale vuole esprimere una chiara posizione critica nei confronti dei modi di costruire e fare mostre, fino ad oggi. Se si vuole agire in modo più responsabile nei confronti del pianeta, di noi stessi e delle future generazioni, si ritiene, infatti, essenziale un cambiamento di atteggiamento. Anziché continuare a investire freneticamente nella produzione di nuovi materiali, bisogna, invece, rallentare, riflettere, ripartire da ciò che si ha già a disposizione, e da lì elaborare nuove soluzioni creative. L´intervento invita l’istituzione Biennale stessa a ripensarsi nel rispetto dei principi dell’ economia circolare.

“Porsi le giuste domande è il punto di partenza per risolvere i problemi”

“Porsi le giuste domande è il punto di partenza per risolvere i problemi”, spiega Christian Hiller di ARCH+. In questa occasione il team si è chiesto “Cosa manca al padiglione per renderlo funzionale, sostenibile ed inclusivo?”. Le risposte a questa domanda sono immediatamente visibili dai visitatori. Una nuova rampa semicircolare, realizzata con materiale di recupero, consente ora l’accesso a tutti dallo stesso lato del padiglione, prima dotato frontalmente di soli gradini. Per poter realizzare questo ed altri interventi in loco, come prima cosa è stato dedicato un apposito spazio ad una ben equipaggiata “Werkstatt“ (officina), dove studenti di 23 diverse università tedesche continueranno a sperimentare soluzioni per i prossimi sei mesi.
L’altra fondamentale questione da risolvere, è stata l’assenza di servizi igienici nel padiglione. L’offerta al pubblico è di una toilette con sistema a secco e un innovativo orinatoio genderless (Urin*all). Curioso come, i servizi igienici, da sempre segregati in un angolo con la loro funzione “da nascondere“, vengano qui resi protagonisti: alcuni visitatori entrano incuriositi per fare foto, altri per fare pipì, tutti con aria circoscritta ma, sicuramente, grati per l ́integrazione dell’indispensabile servizio.

Quale modo migliore per imparare, se non attraverso un gioco?

“Anziché investire sul fare una spettacolare mostra rappresentativa, abbiamo optato per concentrarci sulle necessità di chi lavorerà nel padiglione“, continua a raccontare il curatore. È presente, infatti, un’ immancabile “Kaffee-Station” con la macchinetta del caffè, sempre in legno riciclato. Fra le proposte ancora in via di sviluppo, ci sarebbe anche uno “Sportplatz” (campo da gioco), che aiuterebbe tramite il movimento e la componente ludica a fare del padiglione un luogo di aggregazione. Allineandosi a questo principio si sviluppa il gioco da tavolo “Trivial Circuit”, ideato dallo studio di architettura LXSY.  Questo per invitare a scoprire i passi da compiere per costruire in modo circolare. E quale modo migliore per imparare, se non attraverso un gioco? Al fine di creare scenari collettivi sani, sostiene l ́architetta Margit Sichrovsky, bisogna che siano innanzitutto le istituzioni a ripensare le regole del gioco. Infine, il collettivo “Ort Schafft Material” sfida gli avventori del padiglione ad auto-prodursi una borsa con materiali di riciclo a disposizione, provenienti dalla Haus der Materialisierung di Berlino.

L’interpretazione del tema, The Laboratory of the Futurenon si estende solo al padiglione, ma alla città di Venezia

“Una gran parte del nostro lavoro per questa edizione della Biennale non è visibile” precisa Hiller, intendendo che la loro interpretazione del tema, The Laboratory of the Future, si estende non solo al padiglione, ma anche alla città di Venezia. Oltre ad intervenire nei giardini della Biennale infatti, si sono parallelamente chiesti da dove partire per apportare migliorie alla laguna e, di riflesso, al mondo. In collaborazione con il team, l’artista e fotografa Giovanna Silva ha documentato quella realtà solitamente poco raccontata di Venezia fatta di scantinati, sgabuzzini, procedure di smaltimento dei rifiuti e infrastrutture lente, che si muovono a mezzo di barca. Tante situazioni critiche, di difficile manutenzione, che potrebbero essere ripensate.
Nel complesso il progetto partecipativo si prefigge l’obiettivo di trasmettere i nuovi valori di riduzione, riparazione, efficienza e cura, proponendosi come “Vorbild”, una bella parola tedesca che in italiano si potrebbe tradurre con Modello di riferimento.

Serena Cerillo: architetta, vive e lavora a Berlino.

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