Berlino, controversa la demolizione del Generalshotel

Il Generalshotel, monumento statale del Brandeburgo, va demolito per fare spazio all’aeroporto governativo. La decisione viene criticata

Il Generalshotel è inserito nella lista dei monumenti statali del Brandeburgo, in quanto importante testimonianza del primo modernismo nella Germania orientale. Il progetto di costruzione dell’aeroporto BER ne include però la demolizione, prevista dal 2011. L’operazione di smantellamento dell’edificio ha avuto inizio giovedì scorso, nonostante sia stata criticata da organizzazioni e leader statali, tra cui anche il sindaco di Berlino.

Il Generalshotel, importante testimonianza del primo modernismo nella Germania dell’Est

Il Generalshotel è stato costruito tra il 1947 ed il 1950, nel sito dell’ex fabbrica di aerei Henschel e su progetto dell’architetto Georg Hell. Eretto per volere dell’amministrazione militare sovietica, esso è considerato un’importante testimonianza del primo modernismo nel Brandeburgo e nella Germania dell’Est. L’edificio veniva utilizzato per ospitare personalità di alto rango della DDR e internazionali. Anche sotto il governo federale riceveva ospiti statali da tutto il mondo. È stato poi utilizzato dalla Polizia Federale fino al 2022. Attualmente l’edificio, che si trova in una zona riservata dell’aeroporto BER, è vuoto.

Nel 1996 il Generalshotel è stato posto sotto tutela ed inserito nella lista dei monumenti statali del Brandeburgo, status che mantiene ancora oggi. La Deutsche Bauzeitung lo ha descritto nel maggio 2011 come «il monumento perfetto. Storicamente e architettonicamente significativi, arredati secondo standard elevati, utilizzati continuamente e ottimamente conservati». È notevole il design della facciata e dell’ingresso. All’interno dell’edificio inoltre vi sono opere d’arte rilevanti, come i disegni in metallo di Fritz Kühn, artista attivo in Germania orientale.

La demolizione del Generalshotel è prevista dal 2011 per fare spazio all’aeroporto governativo

Il Generalshotel è di proprietà del governo federale ed è gestito dall’Agenzia federale immobiliare e dall’Ufficio federale per l’edilizia e la pianificazione regionale. Nel progetto di costruzione dell’aeroporto BER è compresa dal 2011 la demolizione del Generalshotel. Della demolizione è responsabile il governo federale. Essa è stata approvata per ampliare l’aeroporto governativo: lo spazio ora occupato dall’hotel dovrebbe poi essere utilizzato dagli aerei del Ministero della Difesa.

Secondo i piani, questo giovedì inizierà la demolizione. Questa operazione viene criticata da molti punti di vista. Innanzitutto, come riporta il Berliner Zeitung, perché non dà la giusta rilevanza al patrimonio culturale della Germania orientale. Poi perchè dimostra che lo Stato può ignorare la tutela di monumenti considerati protetti. Perciò, in molti si sono dichiarati contrari alla demolizione. Sul sito del Generalshotel è possibile firmare una campagna per la conservazione dell’edificio.

Organizzazioni e leader statali contrari alla demolizione

Varie organizzazioni per la conservazione di monumenti, come Icomos e la Fondazione tedesca per la protezione di monumenti, si sono battute negli ultimi mesi per salvare il Generalshotel. Ma il governo federale sembra irremovibile. Anche alcuni leader statali di Berlino e Brandeburgo si sono espressi contro la demolizione, tra cui il primo ministro del Brandeburgo Dietmar Woidke (SPD). A lui però il ministro delle Finanze Christian Lindner ha spiegato in una lettera che lo smantellamento del Generalshotel è necessario a causa della sua posizione centrale nell’area di sicurezza aerea sul sito del futuro governo aeroporto.

Anche il sindaco di Berlino Kai Wegner (CDU) si è dimostrato contrario alla demolizione. Questo non ha responsabilità in merito alla demolizione, ma ha detto al Berliner Zeitung che fa «appello a tutti i soggetti coinvolti, in particolare al governo federale, a dare un’altra occhiata ed esaminare come si può preservare il Generalshotel». Ritiene infatti che salvare l’edificio sarebbe «anche un segnale importante per il popolo della Germania dell’Est che trattiamo la loro storia con attenzione».

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Immagine: Wikimedia