Studio berlinese conferma il legame tra terapie intensive da Covid e inquinamento

La ricerca conferma che nei pazienti affetti da Covid, ed esposti per lunghi periodi all’inquinamento atmosferico, il rischio di complicazioni è maggiore.

Uno studio condotto da  Charité – Universitätsmedizin Berlin, in collaborazione con il Berlin Institute of Health (BIH)  ha dimostrato che un alto tasso di inquinamento atmosferico causa spesso sintomi più gravi nei pazienti affetti da Covid. 

In occasione del congresso Euroanaesthesia 2022 che si è tenuto a Milano tra il 4 e il 6 giugno, il team guidato dalla dottoressa Susanne Koch dell’Università di Medicina di Berlino ha presentato uno studio sul tema con cui ha provato ciò che in realtà già si sospettava. I pazienti che negli anni precedenti alla pandemia sono stati esposti a lungo al gas NO2, agente inquinante presente nelle grandi città, sono più vulnerabili alle malattie respiratorie e cardiovascolari. In tali pazienti quindi, il rischio di contrarre il Covid in forma grave è più alto. Il numeri dimostrano infatti un aumento notevole di ricoveri in terapia intensiva. 

 

I risultati della ricerca

Nel corso degli ultimi due anni sono stati diversi gli studi volti a provare un legame tra inquinamento e complicazioni gravi da Covid. Quello del Charité – Universitätsmedizin Berlin ha preso in considerazione anche fattori come densità di popolazione, età, condizioni socioeconomiche e in generale tutto ciò che può influenzare lo stato di salute delle persone.

Il team della dottoressa Koch si è concentrato in particolare sui livelli di inquinamento atmosferico delle diverse regioni della Germania. La maglia nera è andata Francoforte, mentre in Turingia si trovano le condizioni ambientali migliori.

Il periodo preso in esame va dal 16 aprile 2020 alla fine del lockdown, il 16 maggio dello stesso anno. In questo arco di tempo, nelle dieci regioni con un minore tasso di inquinamento, solo 28 pazienti nei reparti Covid hanno avuto bisogno di ricovero in terapia intensiva. Il numero sale invece a 144 nelle regioni con il più alto tasso di NO2 nell’aria.

L’auspicio del team di ricerca è che si vada più velocemente verso le energie rinnovabili e l’ecosostenibilità.

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