L’ ex carcere prussiano di Berlino che oggi è un parco didattico
Un luogo nascosto ma ricco di memoria e storia: l’ex carcere prussiano di Moabit è diventato un bellissimo parco
Di fronte alla caotica e confusionaria Hauptbhanhof, recintata da alte mura, troviamo una piccola oasi di pace e tranquillità: il parco didattico Geschichtspark Zellengefängnis, aperto nel 2006, sorge nell’area del vecchio carcere prussiano Moabit.
La prigione di Moabit
Risalente ai primi anni del 1800, nato da un progetto dell’architetto C. Busse come copia del carcere inglese di Pentonville a Londra, il carcere di Moabit era il più grande d’Europa. Al termine della costruzione, il Moabit era considerato il carcere più moderno della Germania perchè usava celle di detenzione singole e non più quelle comuni.
Il carcere comprendeva una cappella, diverse torri alte nelle quali erano presenti le guardie carcerarie, e 5 ali che andavano a formare una stella.
Sia la Wehrmacht (le Forze Armate tedesche) nel ’40 che la Gestapo dopo l’attentato a Hitler nel Luglio del ’44 utilizzarono buona parte della struttura come centro di detenzione. In quegli anni venivano detenuti, infatti, quanti erano accusati di essere coinvolti con la resistenza al nazionalsocialismo. Questi detenuti, pochi giorni prima della resa incondizionata della Germania vennero giustiziati. Tra questi ultimi anche Albrecht Haushofer, drammaturgo e membro della resistenza tedesca, del quale furono trovati i “Sonetti Moabit” scritti durante il periodo di prigionia. È da uno di questi sonetti che è tratto il testo di grandi dimensioni presente sulle mura che recita:
“Von allem Leid, das diesen Bau erfüllt, ist unter Mauerwek und Eisengittern ein Hauch lebending, ein geheimes Zittern.”
(“Di tutte le sofferenze che affollano questa costruzione, fra mura e inferriate, vi è un soffio vivo, un tremito segreto.”)
Il parco didattico Geschichtspark Zellengefängnis
La struttura carceraria riuscì a sopravvivere alla guerra relativamente indenne poichè ad essere distrutta completamente fu soltanto la chiesa, ma il complesso continuò ad essere utilizzato dagli alleati come terreno di esecuzione fino al ’55. Pochi anni dopo il carcere venne demolito e ad essere preservato fu solo il muro, tutt’oggi ancora visibile.
Nel 2006 è stato inaugurato il parco, dall’aspetto inusuale. Al di là del gigantesco muro di mattoni, attraversando un piccolo tunnel, si è accolti, infatti, da una grande distesa di verde. Seguendo tre percorsi si arriva ad un cubo centrale: il Panopticum, la sala centrale d’osservazione del carcere.
Le pietre e il pavimento in granito, sparsi per il parco, sono in realtà i resti del carcere e, lungo uno dei tre percorsi, è anche possibile trovare una riproduzione in formato originale di una cella.
Un’altra costruzione in cemento riproduce, invece, la struttura triangolare a grandezza naturale dove i detenuti, uno per volta, potevano passare la loro “ora d’aria”.
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Immagine di copertina di Elena Tomsa.