Crisi economica, Germania prima volta in deficit dal 1991

La Germania registra il primo deficit commerciale in 30 anni. I prezzi elevati dell’energia e le catene di approvvigionamento interrotte stanno minando severamente l’economia tedesca

Il commercio tedesco ha subito un’inversione storica. Per la prima volta in oltre tre decenni, infatti, la Germania ha registrato un deficit commerciale mensile, sintomo significativo delle conseguenze della crisi che sta colpendo l’Europa, in primis, e l’economia mondiale. A gravare maggiormente sulla più grande economia europea sono la precarietà delle catene di approvvigionamento e i prezzi record dell’energia, legati al conflitto in atto in Ucraina. I dati dell’Ufficio federale di Statistica – Destatis – ha registrato infatti, nel mese di maggio, un valore minore delle esportazioni rispetto alle importazioni. Nel mese in questione, è stata registrata un diminuzione di esportazioni dello 0,5% rispetto ad aprile, mentre le importazioni sono aumentate del 2,7%, provocando un divario di un miliardo di euro. È la prima volta che il valore delle importazioni supera quello delle esportazioni dal 1991, anno successivo alla riunificazione tra Germania Est e Ovest.

L’inizio della flessione delle esportazioni

L’esplosione dei prezzi dell’energia ha lasciato il segno sulla bilancia commerciale tedesca. L’autorità di Wiesbaden, considera questa inversione commerciale storica come la prima in 14 anni – e non in 30 – in quanto i dati prima del 2008 non sono comparabili a causa di un cambio del calcolo delle statistiche.

Rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, a maggio 2022, le importazioni sono aumentate del 27,8%, acquistando beni e servizi per un valore di 126,7 miliardi di euro. Le esportazioni, nonostante l’aumento (11,7%), hanno avuto un valore di 125,8 miliardi di euro, un saldo del commercio estero che chiude quindi con un indice negativo di 1 miliardo di euro. Questi dati, agli occhi dell’Associazione delle Camere di Commercio e Industria Tedesche (DIHK), indicano l’inizio della flessione delle esportazioni.

“La flessione delle esportazioni è iniziata”, ha affermato Volker Treier, vicedirettore generale del DIHK. “Gli esportatori sono sempre meno in grado di trasferire ai clienti internazionali gli aumenti dei costi causati dalle catene di fornitura”, ha affermato.

Uno scenario che rischia di aggravarsi

Il motore dell’economia tedesca, il settore manifatturiero, ha dovuto affrontare varie interruzioni a causa dell’instabilità della catena di approvvigionamento globale dovuto alla pandemia e ai blocchi in Cina. Il boom dei prezzi dell’energia ha colpito parallelamente la domanda, data la crisi che colpisce i consumatori, e l’industria, la quale deve far fronte a prezzi dell’energia significativamente più elevati rispetto alla maggior parte dei suoi concorrenti, influenzandone la competitività.

Inoltre la Russia, era uno dei principali partner commerciali e Paese importatore del “Made in Germany”. Il calo brusco e improvviso di rapporti commerciali con la Russia è uno dei maggiori fattori a causare il drastico calo di export. Rispetto a un anno fa, infatti, le vendite in Russia sono crollate di oltre il 50%. L’avvertimento degli economisti riguardante la situazione economica aumenta le preoccupazioni: la situazione rischia infatti un ulteriore inasprimento se il Cremlino decidesse di interrompere completamente la consegna di gas.

A giugno, Gazprom, il colosso energetico russo, ha ridotto del 60% la quantità di gas consegnata alla Germania tramite il Nord Stream. Nel mese di luglio, il gasdotto sarà chiuso completamente per due settimane per la manutenzione programmata. Il timore della Germania è che l’azienda decida di interrompere integralmente le forniture al termine dei lavori.

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 Immagine di copertina da Pixabay