Fa il saluto nazista ad Auschwitz, turista fermata dalla polizia
Fa foto davanti ad Auschwitz col saluto nazista, turista olandese arrestata e multata dalla polizia locale
Pochi giorni fa delle guardie giurate hanno colto in flagrante una turista dei Paesi Bassi mentre faceva il saluto nazista davanti al tristemente noto campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. La donna di ventinove anni stava posando per una foto scattata dal marito di fronte ai cancelli del campo recanti la frase “Arbeit Macht Frei”, “il lavoro rende liberi”, quando le guardie l’hanno presa in custodia in attesa delle forze dell’ordine. La polizia polacca ha arrestato e poi multato la turista tramite il procuratore distrettuale di Cracovia.
Un gesto intollerabile
Pur avendo liquidato l’errore come un semplice scherzo di cattivo gusto, la donna si è dichiarata colpevole e ha accettato di pagare la quantità dovuta. Le accuse contro l’olandese erano di promuovere ideologia nazista, crimine che porterebbe fino a due anni di prigione in Polonia. Il luogo e contesto di Auschwitz, tristemente famoso e non estraneo ad atti di vandalismo e altre offese antisemite, accresceva solo la gravità dell’atto. Il saluto nazista, infatti, secondo quanto espresso da impiegati dell’Auschwitz Museum, porta con sé un retaggio di odio e sofferenza umana tale che, se eseguito davanti al campo di Oswiecim, può solo essere considerato doppiamente irrispettoso ed inaccettabile.
Un avvertimento per evitare oltraggi futuri
Circa un milione di ebrei sono morti ad Auschwitz tra il 1940 e i 1945, sancendolo come simbolo dell’Olocausto. Il campo di concentramento, che si trova nel sud del Paese, era il più grande per dimensioni tra quelli gestiti dal regime nazista. Oggi il museo lì istituito commemora le vittime uccise mediante le camere a gas, col lavoro forzato, attraverso esperimenti medici o per condizioni di vita disumane. Questa non è la prima volta che la Polonia ha detenuto stranieri accusati di aver diffuso propaganda nazista nei suoi confini. La speranza degli impiegati del museo, come del resto della comunità locale, è che quest’ultimo caso possa servire da avvertimento definitivo per altri intenzionati a profanare ancora la memoria del genocidio.
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Foto di peter89ba da Pixabay