Una decina di gallerie d’arte di Berlino seguono l’esempio di Londra e si impegnano a inquinare di meno

L’iniziativa ecologica “Gallery Climate” mira a ridurre le emissioni di carbonio delle gallerie d’arte di almeno il 50% nel prossimo decennio. La coalizione annuncia: ci espandiamo a Berlino.

Mentre il mondo dell’arte è sempre più attento alle emissioni di carbonio, la Gallery Climate Coalition ha annunciato  di essersi espansa in Germania, aprendo un nuovo progetto a Berlino. Fondata lo scorso ottobre a Londra, l’iniziativa ecologica no profit, è stata lanciata da un gruppo che include il co-fondatore di Frieze, Matthew Slotover, la regista di Frieze, Victoria Siddal, i galleristi Thomas Dane, Sadie Coles, Kate MacGarry, il regista di Lisson, Greg Hilty e la diarista die The Art Newspaper, Louisa Buck ed è una piattaforma che già conta più di 360 membri in tutto il mondo. Il progetto – affermano i fondatori – nasce dalla frustrazione di non avere linee guida chiare su come gestire imprese e  gallerie d’arte e contemporaneamente rendere sostenibile l’industria dell’arte rispettando l’ambiente. La piattaforma di Berlino  si occuperà di fornire informazioni e risorse sulla sostenibilità a organizzazioni e professionisti dell’arte con sede in tutta la Germania e ha incluso gallerie blue chip come Sprüth Magers, Haverkampf ed Esther Schipper, coinvolgendo partner attivi nell’organizzazione di grandi eventi, come il Gallery Weekend Berlin, e società leader nella logistica, come Artseco e Hasenkamp. I membri tedeschi avranno accesso al calcolatore di CO2 sviluppato dalla Gallery Climate, una piattaforma tarata sui consumi dell’industria dell’arte che fornirà agli utenti tutti i dati utili per determinare e monitorare l’impronta di carbonio lasciata dalle mostre e dagli spostamenti di oggetti e persone. L’obiettivo principale? Tenere fede all’Accordo di Parigi: ridurre le emissioni di carbonio e mitigare, così, l’impatto dei cambiamenti climatici. Il progetto in cantiere dovrebbe trovare soluzioni sostenibili al fine di ottenere una riduzione del 50% delle emissioni di carbonio entro il 2030.

Come può il mercato dell’arte riprendersi in modo sostenibile?

Nel 2020, a causa del blocco forzato dovuto alla pandemia, si stima che le emissioni globali siano diminuite del 5%, ma gli scienziati avvertono: questo calo è tutt’altro che sufficiente. Si è calcolato che l’Europa deve ridurre le proprie emissioni del 15% all’anno per mantenere equamente gli impegni previsti dall’Accordo di Parigi.  Quindi la reazione dovuta al Coronavirus è solo un granello di polvere tra le nuvole nere che quotidianamente vengono emesse nell’atmosfera. Ora poi che le fabbriche ripartono e le frontiere riaprono, cresce il timore che riprendano allo stesso ritmo anche le emissioni tossiche ma soprattutto che l’emergenza climatica sia accantonata dai governi, troppo concentrati sulla ripartenza economica. Mentre dunque crescono le richieste d’aiuto per affrontare la crisi che sta accompagnando la pandemia, un gruppo di rivenditori si è alleato per formare la Gallery Climate Coalition e occuparsi dell’altrettanto grave emergenza climatica. Il gruppo della Gallery Climate Coalition, lanciato online con un sito web costruito da Artlogic, ha il compito di raccogliere informazioni pratiche per aiutare la ripresa artistica in modo sostenibile. “Non dobbiamo perdere di vista l’obiettivo climatico occupandoci solo della pandemia”, afferma il fondatore londinese della Gallery Climate Coalition, Thomas Dane.

Gallerie d’arte “verdi”, cosa significa?

Probabilmente la questione più urgente da risolvere nell’ambito artistico è quella del viaggio e del trasporto per raggiungere mostre d’arte ed esposizioni, biennali ma anche spettacoli ed esposizioni.  La compensazione del carbonio è spesso presentata come soluzione alle emissioni  prodotte dalle diverse industrie. Molti esperti climatici affermano, però, che nella pratica non funziona. Greenpeace – ad esempio – ha descritto la proposta dell’industria aeronautica del Regno Unito di diventare neutrale al carbonio compensando un terzo delle emissioni come “greenwashing”, ovvero un ecologismo di facciata finalizzato a distogliere l’attenzione pubblica dai reali danni provocati all’ambiente dall’industria stessa. Anche nel mondo dell’arte c’è scetticismo. Cosa significa esattamente compensare il carbonio prodotto? Quando – ad esempio – prenotando un biglietto tramite una compagnia aerea, spuntiamo la casella di contributo di compensazione del carbonio, dove finiscono i nostri soldi? Ma soprattutto esistono soluzioni alternative e più efficaci?

La collezionista torinese Patrizia Sandretto Re Rebaudengo (la cui fondazione è gestita interamente da energia verde fornita da Asja Ambiente Italia), ritiene che si debba andare oltre la compensazione del carbonio e che le aziende dovrebbero iniziare a scegliere l’energia rinnovabile, sostituire le caldaie con micro unità combinate di calore ed energia oppure scegliere prodotti realizzati seguendo i principi dell’economia circolare. Si sta sviluppando inoltre la tendenza ad utilizzare il trasporto marittimo: sebbene inquinante, è generalmente considerato più rispettoso dell’ambiente rispetto a quello aereo o stradale e molte gallerie d’arte hanno cominciato a spedire i loro materiali solo “via mare”

Fare Shopping local

Tuttavia, basteranno questi piccoli passi? O siamo già ad un punto in cui adottare soluzioni più radicali? Pur riconoscendone il ruolo fondamentale, molti artisti affermano, per esempio, che sia necessario ridurre  le fiere internazionali e che nel prossimo futuro i collezionisti dovrebbero svolgere solo eventi locali. Limitare gli spostamenti potrebbe presto trasformarsi, dunque, in una scelta etica dettata dalla maggiore consapevolezza della situazione ambientale. Portabandiera di questo nuovo progetto è la fiera di “arte decentrata” organizzata dagli artisti danesi che anziché riunirsi alla Kunsthal Charlottenborg di Copenaghen, svolgeranno la fiera d’arte in 28 gallerie sparse in cinque capitali nordiche: Copenaghen, Helsinki, Oslo, Reykjavik e Stoccolma. Ma se da un lato la prospettiva locale ha motivazioni nobili dall’altro solleva non poche riflessioni. Come evitare di diventare provinciali? Come mantenere una visione internazionale nel mondo dell’arte? Anche a queste critiche MacGarry risponde con semplicità: se si sceglierà di viaggiare meno, dovremo trovare modi funzionali per condividere le opere d’arte, ad esempio, online.

L’arte digitalizzata in un sito weg

Artlogic, che realizza siti web interattivi per artisti, gallerie e fiere, ha visto nelle ultime 6 settimane un sostanziale aumento degli affari con circa 100 gallerie neo-iscritte in un tempo record. Il mese scorso, la società di software ha lanciato una fiera interamente online con la New Art Dealers Alliance. L’evento, intitolato FAIR, opera un modello di vendita cooperativa, il 20% di tutte le transazioni è condiviso equamente tra gli artisti partecipanti. Man mano che le alternative portate avanti online aumentano, si affaccia anche la questione dell’inquinamento digitale. Artlogic però questa volta ha giocato d’anticipo scegliendo di eseguire i suoi programmi su Google Cloud, che ricava il 100% dell’energia necessaria ai suoi dati da fonti di energia rinnovabile.

Cambiamenti definitivi?

Fondamentalmente, qualsiasi cambiamento che si voglia considerare a lungo termine dipenderà dalla volontà e dalle scelte compiute dalla politica. Nell’ambito del piano di ripresa Covid-19 sono stati stanziati 1,85 trilioni di euro dall’Unione europea. Tra i vari progetti, il Green Deal prevede di investire nella decarbonizzazione, nella digitalizzazione delle economie europee, nella costruzione di infrastrutture a basse emissione di carbonio come reti elettriche e piste ciclabili. Resta però di fondamentale importanza la motivazione: solo se le persone saranno disposte a fare scelte di vita alternative, se le imprese saranno disposte a fare cambiamenti e se i politici e le istituzioni faranno di più per permettere che ciò accada possiamo sperare in un cambiamento.  E la posta in gioco forse non è mai stata così alta.

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Immagine di copertina: Gallery Climate Coalition – Galleria d’arte contemporanea © artfridge da Flickr CC2.0