La storia del rivoluzionario movimento ‘non artistico’ Fluxus e come si diffuse in Germania

Fluxus: il “non movimento” della storia dell’arte che sfidò il sistema e la cultura ufficiale. Azioni quotidiane e gesti effimeri per una democratizzazione delle pratiche artistiche

Fluxus é un “non movimento”, come lo definisce lo storico dell’arte Benjamin Buchloh. E nominare al negativo vuol dire molte cose. In questo caso etichetta il desiderio di molti artisti di prendere le distanze da un sistema dell’arte sempre più istituzionalizzato e in mano al capitale. Fluxus prese vita in un momento cruciale di libertà non solo dall’egemonia dell’Informale storico, guidato da Pollock sopra tutti, ma anche in contrapposizione alla Pop Art. Se la riscoperta della vita quotidiana aveva portato la Pop a un’estetica degli oggetti più prosaici, gli artisti Fluxus indagarono le dinamiche dei rapporti con gli oggetti e dei comportamenti umani più in generale. Lo stesso nome, dal latino fluere – fluire -,  dà l’idea di un’arte intrapresa in tempo reale e transitoria. Azioni quotidiane, gesti effimeri, ma anche Mail Art e grafiche innovative furono le spinte propulsive per una democratizzazione dell’arte nel suo complesso.

 

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Fine anni Cinquanta, New York

Fine anni Cinquanta, New School for Social Research di New York: nasce Fluxus. Per una serie di fortuite coincidenze accadde che un corso di composizione musicale si tenesse nell’estate del 1958, che il musicologo-professore fosse John Cage e che tra gli allievi figurassero George Brecht, Jackson Mac Low, Dick Higgins, Allan Kaprow e Toshi Ichijanagi. Nella stessa scuola, poco tempo dopo, un corso di musica elettronica tenuto da Richard Maxfield fu seguito da George Maciunas, lituano nato a Kaunas nel 1931, emigrato negli Stati Uniti nel dopoguerra. Maciunas incontrò proprio a New York La Monte Young, che nel frattempo stava organizzando un ciclo di performance e concerti nello studio di Yoko Ono, a cui parteciparono molti dei futuri rappresentanti di Fluxus. Il 1961 fu un anno fondamentale. Maciunas aprì la AG Gallery al 925 di Madison Avenue insieme al collega lituano Almus Salcius. Nonostante la galleria chiuse nel giugno 1961 per mancanza di fondi, ospitò tre conferenze dal titolo Musica Antiqua et Nova.

 

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“Un universo di eventi in espansione”

Il nome Fluxus apparve per la prima volta sul biglietto d’invito al ciclo di incontri dell’ AG Gallery, già legandosi a velleità editoriali, che saranno poi tipiche della successiva attività. “Date un contributo di 3 dollari per la pubblicazione della rivista ‘Fluxus'”, si poteva leggere sul volantino. Maciunas sosteneva di aver trovato il nome Fluxus infilando un dito all’interno del dizionario, con lo stesso metodo che il gruppo Dada diceva di aver usato per trovare il proprio. Il termine, poi elaborato nel manifesto del 1963, ricorda il filosofo greco Eraclito per il principio del flusso, che esprime il continuo divenire delle cose. A tal proposito l’artista Robert Watts descriveva così lo Yam Festival, un festival annuale previsto per il 1962-1963, con una performance o un evento al giorno: “Un formato sciolto che permette di mescolare o includere un universo di eventi in espansione”.

 

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Maciunas e l’arrivo nella Germania occidentale

Maciunas entrò in contatto con Nam June Paik quando si trasferì nella Germania occidentale, nel novembre del 1961. I debiti infatti lo avevano portato ad accettare un lavoro per l’aviazione americana: la sua arte grafica fu messa al servizio delle scritte che decoravano i fianchi degli aerei militari. Lavorare per lo Stato divenne utile nel momento in cui l’artista riuscì a usare risorse governative per fini personali: “in particolare abusò del servizio postale sovvenzionato, che abbatteva il costo delle comunicazioni tra il personale militare e i loro familiari allo scopo di tenere alto il morale della truppa” (Assalto alla cultura, Stewart Home), e con “truppa” si intende la rete di artisti Fluxus rimasti negli Stati Uniti. L’incontro con Paik aprì nuove strade: grazie a lui Maciunas incontrò altri esponenti dell’avanguardia residenti in Europa, come Wolf Vostell.

 

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Fluxus International Festival of Very New Music, Wiesbaden

Maciunas iniziò a mettere a punto un programma di festival internazionali da tenersi ogni mese in una diversa grande città, che poi prese il nome di Festum Fluxorum. Il tour iniziò a settembre 1962 con il Fluxus International Festival of Very New Music, ospitato allo Hörsaal Stadtisches Museum di Wiesbaden, la città tedesca in cui Maciunas viveva. Durò un mese, poiché aveva luogo solo nei giorni festivi. Già in questo primo evento fu chiaro come il fil rouge tra le creazioni fosse l’Action music e, di conseguenza, un ambito molto più spostato verso la performance che verso la musica. Tanto interessante questo primo festival perché gli artisti lì presenti (Alison Knowles, e il marito Dick Higgins, Nam June Paik, Wolf Vostell, Ben Patterson e George Maciunas, solo per citarne alcuni) non eseguirono solo le proprie opere, ma anche pezzi di Yoko Ono, John Cage, Jackson Mac Low, Robert Watts e La Monte Young. Come meglio provare il superamento del concetto di autorialità dell’opera?

 

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Partiture di eventi: In memoriam to Adriano Olivetti

Ogni composizione si concentrava su uno, o più, singoli eventi. Gli eventi-spettacolo organizzati in partiture fondarono un nuovo concetto di arte, non più legato agli oggetti, ma situato tra il teatro, la musica e la vita quotidiana. L’evento divenne un paradigma artistico. Grazie alle sperimentazioni in tal senso fu possibile muoversi verso una critica alle Belle arti e alla figura dell’artista come eroico creatore. Una dose di casualità era insita nelle partiture così pensate, che erano solitamente brevi nella forma, ma fluide nella durata. Il tempo imprevedibile della vita entrava a gamba tesa nella performance di Maciunas In memoriam to Adriano Olivetti:

Ogni performer sceglie un numero da un rotolo usato di carta da calcolatrice. Il performer si esibisce ogni volta che il suo numero compare in una riga. Ogni riga indica un battito di metronomo. Possibili azioni da fare ad ogni apparizione del numero:

1) togliersi o mettersi la bombetta;

2) fare suoni con bocca, labbra, lingua;

3) aprire e chiudere ombrelli ecc.

Fluxus non aveva un programma estetico fisso. L’organizzazione del gruppo rispondeva alla complessa rete di sedi Fluxus. Maciunas, in qualità di leader, guidava le nomine e le principali attività secondo le sue ambizioni internazionali. Che fosse dalla Germania o da New York, dove tornò definitivamente nell’agosto del 1963, il suo intento di dare vita a una “non arte” fu uno degli esperimenti più interessanti, ed entusiasmanti, dei nostri tempi.

 

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Immagine di copertina: Fluxus – Screenshot da YouTube