“Ho lasciato la carriera da ballerino professionista per diventare agente immobiliare a Berlino. Ma adesso mi sento realizzato”
A tu per tu con Tommaso Bucciero, ex ballerino di danza classica che oggi lavora a Berlino per l’agenzia immobiliare Remax
È particolarmente affascinante – ma anche motivante – la storia di Tommaso Bucciero, classe 1996, nato e cresciuto a Roma. Il suo è un vero e proprio percorso di crescita, sia professionale ma soprattutto umana, che lo ha portato a diventare un agente immobiliare di successo per Remax – una delle agenzie immobiliari più famose e affidabili al mondo, con filiali in molte Nazioni – dopo aver danzato sui più prestigiosi palchi dei teatri d’opera in Italia e Germania e aver studiato con alcune delle personalità più importanti del mondo del balletto.
“Cominciai a danzare relativamente tardi a Roma per poi essere chiamato in una prestigiosa scuola di Berlino”
“Sono nato e cresciuto a Trastevere e ho iniziato a danzare relativamente tardi – a 14 anni – dopo aver provato numerosi sport. I miei erano disperati per questa scelta. Mio padre faceva l’agente immobiliare e mi spingeva ad andare a lavorare con lui ma io rifiutai sempre. Ironico che, anni dopo, scelsi proprio questa professione” ci racconta Tommaso con cui ci siamo incontrati in un piccolo bar a Karlhorst quartiere che, come ci spiegherà più avanti, in futuro diventerà una delle zone più ‘calde’ del mercato immobiliare berlinese.
“La mia carriera come danzatore iniziò alla scuola del Teatro dell’Opera di Roma che mi prese dopo un’audizione. Fu una vera e propria sorpresa per me, dato che avevo cominciato a ballare solo 6 mesi prima. Ci rimasi un anno per poi fare tre audizioni in altrettanti compagnie in Germania, ad Amburgo, Stoccarda e Berlino. Mi presero ad Amburgo e Berlino e scelsi di andare nella capitale tedesca. Feci un secondo provino alla Staatliche Ballettschule a Prenzlauer Berg (la scuola della Staatsoper, il Teatro dell’Opera di Berlino n.d.r). Ricordo che rimasi impressionato dall’edificio che ospitava la scuola. A Roma ero abituato ad allenarmi in una fatiscente villa cinquecentesca, senza riscaldamento e particolarmente umida. La Staatliche Ballettschule mi sembrava un aeroporto, una immensa costruzione bianca stile Bauhaus, con vetrate gigantesche che mi colpì immediatamente. Pensai ‘Cosa ci faccio qui? probabilmente mi metteranno a pulire i bagni’. E invece cominciai a ballare e riuscii a esibirmi anche in alcuni spettacoli sul palco della Staatsoper. Inoltre mi allenavo fianco a fianco con stelle del mondo della danza come Polina Semionova e Iana Salenco. Fare gli esercizi alla sbarra con questi mostri sacri ti dava la sensazione di vivere qualcosa di impalpabile, l’aria che respiravi in uno studio di danza era antica, nelle abitudini e nelle tradizioni”.
“Fare dell’arte una professione è un’arma a doppio taglio. Potrebbe essere bellissimo ma potrebbe anche distruggerti e portarti a non amarla più”
“Dopo quattro anni alla Staatliche Ballettschule – allenandomi con ritmi massacranti dalle 7 di mattina alle 7 di sera – durante una festa conobbi il direttore di una compagnia di balletto di Schwerin. Era russo e mi ricordo che, inizialmente, mi guardava malissimo. Mi propose di entrare nella sua compagnia e io, complice qualche shot di Tequila, accettai la proposta. A Schwerin sono rimasto fino ai 24 anni. Il 13 marzo del 2020 si sarebbe dovuta svolgere la prima di uno spettacolo in cui avrei dovuto ricoprire un ruolo molto importante ma, a causa della pandemia, chiusero il teatro. Decisi di licenziarmi e trasferirmi – insieme ai miei due gatti – ad Hannover dove viveva la mia fidanzata Alessandra, una delle persone ‘chiave’ nella mia vita insieme a mia madre. Lì ho lavorato anche con uno dei coreografi più importanti del mondo della danza contemporanea, Marco Goecke, considerato l’erede di Pina Bausch in Germania.
“Mi resi però conto che fare dell’arte una professione poteva essere un’arma a doppio taglio. Poteva essere bellissimo e regalare mille soddisfazioni da una parte, ma dall’altra può anche distruggerti e spingerti a non amarla più. E infatti mi ‘disinnamorai’ del mondo della danza perché è un ambiente dove non esiste la meritocrazia, esiste uno status. È un mondo chiuso, un ghetto. Ci sono delle rigide regole e dei canoni da seguire. E per una persona come me che aveva una personalità diversa, una sua personale visione del mondo della danza era inevitabile entrarci in conflitto. Dopo un po’ volevo qualcosa in più, al di là dell’aspetto economico: volevo un riconoscimento per me stesso. Mi ero reso conto che stavo in qualche modo perdendo me stesso e mi sono chiesto cosa stessi facendo con il mio potenziale. Mi stavo buttando dietro le quinte di un teatro solo perché era bello stare lì ma rischiavo di rimanere nell’ombra e io sono una persona a cui non piace rimanere nell’ombra”.
“Sono stato molto fortunato a essere stato assunto in Remax, hanno deciso subito di investire su una persona come me. E subito sono arrivate molte soddisfazioni”
“Al di là dell’aspetto economico, volevo un riconoscimento per me stesso che andasse al di là dello stipendio. Ho iniziato a cercare lavoro chiedendomi ‘cosa so fare?’. Mi sono detto: sono bravo a parlare. Parlo con tutti, dal miliardario al mio amico della Magliana che vende orologi falsi, senza discriminazioni ma riuscendo ad approcciandomi a questi mondi diversi. Questo è il mio talento, quello vero, una sorta di camaleonticità che però rimane attaccata a un’autenticità che è la mia faccia. Ho fatto 12 colloqui ad Hannover tra cui uno con la Remax che però non mi aveva preso ma che poi mi assunse a Berlino. Mi chiamarono, infatti, per sostenere un colloquio nella capitale tedesca e subito firmai il contratto. Sono stato molto fortunato, hanno deciso di investire su una persona come me. La gente continua a pensare che il mondo dell’immobiliare sia solo legato ai soldi. È vero, gira molto denaro, ma sia io che i miei colleghi in Remax vogliamo fare la differenza. Vogliamo lavorare con strategie nuove con una filosofia che non si limiti solo a proporre un prezzo. Vogliamo che ci sia la volontà di capire e dare al cliente quello che realmente vuole.
“Se continuiamo a pensare che gli agenti immobiliari siano dei banditi con una cravatta al collo è un problema. Io non sono un bandito, faccio questo mestiere perché devo mangiare e perché voglio lasciare qualcosa, non un’impronta o un segno, ma semplicemente qualcosa che qualcuno possa poi portare avanti. Alle volte la gente non crede che io faccia questo mestiere con il cuore. Però è per questo che lo faccio. La gente quando compra o vende una casa non è lucida. Questo perché, oltre a concentrarsi sull’aspetto economico, si fa travolgere da molte emozioni che vanno dall’entusiasmo alla paura, dalla gioia alla tristezza. C’è quindi bisogno di una persona che medi tutti questi sentimenti e che riesca a farli pensare ai pro e ai contro. Il segreto è entrare in ‘connessione’ con il cliente. Io non sono solo un agente immobiliare ma divento anche un ‘amico’ del cliente. Alcuni di loro mi aprono la porta di casa loro, mi raccontano un pezzo della loro vita. Non mi fanno entrare solo nella loro casa, ma anche dentro il loro mondo ed è questo che mi ha portato a decidere di fare questo mestiere. Questo è il bello.
“Al momento Berlino è diventata il vero e proprio centro dell’Europa”
Con Tommaso Bucciero abbiamo anche parlato di Berlino, una città che, come tutti sappiamo, è uno dei centri più ‘caldi’ dal punto di vista immobiliare non solo in Germania, ma in tutta Europa. “Berlino è una città interessante, è veloce, non è tedesca. Ad esempio Amburgo ha un altro ritmo, è molto più lenta. Berlino attrae perché è mista così come tutte le grandi città internazionali. In diversi momenti storici ci sono dei punti che diventano gli ombelichi del mondo – prima poteva essere stata Parigi, poi Londra – oggi questo centro, almeno in Europa, è Berlino che potrei definire come la New York del Vecchio Continente. Per questo, e qui parlo da agente immobiliare, fare un investimento a Berlino, non è solo conveniente ma è anche stimolante perché è qui che succedono le cose. Qua esci di casa e se magari hai sentito parlare dai media di diversity o gender, qui puoi vederlo con i tuoi occhi, puoi osservare l’evoluzione delle cose in prima persona. Dal punto di vista del mercato immobiliare Berlino è destinata ad allargarsi in zone come Karlhorst, Prinzenviertel, Köpenick, Rummelsburg sono punti che tra due anni esploderanno visto che nei quartieri più centrali non c’è più spazio. Quello che Berlino non deve perdere è il suo senso ‘artistico’ e a quel senso di comunità a cui tengo tantissimo e che non si riesce a trovare ovunque. Berlino, così come gran parte delle città in Germania, furono quasi completamente distrutte durante la guerra e, adesso, è un luogo che deve cercare in tutti i modi di preservare la sua storia anche attraverso la valorizzazione dei suoi edifici più antichi”.
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Immagine di copertina: Tommaso Bucciero ©Tommaso Bucciero