Germania, tribunale vieta la pratica di chiedere i cellulari ai richiedenti asilo e capire la loro provenienza
Alcuni rifugiati hanno fatto causa alla Germania per aver perquisito il loro telefono. Per il tribunale di Berlino è illegale
La perquisizione di telefoni cellulari durante le procedure di asilo è diventata una pratica comune in Germania, ma presto potrebbe essere vietata. Nelle lunghe procedure che riguardano le richieste di asilo, caratterizzate da difficili interviste a cui vengono sottoposti i migranti, l’accesso ai cellulari è reso possibile da un emendamento del 2017 alla legge tedesca sull’asilo. Tuttavia, la perquisizione telefonica è consentita solo con il permesso dei richiedenti asilo se non sono in grado di produrre un documento d’identità, oppure con un’ingiunzione del tribunale, concessa solo se c’è il sospetto di un crimine. Molto spesso, però, le autorità ricorrono a tutto pur di evitare frodi in materia di diritto d’asilo. Infatti, un portavoce dell’Ufficio federale tedesco per la migrazione e i rifugiati (BAMF), ha affermato che “un telefono cellulare è spesso l’unica, o una fonte molto importante, per stabilire l’identità e la nazionalità delle persone che entrano in Germania senza passaporto o documenti di identità”. Tutto questo, però, potrebbe finire.
La sentenza del tribunale di Berlino
Recentemente, un migrante ha portato in tribunale la questione. Farahnaz S. sarebbe stato forzato a consegnare il suo cellulare, durante la sua intervista per la domanda d’asilo nel 2019. Il tribunale di Berlino ha però dichiarato illegale questa pratica attuata dal BAMF. Non si tratta dell’unica sentenza. Ci sono tre diverse cause legali in Germania in cui i richiedenti asilo, con il sostegno di attivisti per le libertà civili, hanno citato in giudizio lo stato per la pratica. Le perquisizioni telefoniche, sostengono, sono inefficaci, eccessive e invadenti. Le cause sono supportate dalla Society for Civil Rights (GFF), con sede a Berlino.”Il BAMF sta ignorando le rigide regole costituzionali a cui lo stato deve attenersi quando accede ai dati personali”, ha affermato Lea Beckmann, avvocato di GFF. Beckmann sostiene, inoltre, che gli uffici per la migrazione abbiano utilizzato un software di analisi per accedere ai dati personali dei rifugiati. Accuse molto pesanti, dunque, considerando l’attenzione attuale in materia di privacy.
L’effetto del processo potrebbe essere duraturo
L’emittente tedesca DW ha partecipato al processo che ha dato il via alla prima udienza delle tre cause legali. La decisione della Corte potrebbe avere un effetto duraturo sulle modalità di utilizzo della tecnologia volte a monitorare le richieste d’asilo in Germania. Matthias Lehnert, l’avvocato di Farahnaz S., ha affermato che la sentenza ha rimarcato la necessità che il BAMF non debba acceda e archivi i dati dei richiedenti asilo. “Qualcosa che sarebbe impensabile con i dati dei cittadini tedeschi”, senza una ragione sufficiente, ha ribadito.
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In copertina: Telefono, foto di Firmbee da Pixabay