Da Bolzano a Berlino: qui sono diventato un artista visivo internazionale, è stato come aprire la porta verso un altro mondo
Abbiamo intervistato Christian Niccoli, artista visivo noto a livello internazionale per le sue videoinstallazioni, i film e i lavori in stop-motion
Una notte d’inverno in tempesta e un uomo che si muove, gattonando e strisciando sul cemento nudo, coperto solo da un impermeabile a proteggerlo dal freddo e dalla pioggia incessante. È una delle ultime videoinstallazioni – ora in mostra alla Berlinische Galerie – realizzata da Christian Niccoli, artista italiano con base a Berlino. Artista che, tramite le sue immagini metaforiche, indaga gli aspetti più intimi dell’esistenza umana: la spiritualità, le relazioni interpersonali, gli affetti o la mancanza di questi.
Christian Niccoli è nato e cresciuto in Trentino-Alto Adige, a Bolzano. Ha studiato in diverse Accademie di Belle Arti in Italia, prima a Firenze e poi a Milano. Dopo aver vissuto a Milano ha deciso, quasi per caso, di trasferirsi a Berlino. È in questa città che avuto inizio la sua carriera artistica, che l’ha portato ad esporre le sue opere in diversi musei e gallerie tra Germania, Italia, Austria e Svizzera e a venir premiato, di recente, come vincitore della nona edizione dell’Italian Council – programma per il finanziamento dell’arte italiana contemporanea. Noi di Berlino Magazine abbiamo avuto modo di intervistarlo per chiedergli cosa l’ha portato a scegliere di trasferirsi a Berlino e come si è evoluto il suo percorso artistico all’interno della città.
DU BEI MIR – TEIL I (You by Me – part I), 2016-17 from Christian Niccoli on Vimeo.
“Il contrasto Milano-Berlino è stato come aprire la porta verso un altro mondo”
Il primo contatto con Berlino Niccoli l’ha avuto durante un viaggio, negli anni ì90, in quella che definisce come una “Berlino surreale, molto punk e molto alternativa”. Proveniente da una città come Milano, ricca di stimoli, ma pervasa da un conformismo di fondo, il primo impatto con Berlino è stato per Niccoli rivelatorio: “Il contrasto Milano-Berlino è stato come aprire la porta verso un altro mondo. Era una Berlino alternativa e il confronto con Milano l’ha resa molto più affascinante. Vent’anni fa Milano e Berlino erano come due mondi paralleli. Milano era la città dell’omologazione, Berlino invece era il porto di mare dei personaggi più assurdi che si possono trovare in giro per l’Europa. Il punto d’approdo di varie pecore nere che si ritrovavano tutte qua“.
Una Berlino, quella del tempo, che secondo Niccoli è distante dalla città che conosciamo oggi: “ora Berlino non è più il luogo delle pecore nere, o almeno lo è in parte, ma non è quello il leitmotiv prevalente”.
“Quella di trasferirmi a Berlino non è stata tanto una decisione, quanto più una casualità. Il punto di svolta per me è stato che io lavoravo con il mezzo video e mi sono ritrovato in una città che è la città del cinema in Germania”
Il primo impatto con Berlino è stato significativo per Niccoli, tanto da spingerlo a scegliere di trasferirsi qui non appena conclusi gli studi all’Accademia di Belle Arti di Milano. L’occasione si è presentata quando degli amici si sono spostati nella città. “Avevo in testa l’idea che Berlino potesse essere una meta in cui recarmi dopo gli studi. La fortuna è stata che alcuni amici si sono trasferiti contemporaneamente: ci siamo ritrovati come una cricca di amici in questo luogo sconosciuto e questa cosa personalmente mi ha aiutato tantissimo, soprattutto nel corso del primo anno”.
Sfruttando le opportunità offerte da una città come Berlino, ricca di stimoli e ai tempi estremamente economica, Niccoli è riuscito a farsi strada nel mondo dell’arte. “Il primo punto di svolta è stato entrare in contatto con il responsabile di una galleria italiana a Berlino che mi ha fatto da mentore, introducendomi alla scena artistica della città. Il secondo punto di svolta è stato il fatto che lavoravo con il mezzo video e mi sono ritrovato in una città, che è la città del cinema in Germania”.
“I miei film sono metaforici. Non mi interessa riprodurre la realtà perché quella c’è già. Mi piace creare delle immagini che non ci sono”
Con le sue opere Niccoli non cerca la verosimiglianza, al contrario quello che più lo interessa è dare espressione a ciò che non è visibile nel mondo reale. Ne è un esempio Planschen, una delle sue prime produzioni. Una metafora visiva di quelle che sono le modalità di vita esistenti in una città come Berlino.
Il video, che risale al 2008, descrive le sensazioni provate al tempo da Niccoli nei confronti della città. “In questa città sembra quasi come se tutti girassero in una vasca da bagno gigante, ognuno con la sua ciambella. Per diversi motivi la gente non affoga, non muore nel mare, ma sopravvive. Un po’ grazie allo Stato, al supporto dei genitori o trovandosi un lavoretto. Però d’altro canto nessuno ha veramente i piedi per terra. Insomma, nessuno ha le radici. Questa è la mia impressione dell’epoca”.
Planschen_ohneletterbox from Christian Niccoli on Vimeo.
“Per diversi motivi ho avuto la sensazione di dovermi dedicare a delle tematiche che anziché essere autobiografiche si riferiscono a un tema che è fuori da me: il tema della spiritualità”
È da un lavoro di ricerca approfondito che nasce “Du bei mir”, la videoinstallazione attualmente in mostra alla Berlinische Galerie. Un lavoro con il quale Niccoli indaga una tematica che lo interessa profondamente, quella della fede e della spiritualità: “il tema dei fenomeni religiosi mi ha da sempre affascinato moltissimo. Per questo motivo ho iniziato a fare ricerche in internet, a partire dai vari sciamani fino ai fenomeni religiosi legati al credere”.
“Du bei mir” è un’installazione video composta da tre sequenze distinte, ognuna delle quali affronta, in modo diverso, il tema della spiritualità. Nella prima, già descritta all’inizio di questo articolo, il focus è sulla relazione tra fede e corporeità. Qui “il credere viene mediato attraverso l’atto fisico estremo, quello di un uomo che che si sposta gattonando sotto un nubifragio”.
Nella seconda sequenza, un’animazione in stop-motion, ad essere rappresentato è invece un vicolo cieco dove regna un’atmosfera spettrale. La scena cambia nel momento in cui, improvvisamente, una figura salta con un’asta da una parte all’altra. Anche in questo caso si tratta di un’immagine metaforica che descrive “lo spostamento da una fase all’altra. Un passaggio senza paura”.
DU BEI MIR – TEIL II (You by Me – part II), 2018-19 from Christian Niccoli on Vimeo.
“Una liberazione che può avvenire solo accettando la forma estranea”
La terza sequenza, infine, è un breve film narrativo che racconta di un’esperienza religiosa paranormale. La quotidianità di una donna viene interrotta da una muffa sul muro della cucina la cui forma ricorda un viso umano. Inizialmente questa presenza estranea suscita timore e inquietudine nella donna, “in origine doveva essere la storia di una persona che lavora a casa e quindi che si sentisse veramente e pesantemente disturbata da questa presenza, a tal punto da sentirsi violata nella sua privacy”. È solo nel momento in cui la donna accetta la presenza estranea che la muffa cambia forma, trasformandosi in un foro che apre un varco verso il mondo esterno: “l’ultima scena è una sorta di liberazione da questa inquietudine. È anche un prolungamento, infatti la casa stessa si prolunga attraverso questo foro. Si tratta di una liberazione che può avvenire solo accettando la forma estranea. In questo caso l’accettazione è fondamentale”.
DU BEI MIR – TEIL III (You by me – part III), with english subtitles, 2020-21 from Christian Niccoli on Vimeo.
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Immagine di copertina: Christian Niccoli, Du bei mir – Teil III, 2020-21, Still, © Christian Niccoli