Berlino, Ambasciatore ucraino boicotta commemorazione dell’invasione nazista in URSS

Andrij Melnyk, ambasciatore ucraino, chiama «sconcertante» la scelta di commemorare l’invasione nazista in URSS al Museo Tedesco-Russo di Berlin Karlshorst

Una mostra per gli 80 anni dall’invasione nazista dell’Unione Sovietica fa nascere una disputa diplomatica tra Ucraina e Germania. Il Museo Tedesco-Russo di Berlin Karlshorst inaugura venerdì 18 giugno la mostra «Dimensioni di un crimine. Prigionieri di guerra sovietici nella Seconda guerra mondiale». Ma Andrij Melnyk, ambasciatore ucraino, non parteciperà. All’invito ricevuto per l’inaugurazione risponde criticando la totale mancanza di considerazione dei paesi dell’URSS che subirono l’occupazione della Russia. E definisce la scelta del luogo «sconcertante» e non rispettosa delle vessazioni perpetrate nel tempo nei confronti di Ucraina, Bielorussia e Stati baltici da parte del Cremlino.

Operazione Barbarossa e vittime di guerra

Operazione Barbarossa era il nome in codice per la manovra militare di invasione dell’Unione Sovietica. Nel giugno 1941 i nazisti ruppero il patto di non aggressione Molotov-Ribbentrop con l’URSS e varcarono i confini aprendo nuovi fronti di guerra. La fine del conflitto portò con sé la morte di 27 milioni di soldati sovietici. Mentre, nella sola Ucraina furono tra gli 8 e i 10 milioni i civili vittime di guerra, ha riportato mercoledì la DPA (Agenzia di stampa tedesca). Quello che Andrij Melnyk lamenta è un tema affrontato solo in termini di opposizione nazisti da una parte, russo-sovietici dall’altra. La questione si fa invece più complessa se consideriamo il ruolo della Russia nei confronti dell’Ucraina durante gli anni dell’occupazione sovietica. Un ruolo che porta strascichi e risentimenti ancora oggi.

 

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La risposta di Steinmer: «avere un effetto unificante su tutte le differenze e i conflitti»

La risposta ad Andrij Melnyk si inserisce quindi in un panorama sicuramente complesso. Frank-Walter Steinmeier, Presidente della Repubblica Federale tedesca, che aprirà l’esibizione, afferma che le intenzioni della mostra sono di «avere un effetto unificante su tutte le differenze e i conflitti». E sostiene che la reazione dell’ambasciatore va contro gli interessi di collaborazione tra Germania e Ucraina su alcune questioni recenti. Non da ultima, la richiesta del Presidente dell’Ucraina di vendita di armi, rifiutata dalla Germania. E commenta anche: «Non dobbiamo strumentalizzare la storia contro gli altri, contro i vicini». Ma è davvero necessario addentrarsi nella storia e nelle sue strumentalizzazioni, passate e presenti, per capire l’odierna querelle.

Holomodor: il troppo spesso dimenticato genocidio ucraino

Dal 1929, l’Ucraina è stata martoriata da una collettivizzazione forzata delle campagne, voluta da Stalin. Ne è conseguita una carestia che ha portato alla morte milioni di contadini. In più il paese è stato oggetto di una vera e propria congiura del silenzio da parte dell’opinione pubblica e di molti intellettuali europei, sostenitori del modello comunista. Fino ad anni recenti è così passato in sordina un passato di oppressioni, un vero e proprio genocidio: l’Holomodor, in lingua ucraina. Il primo a parlarne in questi termini fu lo storico britannico Robert Conquest, nella sua opera “Raccolto di dolore”, del 1986. In Italia è studioso dell’argomento Ettore Cinnella, uno dei massimi esperti di storia russa. Nel suo saggio «Ucraina: il genocidio dimenticato 1932-1933» (2015) getta luce sulle responsabilità di Stalin e dell’URSS. Partendo da documenti studiati all’Archivio centrale di Mosca, mostra la collettivizzazione sovietica e la carestia in un quadro di tattica di assoggettamento di un popolo.

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 Immagine di copertina: Parata delle SS ©Bundesarchiv, Bild 183-J16133/ CC-BY-SA 3.0