A processo il collaboratore di Angela Merkel che in realtà era una spia egiziana
Un impiegato dell’Ufficio stampa federale è accusato di spionaggio per conto del servizio di intelligence generale egiziano. Le indagini proseguono da dicembre 2019.
L’uomo, Amin K., nato in Egitto e impiegato presso l’Ufficio stampa federale della Cancelliera Angela Merkel, è accusato di aver approfittato della propria posizione. Tra luglio 2010 e dicembre 2019, Amin ha infatti fornito informazioni al servizio di intelligence generale egiziano (GIS). L’uomo, sessantenne, lavorava già dal 1999 nel servizio visitatori dell’Ufficio stampa e informazione del governo, il quale, tra le varie mansioni, si occupa anche di comunicare le attività svolte dalla Cancelliera.
Le indagini del governo federale
Questo caso di spionaggio è stato divulgato dopo la pubblicazione del rapporto sulla protezione della costituzione dei servizi segreti tedeschi nel 2019. Come dichiarato dal rapporto, l’Ufficio federale di polizia criminale prosegue le indagini e ha già attuato misure esecutive contro la spia. Secondo la vice portavoce del governo federale Martina Fietz, la spia non aveva un ampio accesso ai dati. Fietz non ha rilasciato ulteriori informazioni sul caso. L’Ufficio per la protezione della Costituzione dichiara che in Germania operano il Servizio di intelligence generale egiziano (GIS) e il Servizio di sicurezza nazionale egiziano (NSS). Il loro obiettivo è persuadere i connazionali (agenti e spie, dipendenti dell’ambiente del regime, diplomatici e comuni cittadini egiziani) in Germania a raccogliere informazioni sui gruppi dissidenti contrari al Governo di Abdel Fattah al-Sisi, come i Fratelli Musulmani. Infatti negli ultimi anni, il regime egiziano ha istaurato un apparato di sorveglianza per controllare e punire i cittadini egiziani migrati in Germania.
Le accuse
Le indagini della procura federale rivelano che l’imputato ha compiuto osservazioni generali sui media, ha fornito informazioni sull’attualità in Germania, ha eseguito le richieste di funzionari dell’intelligence egiziana e ha cercato anche di reclutare un’altra spia, fallendo. L’impiegato, per reclutare la spia, aveva organizzato incontri privati con dipendenti dei servizi segreti egiziani. L’idea era quella di assumere un traduttore dal servizio linguistico del Bundestag tedesco come fonte. Infine, l’uomo è anche sospettato di aver riferito i nomi di cinque colleghi dell’Ufficio stampa federale nati in Siria, prendendo le loro informazioni attraverso i sistemi di ricerca dell’Ufficio.
Il rapporto della spia con l’ambasciata egiziana
Il contatto della spia con i servizi segreti egiziani si realizzava tramite telefonate e servizi di messaggistica istantanea per aggirare la sorveglianza. Il rapporto dell’imputato con i dipendenti dei servizi segreti si basava su uno scambio di favori: la spia svolgeva le richieste dei servizi segreti e in cambio riceveva un trattamento preferenziale dalle autorità egiziane. Per esempio, l’imputato veniva invitato a eventi ufficiali o addirittura aveva ricevuto aiuto per far valere le richieste di pensione egiziana della madre. Tuttavia, non si è riusciti a provare il pagamento diretto all’imputato nel corso delle indagini di polizia.
Il processo
Inizialmente, il processo era previsto per l’inizio di gennaio, ma è stato rimandato a martedì 23 febbraio 2021 a causa della pandemia. La sentenza è prevista per marzo. Durante il processo, la difesa dell’imputato ha dichiarato davanti alla Corte Superiore di Berlino che la spia è disposto a confessare e a collaborare. La confessione potrebbe essere il risultato dell’accordo fra la Procura federale e la difesa. Infatti il giudice presidente, Doris Husch, ha affermato che, una confessione esauriente e la disponibilità a rispondere a ulteriori domande potrebbe garantire una riduzione della pena dell’imputato. Dunque, invece di tre anni si potrebbe concedere da un anno e mezzo a un massimo di due anni di reclusione in libertà vigilata.
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Immagine di copertina: © Pixabay