Ex-Germania colonialista: le scuole non ne parlano e gli attivisti reagiscono.
In Germania le scuole non parlano agli studenti del passato colonialista del paese. Agli insegnanti la scelta di farlo o no. Gli attivisti scendono in campo.
Il colonialismo tocca un po’ tutti i paesi europei, che si sono visti coinvolti in campagne coloniali verso gli altri Continenti nei secoli dopo il Medioevo. Se è vero che dobbiamo imparare dalla storia e che la scuola è l’istituzione principale che ci forma, questo potrebbe essere messo in dubbio in questo caso. Le scuole tedesche nei loro programmi di storia prevedono temi di fondamentale importanza come l’olocausto, le guerre mondiali e la divisione della Germania. Nonostante ciò, poco si parla nel paese dell’Ex-Germania colonialista, tema che ha coinvolto la politica estera del paese a cavallo tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo.
La storia della Germania colonialista.
Secondo molti, la ragione di ciò è da ricercare nella brevità del periodo coloniale e nella mancanza di effetti a lungo termine delle conquiste. L’occupazione coloniale tedesca in Africa occupò gli ultimi 20 anni del XIX secolo e quasi i primi 20 del XX secolo. Molte colonie raggiunsero l’indipendenza subito dopo l’inizio della I Guerra Mondiale: le truppe degli Alleati le invasero nel 1914. Altre colonie, quelle situate in zone meno centrali, durarono più a lungo, alcune delle quali fino al 1919. Fu infatti con il Trattato di Versailles, alla fine del primo conflitto mondiale, che i domini coloniali tedeschi passarono sotto il controllo delle potenze vincitrici con la Società delle Nazioni.
Durante gli anni del Terzo Reich, dopo la Seconda Guerra Mondiale si pensava che la Germania volesse recuperare in segreto i suoi domini coloniali, anche se in seguito questo non avvenne. Questo sospetto era in parte dovuto ai principi su cui si basava l’ideologia del nuovo regime nazista.
Gli attivisti: i programmi attuali “non sono sufficienti”.
La storia delle ex-colonie tedesche e la sua importanza nell’insegnamento scolastico è stata sottolineata da alcuni attivisti. Numerosi hanno evidenziato il collegamento tra la mancanza di questi temi nei programmi educativi e il fatto che molti momenti storici del passato sono in Germania un argomento taboo. In una raccolta firme, 95 mila hanno già firmato con l’obiettivo di rivedere i programmi educativi tedeschi. Abigail Fugah è un’attivista e una delle persone più coinvolte personalmente nel tema. I suoi genitori vengono entrambi dal Ghana e ha sottolineato di non aver passato dei bei momenti a scuola. Ha dichiarato come «ciò che viene insegnato nelle scuole al momento non è sufficiente». Il suo parere è stato comunque criticato più volte dagli stessi insegnanti tedeschi che hanno risposto dicendo che l’argomento è già presente nei programmi. Si tratta, tuttavia, di un tema non obbligatorio, che non viene messo al livello di altri eventi storici di cui è stata protagonista la Germania.
La Germania colonialista a scuola: uno strumento in più per combattere il razzismo.
L’esempio da seguire sarebbe in questo caso quello di Imke Stahlmann, un insegnante di un liceo di Amburgo che affronta ogni anni, da 15 anni, l’argomento. Si tratta di un tema «incredibilmente rilevante per la comprensione di tante questioni internazionali attuali», ha comunicato in un’intervista alla DW. Gli studenti dei quali si è occupata si sono interessati all’argomento anche al di là delle ore scolastiche. Ciò ha reso evidente l’utilità educativa e formativa dell’inserimento di questo argomento nei programmi. L’iniziativa ha inoltre portato i suoi studenti a una sorta di gemellaggio con alcuni studenti dell’ex Africa orientale tedesca (attuali Burundi, Ruanda e Tanzania). Questo è avvenuto dopo che la docente ha notato la somiglianza con i programmi di storia della Chang’ombe Secondary School di Dar as-Salam.
Durante lo scambio, le numerose iniziative hanno reso possibile il fatto di lavorare insieme sul tema. Il progetto, al di là di creare una consapevolezza diversa in entrambi i gruppi di studenti, mira anche all’abbattimento del razzismo e alla valorizzazione delle diversità culturali.
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Immagine di copertina: Pixabay – Licenza di Pixabay