Berlino, Staatsballet allontana ballerina nera. Lei parla di razzismo, loro di poco talento.

La prima ballerina di colore della Staatsballet di Berlino accusa la Compagnia di razzismo: «Non sei adatta, perché sei nera» le ripeteva l’insegnante. La Compagnia si difende.

A ottobre, quando la Staatsballet Berlin non le rinnovò il contratto, Chloé Lopes Gomes uscì allo scoperto e rivelò dei retroscena sconcertanti. Da quando era stata ingaggiata nel 2018, la ballerina sostiene di essere stata vittima di ripetuti comportamenti razzisti da parte della sua insegnante.
Gomes, che aveva già studiato alla Ballet de l’Opera di Nizza e alla New English Ballet Theater di Londra, afferma che nella compagnia berlinese non c’è una maniera sicura di denunciare discriminazione o maltrattamenti e i ballerini sono restii a lamentarsi pubblicamente perché temono di dover lasciare la scuola. Inoltre, l’insegnante, avendo un contratto a vita, è praticamente intoccabile.

«Mi correggeva sempre dicendomi che ero inappropriata ma sapevo di non esserlo» afferma la ballerina.

Gomes rivela che sin dal giorno dopo l’audizione, l’insegnante espresse il suo dissenso nell’averla ingaggiata nella scuola: a suo parere, essendo nera, avrebbe rovinato l’estetica del gruppo.
«Mi costringeva a coprirmi di trucco bianco per uniformarmi agli altri ballerini nella rappresentazione del Lago dei Cigni» racconta la ballerina allo Spiegel. «Il risultato era una orribile tonalità tra il grigio e il verde. Mi sentivo il brutto anatroccolo». Non parlando tedesco, Chloé comunicava con l’insegnante in russo: con questo pretesto, la maestra riusciva a velare agli altri allievi molti commenti razzisti che faceva nei suoi confronti. «Nel momento in cui distribuiva i veli per la Bayadère e arrivò il mio turno, si mise a ridere e disse di fronte a tutti:  ‘Certo che a te non lo posso dare; il velo è bianco e tu sei nera’. Non mi sono sentita mai tanto umiliata» ha aggiunto.
Quando due mesi fa le venne annunciato che il suo contratto non sarebbe stato rinnovato, la direttrice della compagnia Christine Theobald giustificò il fatto dicendole che a causa della pandemia, avrebbero ridotto il numero di ballerini e che lei sarebbe stata meglio in una compagnia più piccola.

 

La Staatsballet Berlin si difende. «Gomes: una ballerina pigra e arrogante»

La Compagnia si tutela e in un articolo del Ballet Journal mette le carte in tavola, raccontando la storia da una prospettiva differente.
Se da un lato Misty Coppeland, prima ballerina della American Ballet Theater e l’organizzazione Black in Ballet sostengono la Gomes, dall’altro c’è chi la dipinge come una pigra, arrogante e incapace di fare un’esibizione di danza classica all’altezza di questi standard. Parlando poi di tecnica, Chloé nel palco dimostra di svolgere scorrettamente l’arabesque, la posa che prevede una gamba tesa a 90 gradi rispetto all’altra gamba che invece rimane a terra.
Quindi la questione non ruota intorno al colore della pelle ma piuttosto si focalizza sul reale talento della ballerina.
Gisela Sonnenburg, autrice dell’articolo, smentisce gli atteggiamenti razzisti affermando che il trucco bianco veniva applicato da sempre per un motivo di rappresentazione scenica: le ballerine nel Lago dei cigni dovevano sembrare creature fantastiche dal tocco spettrale.
Con evidente vena polemica, Sonnenburg accusa lo Spiegel e tutti i giornali che, allo stesso modo, hanno creato la storia politicamente corretta: la ballerina vittima di un’insegnante razzista. Ma questa persona è veramente subdola come la dipinge la Gomes? Non sembrerebbe così dalle testimonianze di molti allievi che descrivono la stessa insegnante come una persona estremamente gentile e con un istinto materno nei confronti dei propri studenti.

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A questo punto ci chiediamo se la foto pubblicata dal New York Times, che mostra Chloè Lopes Gomes relegata nelle ultime file nella rappresentazione del “Lago dei Cigni” debba essere letta secondo la versione della ballerina o della Staatsballet.

 

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Immagine di copertina: Ballerina da Unsplash