Sempre più giovani laureati italiani scelgono l’estero per lavorare
Sempre più giovani laureati all’estero
Il desiderio dei ragazzi italiani di emigrare all’estero e cercare fortuna è sempre più diffuso. A confermarlo è il rapporto del 2019 sulla Condizione occupazionale dei laureati che il Consorzio AlmaLaurea ha presentato la scorsa settimana a Roma. Il 47,2% dei laureati (7,3 punti in più rispetto al 2008) si dichiara disponibile a lasciare l’Italia per trasferirsi all’estero, il 32% è disposto addirittura a cambiare continente, mentre solo il 2,9% dei laureati non è interessato al trasferimento.
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Stipendi stranieri più alti
Il motivo è molto semplice: in media, le retribuzioni ottenute oltreconfine superano del 61% quelle erogate in Italia. Oggi, il 40,8% dei ragazzi laureati che lavorano all’estero, dichiara di aver lasciato il proprio paese per mancanza di occasioni lavorative o condizioni adeguate, trovando all’estero un salario migliore e maggiori possibilità di crescita. Il 25,4% si è trasferito subito dopo aver ricevuto un’offerta di lavoro interessante da un’azienda straniera, e nel 10% dei casi, la partenza è avvenuta ancora prima della laurea, per l’Erasmus o per la preparazione della tesi. Per la stessa ragione per cui molti ex-studenti hanno lasciato il Paese, il 33,2% di questi ritiene «molto improbabile» tornare nell’arco dei prossimi cinque anni. Fuori dai confini nazionali, a cinque anni dalla laurea, la busta paga media ammonta a 2.266 euro mensili netti, +61% rispetto ai 1.407 euro ottenuti in Italia. Dati che si riferiscono soprattutto all’Europa visto che l’85,6% degli occupati all’estero ha scelto di rimanervi: Regno Unito (22,8%), Svizzera (11,6%), Germania (11,4%), Francia (9,4%) e Spagna (6%). Mentre restano inferiori i gruppi di laureati che hanno scelto il continente americano (5,9%) o l’Asia (4,8%).
La soluzione italiana
In Italia è probabile che questi equilibri cambieranno. Il governo italiano, infatti, sta tentando di convertire in legge la nuova norma “acchiappa-cervelli” contenuta nel decreto Crescita, che punta ad abbattere del 70% il carico fiscale sui talenti di ritorno, e sulle nuove imprese che verranno avviate in Italia. Tali Benefici si applicheranno a partire dal 2020. Il provvedimento punta a favorire tutti i lavoratori all’estero intenzionati a rientrare, ed evitare la sempre più diffusa e spaventosa “fuga di cervelli”.
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Immagine di copertina: Lezione universitaria, nikolayhg / 6 immagini, CC0