«Perché noi, i Talco, abbiamo dedicato una canzone al St.Pauli nonostante siamo di Marghera»
Talco, le origini del gruppo ska-punk di Marghera che è diventato famoso in Germania
I Talco sono tra le band ska-punk più famose in Europa. Il loro nuovo tour farà tappa quest’inverno a Berlino e Amburgo. La Germania, però, non è nuova per loro. Proprio grazie ad essa, sono riusciti ad emergere 15 anni fa. Oggi ci raccontano il loro percorso. «Il sottoscritto, Dema (cantante chitarrista), e Jesus (chitarrista), siamo amici d’infanzia. Abbiamo conosciuto casualmente gli altri nel 2001 grazie alla frequentazione di una sala prove comunale a Mestre e abbiamo iniziato a suonare senza pretese. Nel 2004 abbiamo delineato il progetto e registrato il primo disco. Nel 2008 sono arrivati Rizia alla tromba e Ketto al basso, e nel 2014 Tuscia al sax. L’ambiente in cui siamo cresciuti è stato una forte influenza, sia dal punto di vista dell’appartenenza che della formazione umana e ideologica. Diciamo sempre che il concerto più difficile da sostenere emotivamente è proprio a Marghera, perché suonare a casa nostra è sempre duro ed emozionante. Crescere in una città industriale e, per quel che mi riguarda, in un quartiere popolare, è stata la miglior formazione culturale che potessimo avere. A contatto con una vita di periferia e con storie di operai morti sui posti di lavori, è quasi un obbligo sociale nutrire un forte interesse per l’attualità politica e sociale. Le nostre esperienze si riflettono sulla musica che suoniamo, ma ci teniamo a dire che si tratta di un semplice messaggio, un pensiero su ciò che circonda, senza alcuna velleità didattica. Difficile catalogarci in un pensiero, per facilitare le cose diciamo che siamo di sinistra. Non ci è mai andato a genio il credo ideologico, siamo molto curiosi, critici su tutto, senza alcun dogma da seguire. Analizzare è la base per maturare un’idea completa e non sloganistica o prevenuta».
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Talco ed il tentativo riuscito di emergere all’estero
Nel 2004 è uscito “Tutti Assolti”, album distribuito e portato in tournée anche in Germania. «Dobbiamo ringraziare Enrico della “Kob Records” e Mauro di Berlino, che ci hanno dato la possibilità di suonare fuori dal nostro paese. Senza di loro, forse saremmo rimasti in Italia a “provarci”, senza riuscirci… e i Talco magari non sarebbero mai esistiti. Il momento che ci ha cambiato è stato il “Punkitalia” del 2005 a Berlino. Mauro ci aveva piazzati a metà scaletta e molti gruppi italiani, più famosi di noi in Italia ma meno in Germania, si erano lamentati e ci avevano emarginati. Abbiamo dimostrato di poter dire la nostra e questo ci ha aperto la strada per l’estero e per dimostrare a noi stessi e a chi ci aveva messo i bastoni tra le ruote, che la meritocrazia era la nostra forza, non i contatti o le corsie preferenziali. Per carità, è sempre stata la nostra mentalità, ma provarla on the road, attraverso quei tour, ci ha aiutato a crescere e maturare un’idea di vita difficile ma piena di soddisfazioni. Partire da zero, piacere alla gente e arrivare a questo livello solo con le nostre forze è il traguardo di cui siamo più orgogliosi. E questo lo dobbiamo proprio alla nostra decisione di suonare fuori dall’Italia».
La genesi della canzone “St. Pauli”
«Il tour di “Mazel Tov” (2008) è stato uno spartiacque. Da lì la nostra vita ha iniziato a cambiare, il percorso è stato ancora lungo e ci sono voluti altri salti di qualità ma il vero inizio è stato quello. Abbiamo scritto “St. Pauli” colpiti dall’esperienza dell’anno precedente allo stadio, e poi al concerto al Knust assieme ai tifosi. Da lì è nata una collaborazione spontanea con il Fanraumee successivamente si è intensificata negli anni fino alla collaborazione più recente, con il videoclip di “Domingo Road”». I Talco hanno iniziato a suonare nei festival ed hanno acquisito notorietà anche in Spagna. «La Spagna e la Germania sono due terre che ci hanno adottato e che amiamo molto, ma forse la Germania è quella che mi rimane più nel cuore, perché è stata la meta del nostro primo tour e adoriamo l’energia immensa e il rispetto del pubblico».
Talco, la storia di Peppino Impastato
Nel 2010 è uscito “La Cretina Commedia”, album che racconta la storia di Peppino Impastato. «Credo che siamo riusciti nella missione di spiegare le sofferenze di una terra all’estero, anzi, forse siamo riusciti a spiegarlo più all’estero che a casa nostra. È stato un gran lavoro, per me che scrivo le canzoni è molto gratificante dal punto di vista culturale e umano. Ma la ricettività maggiore l’ho notata all’estero. Il nostro pubblico è all’estero e se è interessato a tematiche importanti come quelle della lotta alla mafia in Italia, mi sento fortunato a poter scambiare idee ed esperienze».
Gran Gala e il grande cambiamento
«Con l’uscita di “Gran Gala”(2012) è cambiato davvero tutto. Ricordo che mi veniva chiesto un singolo ogni tre secondi da alcuni vecchi collaboratori. Mi sentivo assillato da questa spada di Damocle e ho rispolverato alcune vecchie canzoni come “Danza dell’Autunno Rosa”, che inizialmente era una canzone tronca scartata dai vecchi dischi. Dopo averla suonata per un mese, ha avuto la trasformazione definitiva, in maniera spontanea e, per noi, catartica. Avevamo finalmente un singolo. Purtroppo la promozione dell’album fu minore delle nostre aspettative e delle sue potenzialità. Ancora una volta temevo che il nuovo singolo facesse la fine dei vecchi pezzi poco considerati. Ma da lì qualcosa è cambiato. “Danza dell’Autunno Rosa”, ha superato tutte le difficoltà e, non solo è diventata la nostra canzone più importante assieme a “La Torre”, ma aprendo le porte per un grande salto di qualità, ha dato nuova linfa vitale a vecchi pezzi ai quali ero molto affezionato, facendoli diventare punto fermo dei nostri concerti. C’era solo qualcosa da fare per consolidare i risultati ottenuti e magari puntare più in alto».
10 anni dopo, si chiude un ciclo e si tenta di aprirne un altro
«Dopo 10 anni si chiude un ciclo, e si tenta di aprirne un altro. Abbiamo deciso di fare un tour in occasione dei “10 Years”. Non avrei mai pensato che 6 ragazzi che si trovavano al parco a suonare pezzi demenziali, sarebbero diventati una band punk-rock affermata. Abbiamo racchiuso i nostri primi dieci anni di vita in un documentario, che li racconta accuratamente. Eravamo arrivati ad un ottimo punto, ma a un certo momento ci sentivamo spremuti dai tour interminabili. Si temeva di suonare tanto, saturando l’ambiente e senza spinta dall’esterno a tentare qualcosa di nuovo e ambizioso. Eravamo arrivati a fare sold out in città tedesche, spagnole, svizzere, russe, arrivando anche al “Fuji Rock” in Giappone, ma ci veniva sempre detto di tornare alla realtà che era fondamentalmente meno di quello che avevamo conseguito. Abbiamo sempre pensato che umiltà e ambizione non si escludessero a vicenda e dovevamo sempre puntare a migliorarci senza montarci la testa. Così abbiamo deciso di cambiare management coinvolgendo David di HFMN Crew come manager, e si è rivelata la scelta giusta».
Silent Town, il tour più importante
«”Silent Town”, del 2015, è stato un disco ambizioso, che apriva una nuova era per i Talco. È un concept album come i precedenti ma allo stesso tempo diverso. Per la prima volta raccontavamo una storia nostra, avevamo parlato di Peppino Impastato, del berlusconismo e l’ultimo capitolo abbiamo voluto sfruttarlo per raccontare una nostra “storia d’Italia”. Il tour dell’album è stato quello più lungo, stancante e forse importante di tutta la nostra vita. Ci ha trasformati da band in limbo di “gruppo conosciuto ma non troppo”, ad un progetto consolidato e seguito in tutta Europa. Sono state 170 date in un anno mezzo: estenuante, ma credo che ad oggi sia stato, a livello di percezione, il tour più importante della nostra vita».
L’esperienza italiana
«Nel 2016 abbiamo provato a fare delle tappe italiane. Ma non siamo rimasti molto soddisfatti. Adesso stiamo cominciando a pianificare qualcosa con “Trivel Records” e ne siamo contenti. Tuttavia, prima di questo momento ci siamo sempre scontrati con promoter inaffidabili e una scena punk di gruppi ormai palesemente finiti ma gelosi del proprio orticello, che attraverso le proprie conoscenze, aveva creato un circuito chiuso e “mafiosetto”, per sopravvivere nonostante proponessero il nulla assoluto. Ciò precludeva la possibilità a gruppi delle nuove generazioni di emergere. Siamo sempre stati messi da parte, a volte anche presi in giro, senza alcun motivo. Ora non lo fanno più, o almeno non alla luce del sole, forse perché siamo più conosciuti. L’esperienza con la scena italiana è stata penosa e non ci interessa nemmeno averci a che fare. Ci sono gruppi di persone valide come Banda Bassotti, Los Fastidios, Punkreas e giovani band come Skassapunka, Nh3 e le Iene. Ma la meschinità, l’arrivismo, l’egoismo, la stupidità che abbiamo incontrato in Italia, credo sia stata una delle esperienze più negative che abbiamo vissuto. Ciononostante, è importante sottolineare che senza questa esperienza, non avremmo deciso di suonare fuori dal nostro paese e forse non saremmo qui a raccontarlo. In ogni caso, continuiamo a vivere in Italia, abbiamo la stessa percezione di 15 anni fa, abbiamo vissuto da frustrati antagonisti il berlusconismo e stiamo vivendo con innocente e impotente vergogna la fase successiva razzista e qualunquista, ma casa nostra è a Marghera e lo rimarrà sempre nonostante tutto».
And the Winner isn’t, nuovo tour con tappa berlinese
Il tour farà tappa a Berlino il 6 dicembre ed ad Amburgo il 7 dicembre. «Nuovo tour significa migliorarsi, puntare a fare qualcosa di nuovo per non essere ripetitivi, divertirsi e mettersi sempre in discussione. C’è un nuovo disco da promuovere e il tour è il bacino naturale per poterlo fare. “And The Winner isn’t” è il mio album preferito assieme a “Mazel Tov”. Tra i due album ci sono 10 anni di Talco, è cambiato molto in noi e attorno a noi. È cambiata l’età, non ho più 27 anni e viviamo nell’era dei social. La politica, anzi la non-politica, trova purtroppo terreno fertile su internet, nelle reti sociali, e assieme al populismo ha creato nuovi mostri: più ignoranti, razzisti e cinici rispetto al passato. Non volevo ripetermi e sembrare anacronistico scrivendo sempre le stesse cose di dieci anni fa. Così ho deciso di concentrarmi sull’uso malsano che l’essere umano fa di un dono di per sé positivo, ovvero la tecnologia. Credo che parlare di queste cose sia molto più onesto piuttosto di scrivere quattro slogan senza alcuna profondità solo per accaparrarsi un applauso facile. Non è quello che facciamo e mai faremo. Pensiamo anche all’uscita di un nuovo disco. Il mondo è cambiato, noi siamo gli stessi e ci avviciniamo ai 40 anni e mentre gli interessi e l’impegno rimangono immutati un po’ più di riflessione introspettiva è naturale che cominci a trovare spazio. Credo sarà una grande sorpresa per tutti questo disco: stiamo lavorando sui pezzi che ho scritto in questo anno e mezzo di tour. Sono davvero molto felice del risultato, sarà un disco potente, forse addirittura più dell’ultimo».
Tematiche, stile ed una passione che spinge ad andare avanti
I Talco sono influenzati stilisticamente da artisti come La Mano Negra, Rancid, No Use For A Name, LagWagon, Mad Caddies, Fabrizio De André, dalla musica balcanica e klezmer e un po’ di heavy metal. Loro fanno ska-punk e hanno coniato il loro stile “patchanka”. «ll fatto che alla fine della “moda”, lo ska-punk sia ancora vivo e vegeto, a differenza del venticello del momento, caduto nel dimenticatoio dopo qualche mese, la dice lunga sulla pochezza delle critiche che riceve». Le loro canzoni hanno tematiche politiche, antirazziste ed antifasciste. «Non so se credere che attraverso la musica si può cambiare le cose. Credo però che la musica sia un veicolo per scambiare idee, come tutte le forme d’arte, e per rendere consapevoli. Esprimiamo le nostre idee attraverso la musica. La passione per ciò che facciamo e il bisogno di migliorarci sempre sono ciò che ci spingono ad andare avanti. Sono una persona ansiosa e timidamente irrequieta e lo ritengo una cosa positiva, perché questa apprensione data dal volermi migliorare mi fa stare sempre con i piedi per terra e salire sul palco con la voglia di fare meglio del concerto precedente. Fino a quando proverò queste sensazioni, sarò sicuro di amare ancora ciò che faccio».
Tappa a Berlino del tour
6 dicembre 2019
Huxleys Neue Welt
Hasenheide 108-114,10967, Berlino
18:30
Biglietti qui
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Immagine di copertina: 15 Years © Talco