Missincat: «Berlino e 10, il mio nuovo album, il primo in italiano. Cantare per me è libertà»
A tu per tu con Missincat all’indomani della pubblicazione del suo nuovo album, 10
Si intitola 10, “come gli anni della mia storia da solista” ed è il nuovo album di Caterina Barbieri, in arte Missincat, forse la cantante italiana (stabilmente) residente a Berlino più celebre in tutta la Germania, frutto di tanti anni di carriera nonché dell’apertura dei concerti dell’ultimo tour tedesco di Amy Winehouse. 10 è il quinto album per Missincat, il primo in italiano. «L’inglese ti permette di entrare in contatto con il maggior numero di culture, realtà, nazioni e persone. Inoltre, essendomi trasferita a Berlino già nel 2007, cantare in italiano poteva forse costituire, se non un ostacolo, un limite. In questi ultimi anni però ho scoperto con estremo piacere come l’italiano abbia un’apertura nelle vocali unica nel mondo. Inoltre, sentivo il desiderio di fare qualcosa di nuovo, di prendere il destino per le corna. 10 è una vera e propria sfida in tal senso. Peraltro, ormai, dopo dodici anni a Berlino, l’italiano lo uso pochissimo. Penso addirittura in tedesco. Inizialmente ho scritto un po’ alla cieca, non sapevo bene cosa stessi facendo, se fosse comprensibile. Tuttavia, adesso che sono in tour cantando per la prima volta in italiano, mi sono resa conto che è per me qualcosa di estremamente liberatorio. Mi diverto. E di concerti posso dire di averne fatti a centinaia tra Europa, Australia e Stati Uniti, ma non avevo mai provato una sensazione simile».
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L’esigenza di evolversi e di aprirsi al cambiamento
L’anima “dream-pop” di Missincat spazia dal genere rock alla musica elettronica sperimentale, inserendosi singolarmente nella Berlino techno-underground. I suoi brani – come già scritto in alcune recensioni – usano il linguaggio di una dimensione mistica tra sogno e realtà. «Avevo l’assoluta necessità di evolvermi. Un artista deve seguire la passione che ha dentro: l’amore per la musica. È piacevole giocare tra realtà e sogno e confonderle. Nel disco “10” c’è un pezzo che risponde perfettamente a questa descrizione, ed è “La mia pistola”. È molto astratto, cercare di capire di cosa io stia parlando non è affatto facile. Non ero sicura potesse essere comprensibile in italiano, probabilmente sarebbe stato più bello scriverlo in inglese. Ogni lingua del resto ha delle immagini che le sono proprie, così come ogni testo. “Mare”, ad esempio, è un pezzo che affronta un problema umanitario molto delicato, ovvero quello dei profughi e delle morti nel Mar Mediterraneo. È una canzone che ho scritto in quanto il tema mi stava molto a cuore. Mi turbava, mi devastava totalmente. La mia canzone voleva essere un grido e un appello alle coscienze. Aprite gli occhi, aprite il cuore, non è possibile che accada. Purtroppo c’è una situazione politica contraria che spinge sulle emozioni sbagliate: la paura, la diffidenza, il non aiutare il prossimo». Il disco è stato accolto dalla critica positivamente, in una recensione lo si descrive come un album dal “tono intimo, intente a scavare dentro e analizzare anche il rapporto con l’altro”. Caterina arrossisce e replica: «Sicuramente la questione dell’intimità è azzeccata. Quando non si sta bene e si parla di sé, in un certo senso si prova sempre ad universalizzare i sentimenti, ma non si può che essere intimi nel momento in cui lo si fa. Personalmente, attraverso le mie canzoni, cerco una catarsi liberatoria e chi le ascolta può sperimentarla a sua volta». In un altro articolo 10 viene definito un lavoro che “Sconquassa l’animo come una lama tagliente“. «Leggendole mi sono quasi commossa. Mai avrei avuto l’arroganza di pensare di suscitare tali sentimenti. Mi sento estremamente felice. Ogni persona ascoltando una canzone, può interpretarla in modo diverso, dipende dalle sensazioni che scaturiscono dentro e va benissimo così. Se prendessimo per esempio De Gregori, artista assolutamente criptico, e chiedessimo a dieci persone diverse come l’hanno interpretato, sarebbero dieci interpretazioni diverse».
La carriera di Missincat in Germania
«Qui a Berlino è tutto molto più libero, spontaneo ed autentico. In Italia c’è ancora clientelismo. Io sono arrivata qui nel 2007, chitarra alla mano, con quattro singoli su myspace. Il nome lo avevo deciso poco prima. Avevo deciso da poco di avviare una carriera da solista. Per anni ero stata la batterista di Le Vertigini. Avevo già qualche pezzo e volevo a tutti i costi uno pseudonimo. Con un’amica ci mettemmo a pensarne uno che contenesse il mio nome, Caterina appunto. Provando e riprovando, è venuto fuori questo, con cat alla fine e miss all’inizio. Un mese dopo essere arrivata in Germania mi hanno contattato per aprire il tour di Amy Winehouse. Dopo un anno avevo già un contratto discografico. Tutti mi cercavano nonostante io, oltre a fare quello che fa un qualsiasi musicista, non facevo nulla di stravagante o eccentrico per attirare l’attenzione. Non avevo alcun tipo di contatto, ero completamente una nuova arrivata. L’impatto legato al cambiamento tra le due realtà, mi ha lasciato un ricordo assolutamente positivo. Ho avuto fin da subito l’impressione che quando realizzi qualcosa che interessa e piace, qui le porte sono aperte. E questo è senza alcun dubbio uno dei motivi per cui, tra le tanti destinazioni che attiravano la mia curiosità, ho scelto Berlino. Quando me ne sono andata dall’Italia avrei potuto scegliere altre capitali. New York mi intrigava molto, ma in precedenza avevo avuto occasione di conoscere Berlino ed ero rimasta fortemente impressionata, la adoravo. Seppure non ci avessi mai vissuto, avevo il sentore che sarebbe stata il mio ambiente ideale di creazione e crescita professionale».
Berlino 2007 vs Berlino 2019
«Berlino è una città sempre in mutazione. A volte mi capita di camminare per strada, sentire due note ed avere già intrappolata in testa l’armonia, quindi gli accordi. È ciò che più mi piace, perché in simbiosi con il mio essere. In generale, ho dei problemi con la routine e con la ripetizione. Il cambiamento qui è quasi inevitabilmente fisiologico dalla caduta del Muro. Era destinata ad una metamorfosi, era scritto nella sua storia. Così come anche io non mi identifico mai in unico stile musical. Rispetto a quando sono arrivata tutto è rimasto più o meno invariato, eppure qualcosa è cambiato. A Prenzlauer Berg ci sono stata per la prima volta nel 2001. C’erano molti più movimenti underground anni ’90, molti più artisti, molti più club, mentre adesso la situazione si è un po’ sparsa in tutta la città, per via della cosiddetta “gentrification”. Erano quasi tutte persone sui vent’anni, i parchi erano popolati da ragazzini, una specie di festa senza fine, ambienti alternativi, festival di arte, musica, concerti… queste persone adesso però sono cresciute, come lo sono anche io. Hanno famiglia e di conseguenza anche il quartiere si è adattato. Trovo però sempre grande ispirazione in questa città. La presenza di tanti musicisti di strada, per lo più talentuosi, crea una sorta di spirito positivo e aura della città, dal greco “soffio”, linfa vitale». Alla domanda sul tornare a vivere in Italia, Missincat risponde «Mai dire mai. Amo molto il mare e la natura in generale. A Milano visito volentieri la mia famiglia e gli amici di vecchia data, mi fa sempre piacere stare lì qualche giorno, però non vedo come potrebbe essere la mia casa nel futuro. Magari un giorno potrei trasferirmi da qualche parte dell’entroterra ligure, chi lo sa».
Le prossime date del tour
- HAMBURG il 5 febbraio 2020
- GOETTINGEN il 7 febbraio 2020
- PLAUEN | Malzhaus l’8 febbraio 2020
- DRESDA | Ostpol il 13 febbraio 2020
- LEIPZIG | Horns Erben il 14 febbraio 2020
- BRAUNSCHWEIG | Staatstheater il 15 febbraio 2020
- WEIDEN | Klein & Kunst il 20 febbraio 2020
- SCHWERIN | Speicher il 21 febbraio 2020
- ROSTOCK | Helgas Stadtpalast il 22 febbraio 2020
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Immagine di copertina: Missincat, © screenshot on facebook