«Io, romano a Berlino, vi spiego le pensioni in Germania: cosa conviene e cosa no»
Vivere all’estero pianificare il proprio futuro senza brutte sorprese: le pensioni in Germania spiegate punto per punto da Leonardo Neri
In Germania, come in Italia, c’è un problema pensioni. Vengono pagate grazie ai contributi dei lavoratori attuali. Ciò significa che bassi tassi di natalità e una maggiore speranza di vita possono ledere la possibilità di elargire pensioni in misura tale da garantire livelli di vita dignitosi. Al momento in Germania si va in pensione a 67 anni e vige un modello a tre pilastri per ciò che riguarda la pensione. Il primo è costituito dalla pensione statale sia per dipendenti che per freelancer (Deutsche Rentenversicherung) a cui si può integrare, solo però se si è liberi professionisti, la Rürup-Rente. Il secondo pilastro è costituito da prodotti in cui lo Stato ti dà un supporto economico, sono più rivolti ai lavoratori dipendenti, ma coinvolgono anche il datore di lavoro (come con il prodotto Riester, dove la rendita diventa interessante soprattutto se si ha più di un figlio a carico). Il terzo pilastro è quello prettamente privato, costituito da pensioni private tout court e accantonamenti.
La materia è abbastanza complicata, piena di eccezioni e calcoli da fare. A spiegarcela è Leonardo Neri, assicuratore per Ergo, una delle più importanti compagnie di assicurazioni in Germania. Leonardo, classe 1986, romano, ma cresciuto in Germania, prima a Bonn dal 1995 al 1999 e poi a Berlino fino al 2005, ha fatto Scienze Politiche all’università Luiss di Roma, prima di tornare a vivere a Berlino nel 2012. Leonardo è un punto di riferimento per chiunque voglia avere spiegazioni chiare, in italiano, sui prodotti assicurativi privati sul mercato tedesco, sia pensioni che assicurazioni sulla sanità (non AOK o TK), sulla vita, sui beni della casa e sulle auto e tutele legali per privati e aziende.
In questo caso ci soffermeremo su pro e contro nello scegliere una pensione privata in Germania.
Perché un libero professionista in Germania può avere bisogno di una pensione privata: come funziona la pensione statale
Quando si è dipendenti la pensione statale (Deutsche Rentenversicherug DRV) è versata per metà dal dipendente stesso e per l’altra metà dal datore di lavoro. Va in base al reddito così come per per i freelancer. È obbligatoria per il dipendente, mentre per il libero professionista può essere obbligatoria o volontaria.
Parlando solo dei liberi professionisti è obbligatoria per insegnanti, artisti, freelancer che lavorano solo per un datore di lavoro, infermieri e altre specifiche categorie. È volontaria per tutti gli altri liberi professionisti o imprenditori.
In linea generale, anche se ci sono eccezioni, si tratta del 18,6% del reddito lordo o, se lo si vuole, di un fisso 566,37 € mensili se si è residenti in una regione dell’ovest o di 501,27 € se si è in una orientale (Berlino è considerata est: la Germania è di fatto ancora divisa tra est e ovest).
Per calcolare quanto sarà la propria pensione statale è importante guardare il guadagno medio in Germania. Nel 2017 è stato di 37mila e 103 euro all’anno. Per questo reddito (stiamo semplificando, ci sono sempre eccezioni) si guadagna “un punto pensionistico”, il che significa 30,45€ ad ovest e 28,66€ ad est. Il punto verrà calcolato quando si andrà in pensione. Nel 2025 le due voci – est e ovest – saranno equiparate. Ogni anno si accumulano punti, dopo 35 anni di contributi a Berlino, ad esempio si avrebbe diritto, ad una pensione di 28,66 € x 35 (anni) = 1003,10 € al mese. Ci sono però altri modi per accumulare punti come maternità, disoccupazione, titoli di studio e altro ancora.
I versamenti mensili per la pensione statale sono detraibili e abbassano di conseguenza l’imponibile. La pensione che si riceverà sarà però tassabile al lordo.
Perché un libero professionista (o un dipendente) in Germania può avere bisogno di una pensione privata: come funzionano le pensioni private
Siamo all’interno del terzo pilastro citato ad inizio articolo: le pensioni private. E, chiariamolo subito: la possibilità tornare a vivere, ora o solo per la vecchiaia, in Italia non inficia le considerazioni sulla bontà dei prodotti offerti.
Chiunque viva in Germania può avere bisogno di una pensione privata, sia che sia dipendente e già versi contributi alla Deutsche Rentenversicherung (DRV) che, ancor di più, se è un libero professionista o un imprenditore. Nel primo caso si può parlare di pensione integrativa, nel secondo di investimento puro per gli anni che verranno.
Se nel primo caso (dipendente) è importante per mantenere uno stile di vita che la pensione pubblica non garantisce (purtroppo il rendimento delle pensioni pubbliche è in fase calante da anni) e per non rendere stazionario il patrimonio accumulato, nel secondo è una solida garanzia per la propria vecchiaia.
Il vantaggio principale della pensione privata è la flessibilità. Puoi scegliere quanto capitale investire mensilmente, per quanto farlo e la modalità di riscossione dell’investimento. Non solo: puoi anche sospendere, e poi riattivare il pagamento per alcuni mesi senza perdere niente. C’è un’ampia scelta di panorami di fondi certificati come affidabili da agenzie di rating internazionali. Si può decidere di investire da un minimo di 30 €.
Si può scegliere di investire tra prodotti che hanno un meccanismo di garanzia del capitale e prodotti senza garanzia. Logicamente a questa scelta è legato in maniera inversamente proporzionale il rendimento dell’investimento.
Ciò che è importante sottolineare però è che in ogni caso, la rendita, anche quando si sceglie un prodotto a basso rischio, è migliore di quella della pensione statale. È però fondamentale che, quando si fanno paragoni, si consideri l’investimento nella pensione privata come un investimento di lungo periodo. Più a lungo si versano i contributi, maggiore sarà non solo ciò che si avrà indietro, ma anche il rendimento stesso. Prima cominci, meno dovrai versare per avere una pensione “ideale”.
Nonostante in Germania si possa andare in pensione a 67 anni, quando si parla di privato si può scegliere autonomamente cosa fare.
La tassazione finale, a prescindere dal prodotto scelto, è migliore di quella statale. Il versamento mensile non è detraibile, ma quando si percepirà o la pensione (ovvero un ritorno dell’investimento su base mensile) o il capitale in toto, questo sarà tassato in maniera minima rispetto a quella pubblica. Se ad esempio si è deciso di andare in pensione a 67 anni (o di continuare a lavorare, ma cominciare a ricevere il ritorno dell’investimento fatto fino a quel momento) si prende in considerazione il 17% della pensione privata e lo si tassa per la propria aliquota personale. Ciò significa che se una pensione lorda è di 1000 €, di questi vanno presi in considerazione 170 € e li si tassa alla propria aliquota personale (diciamo ad esempio il 32%), quindi 54,40 € mensili. Ciò significa, vista da un’altra prospettiva matematica che si viene passati del 5,44 % su 1000 €, invece del 32% su 1000 € (nel 2030, ora è diverso il calcolo della tassazione sulle pensioni). È un modo dello Stato per spingere le persone a farsi una pensione privata (gravando meno sulle casse dello stato).
Se invece, non prima dei 62 anni, si vuole indietro il capitale investito comprensivo dei derivati dei tassi di interesse e si è versato per almeno 12 anni, c’è il cosiddetto Halbeinkünfteverfahren, ovvero viene tassata solo la metà del guadagno.
Esempio di una pensione privata
Facciamo un esempio, premesso che è necessaria una consulenza per capire bene dove e come investire. Un freelancer di 35 anni ha 100 € al mese che sa di potere investire sulla propria pensione. Decide per una pensione privata. Ha la possibilità di scegliere fra una vasta gamma di opzioni. Di base si può dire che i prodotti sono a basso rischio, medio rischio e alto rischio. Il rendimento varia, all’incirca, dal 3 al 7%. Si possono mischiare anche diversi fondi, basso e medio rischio, basso e alto, medio e alto. Versando 100 € al mese per 30 anni, scegliendo un fondo a medio rischio, a 67 anni si può avere indietro 350 € di pensione mensile a vita o 90.000 € come soluzione unica (avendone versati 100 € x 12 mesi x 32 anni = 38.400 €).
Questo tipo in investimento:
a) non sarebbe detraibile mensilmente
b) a 67 sarebbe riscuotibile o attraverso una pensione mensile a vita o con una soluzione unica di capitale
c) nel caso di una pensione a vita, sarebbe tassabile solo il 17% dell’importo ricevuto (lo sarebbe alla propria aliquota personale)
d) nel caso della soluzione unica, sarebbe tassabile solo la metà del guadagno (quindi importo totale meno investimento sostenuto nel tempo)
e) può essere sospeso, riattivato o disdetto definitivamente. L’interruzione è consigliabile che non avvenga però prima del secondo anno.
f) può essere modificato sia nell’importo che nella scelta dei fondi in qualsiasi momento si voglia
g) può essere soggetto a prelievi di vari importi (ma bisogna lasciare dentro almeno 2500 €) se si ha bisogno di liquidità
h) può essere ereditato da una persona in caso di decesso
Per maggiori informazioni e preventivi di spesa
Chiunque voglia può però contattare Leonardo a leonardo.neri@ergo.de per fissare un appuntamento (ripetiamo: solo per prodotti assicurativi privati, non pubblici come AOK o TK).
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