Hessy Levinsons, la bambina ebrea che i nazisti usarono per errore divenne simbolo della razza pura
La ricerca del ‘perfetto bambino ariano’
Nel 1935 Josef Goebbels, Ministro della Propaganda nazista, iniziò un vero e proprio casting per trovare un bambino il cui volto potesse diventare il ‘simbolo’ della razza ariana. Per trovarlo, Goebbels visionò centinaia di fotografie di bambini tedeschi e, alla fine, la scelta ricadde su una paffuta bambina dai capelli biondi: Hessy Levinsons Taft. Il volto della piccola finì subito sulla copertina della rivista nazista Sonne ins Haus (Il Sole in Casa) per poi venire stampato su centinaia di cartoline e giornali. Suo malgrado la piccola Hessy era diventata l’esempio della ‘razza superiore’ tanto declamata dai nazisti. Ma c’era solamente un piccolo problema. Hessy era ebrea.
Da ricordo di famiglia a simbolo della propaganda nazista
I genitori di Hessy, Jacob e Pauline Levinsons era una coppia di cantanti ebrei provenienti dalla Lettonia, arrivati a Berlino nel 1928 in cerca di successo. Ma a causa dell’ondata di antisemitismo che in quegli anni stava travolgendo la Germania i due faticarono a trovare un lavoro. Il 17 maggio del 1934 nacque la loro prima figlia, Hessy. Per conservare un ricordo della figlia da piccola, Pauline portò la bambina da uno dei più famosi fotografi di Berlino, Hans Ballin, per scattarle un ritratto. Come ricorda la stessa Hessy, la madre le raccontò che un loro amico di famiglia, un giorno, disse di aver visto il volto paffutello della bambina campeggiare sulla copertina di una rivista nazista. La madre rimase sorpresa e terrorizzata dalla rivelazione. Nonostante le deportazioni di massa degli ebrei nei campi di concentramento dovessero ancora cominciare, non di rado si sentiva di ‘strane’ sparizioni di famiglie di origini ebraiche. Se i nazisti avessero scoperto che Hessy aveva origini ebraiche sarebbe stata la fine per lei e la sua famiglia.
La famiglia di Hessy riuscì a trovare il lato ironico della situazione
Pauline raccontò alla figlia che si precipitò subito nello studio di Ballin. Il fotografo le rivelò che aveva partecipato al concorso indetto da Goebbels inviando la foto della piccola Hessy, nonostante sapesse benissimo che la bambina proveniva da una famiglia ebrea. Le rivelò che lui stesso considerava abominevole il concetto di ‘razza pura’ propugnato dai nazisti e il loro accanimento contro la popolazione ebraica. Inviare la foto di una bambina giudea, ma soprattutto il fatto che avesse anche vinto, era stata per Ballin l’occasione per rendere ridicoli i nazisti. Le parole di Ballin tranquillizzarono Pauline e la sua famiglia che, come ricorda Hessy, cominciarono anche a «trovare una certa ironia in questa situazione». La famiglia Levinsons fu costretta, negli anni ’40, ad emigrare, prima in Francia e poi a Cuba. Hessy, che oggi vive negli Stati Uniti e ha insegnato chimica alla St. John University di New York, ha dichiarato: «oggi posso ridere di quella vicenda, ma all’epoca, se i nazisti mi avessero scoperto, non sarei qui a raccontarlo».
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Immagine di copertina: Hessy Levinsons sulla copertina di Sonne ins Haus – Screenshot da YouTube