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1984-1992, il film sugli anni berlinesi di Audre Lorde, la grande poetessa lesbico/afroamericana

Audre Lorde, la voce degli emarginati

«Sono nera, lesbica, femminista, madre, guerriera, poetessa». Così si presentava Audre Lorde, senza lasciare spazio ad altre interpretazioni. Nata a New York da genitori immigrati, la sua vita ebbe anche una parentesi berlinese, raccontata nel film del 2012 di Dagmar Schultz “Audre Lorde, the Berlin years – 1984 to 1992”.

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La passione per la poesia fin da bambina e l’istruzione

Audre nacque nel 1934 a New York, da genitori di origini caraibiche. Essendo figlia di immigrati, imparò a vivere in un ambiente discriminatorio e di emarginazione. Fin da piccola manifestò una personalità singolare e molto sensibile. L’amore per la poesia la accompagnò dalla tenera età e la aiutò a esprimersi in quell’ambiente ostile che la circondava. Infatti, Audre imparava a memoria le poesie e le utilizzava come mezzo per comunicare pensieri e sentimenti. Iniziò a scrivere precocemente, ancora dodicenne. Lavorando riuscì a frequentare il college, per poi ottenere un master in scienza libraria alla Columbia University. Durante gli anni ’60, la sua occupazione fu quella di libraria. Si sposò con un uomo colto e omosessuale, e insieme ebbero due figli.

La svolta personale, l’impegno sociale e la battaglia contro il cancro

Tra fine anni ’60 e inizio ’70, Audre vide svoltare la sua vita radicalmente, sia dal punto di vista lavorativo che personale. Diventò insegnante e contemporaneamente venne pubblicato il suo primo libro “The first cities” (1968). Negli stessi anni divorziò dal marito e conobbe la sua futura compagna Frances Clayton. Contemporaneamente arrivò l’impegno con diversi movimenti: femminista, afro-americano, omosessuale e ambientalista. Collaborò con diverse fondazione femministe, quali Women of Color Press e Sisters in Suopport of Sisters in South Africa. Nel 1977 Audre scoprì di avere un cancro al seno, che la portò a una precoce morte a 58 anni. Da quel momento, la sua vita si divise in due lotte parallele: quella politica e quella contro la malattia. Quest’ultima le diede la forza per rafforzare la prima.

Il legame tra Audre e Berlino

Audre fece il primo viaggio a Berlino nel giugno 1984, quando il Muro divideva ancora la città. Al suo primo intervento, presso la Amerika Haus (oggi sede della galleria fotografica C/O Berlin) si presentò dicendo: «Questa sera sono qui per leggere la mia poesia come una poetessa lesbica femminista di colore». Lorde non si limitò a descrivere poeticamente la poliedricità e le contraddizioni di Berlino, ma partecipò attivamente alla creazione del movimento afro-tedesco, coniando proprio lei stessa il termine. Fu coautrice di “Farbe Bekennen” (“Mostrando i nostri colori”), un libro che si prese il carico di raccontare storie di donne afro-tedesche fin dal Medioevo. L’opera diede l’impulso alla creazione dei movimenti afro-tedeschi come ADEFRA e ISD. L’importanza che ha avuto la poetessa lesbica afro-americana, almeno a Berlino, non è stata dimenticata: l’autrice è stata infatti ricordata durante il Christopher Street Day 2019.

Il film sulla parentesi berlinese

Il film “Audre Lorde – The berlin years 1984 to 1992” vuole raccontare gli anni della poetessa trascorsi a Berlino. Il documentario è proposto come un viaggio attraverso la nascita dei movimenti afro-tedeschi, sottolineando il ruolo primario della Lorde e della sua poesia. Dagmar Schultz, regista del film, ha unito sapientemente video e audio in cui Lorde recita poesie, esprime la sua visione del mondo o semplicemente cammina per le strade di Berlino. Tuttavia il film può risultare interessante anche per chi non conosce l’autrice, in quanto riesce a presentare un lato della storia tedesca poco conosciuta come la realtà degli afro-tedeschi. Il documentario, uscito nel 2012 e negli ultimi anni presentato in tutto il mondo, ha ricevuto critiche positive e diversi premi.

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Immagine in copertina: Audre Lorde, © screenshot da Youtube