Andrea Bruschi: «A Berlino sono diventato King of minibar e ve lo faccio sentire»
A tu per tu con Andrea Bruschi, leader della band Marti
«Adoro camminare per Berlino e scoprire posti. In questa città ci sono scorci e atmosfere che sono cinema puro. Per me questa città era, e rimane, in un certo qual modo, un posto misterioso e incontrollato dove si produce grande musica». Andrea Bruschi, genovese di nascita ma per dieci anni berlinese (ora fa la spola con l’Italia), è il poliedrico artista nonché voce e mente del progetto musicale Marti, band tutta italiana di Art Rock («Il nostro genere? Un mix tra New Wave e pop drammatico britannico») che ha appena pubblicato il suo terzo album. Si intitola “King of the minibar” ed è stato registrato tra Berlino, Londra e la Liguria. Proprio a Berlino l’album sarà presentato la sera del 3 novembre 2018, all’Hangar 49 (vicino alla stazione di Jannowitzbrücke). Il live sarà realizzato dal quintetto composto da Andrea Bruschi (cantante e compositore), Simone Maggi (Piano e Synths), Lorenzo Capello (Batteria), Marco Traversone (chitarra) e Andrea Leone (Sax e Clarinetto basso).
Il viaggio in treno da Genova attraverso la Germania est, verso una Berlino «misteriosa e incontrollata»
«Sono nato a Genova, nel quartiere di San Fruttuoso, il primo Maggio del 1968 e in questa data c’è un’energia particolare che ho sicuramente assorbito. Sono stato a Berlino per la prima volta nel 1985, durante un interrail. Avevo 17 anni e ho fatto tutto il viaggio in treno partendo da Genova, viaggiando per ore nella Germania est. Fu un viaggio pazzesco perché non si poteva scendere dal treno ma potevano salire i tedeschi della Germania est, che erano sorpresi di trovarsi davanti giovanissimi viaggiatori italiani. Siamo stati spesso controllati dai soldati della DDR durante il viaggio e io ai tempi ero abbastanza inconsapevole di ciò che stavo facendo, ma sentivo che dovevo arrivare a destinazione ad ogni costo nella capitale tedesca, memore anche delle emozioni suscitate da un film come Il cielo sopra Berlino di Wim Wenders. Appena sceso dal treno alla Zoo Station, sono andato direttamente sotto gli Hansa Studios, dove alcuni dei miei dischi preferiti erano stati registrati: “Low” e “Heroes” di David Bowie, “Some Great Rewards” dei Depeche Mode, “Brilliant Trees” di David Sylvian. Quando tornai nell’estate dell’86, Berlino per me divenne indimenticabile, perché ebbi l’opportunità di vedere in concerto Miles Davis al Waldbuhne. Sono felice di aver avuto la tenacia, da giovanissimo, di riuscire a vedere la città prima della caduta del muro. L’atmosfera era completamente diversa a quel tempo. Negli anni ’80 a Berlino si respirava un’energia fortissima, quasi animale, che con la caduta del Muro si è trasformata in qualcosa di diverso».
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Il trasferimento grazie alla musica
«Il mio ritorno stabile in città è avvenuto grazie al primo disco dei Marti “Unmade Beds”, accolto benissimo in Germania, recensito anche da Der Spiegel. Con il primo tour mi sono preso la mia casa a Mitte e da lì non mi sono mosso per 9 anni. Ho sempre vissuto tra Mitte e Prenzlauer Berg, vicino a Rosenthaler. Quella è la mia zona, anche se ho vissuto intensamente anche il quartiere di Kreuzberg. Trovo che una delle peculiarità di questa città sia che ognuno finisce per crearsi la propria Berlino e viverla in maniera completamente diversa da quella di un altro. Berlino è stata capace di offrirmi una finestra privilegiata sul mondo. Negli anni 2006-2007 era ancora una città molto economica, oltreché attivissima culturalmente. Qui ho potuto incontrare tantissimi musicisti e cineasti internazionali – poiché sono anche attore – e ho avuto occasione di stringere una collaborazione e amicizia con James Cook, che avrebbe poi prodotto il mio nuovo album.»
«Volevo assolutamente girare il primo video dell’album a Berlino»
«Per il videoclip di “King of the minibar” ho voluto coinvolgere il mio grande amico Lorenzo Vignolo, uno dei registi più bravi e prolifici di videoclip in Italia, con cui collaboro da 25 anni. Chi conosce Berlino, nel video potrà riconoscere lo Sheriff, mitico bar di Friedrichshain, e il primo sexy shop della Germania est in Rosa Luxemburg Straβe, che nel frattempo è stato chiuso. Per gli interni in stile DDR abbiamo filmato al DDR Ostel, che si è rivelato un set perfettamente ricostruito. Un altro elemento del video che esprime il vero spirito berlinese è dato dal fatto che sono riuscito a coinvolgere molti amici artisti di tutto il mondo: nella scena del bar ci sono più di dodici nazionalità diverse in una sola stanza».
«Berlino mi ha trattato molto bene e mi ha permesso di crescere come artista e come essere umano»
«”King of the minibar” nasce grazie alle suggestioni raccolte in questi anni a Berlino. L’ho immaginato come una graphic novel ambientata in un hotel a dieci stanze. A ogni stanza corrisponde una canzone. Il fatto che un artista come Igort – che seguo da sempre – abbia realizzato la copertina e l’artwork del disco è stato per me la realizzazione di un sogno. Volevo creare un’opera che unisse cinema, fumetto e musica. Berlino, come racconto nella canzone “Black Waltz”, mi ha trattato molto bene e mi ha permesso di crescere come artista e come essere umano. Ora non vivo più stabilmente in città perché ultimamente ho lavorato spesso in Italia, sia come attore sia con Marti, ma mantengo sempre un collegamento con Berlino. Puoi andare dove vuoi ma se hai vissuto a Berlino sai che la città è sempre lì ad aspettarti con pazienza, pronta ad accoglierti one more time.»
MARTI live in Berlin
Sabato 3 novembre 2018, ore 20:30
Hangar 49, Holzmarktstraβe 15-18,
10179 Berlin
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Immagine di copertina: © Photo by courtesy of Andrea Bruschi