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Lo streaming in Germania è a proprio rischio e pericolo

La Corte di Giustizia europea: «Non serve scaricare un contenuto per violare il copyright, basta anche lo streaming».

Il caso che ha condotto alla pronuncia si è verificato quando il sig.Wullems ha messo in vendita su Internet un lettore multimediale con la denominazione commerciale di «filmspeler». Si tratta di un dispositivo che consente la riproduzione streaming di immagini, audio e video dalla rete ad uno schermo televisivo.

Lo streaming in Germania

Il suo uso è facilitato dalla presenza di un software open source che consente di aprire dei file in un’interfaccia facile da utilizzare tramite strutture a menu. Tuttavia non tutti i siti accessibili tramite il dispositivo danno accesso a contenuti digitali autorizzati dai titolari del diritto d’autore. È proprio in merito a ciò che la fondazione olandese che tutela gli interessi del copyright ha richiesto al Tribunale di Midden-Nederland di ordinare al sig.Wullems la cessazione della vendita del lettore multimediale o dell’offerta di software che consentono l’accesso illegittimo degli utenti alle opere protette. Il Tribunale si è rivolto alla Corte di Giustizia che è stata perentoria: la vendita di un lettore multimediale come quello in discussione costituisce una «comunicazione al pubblico» di contenuti non autorizzati come riportato anche dall’ANSA.

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Twitch e YouTube nella morsa della Commissione per l’autorizzazione e la sorveglianza

Prima ancora della pronuncia della Corte di Giustizia europea l’autorità tedesca per le telecomunicazioni, la Commissione per l’autorizzazione e la sorveglianza, aveva già classificato dei video pubblicati su YouTube e le dirette streaming di Twitch come delle vere e proprie trasmissioni al pari di quelle presenti sui canali TV o sulle stazioni radio. La licenza di autorizzazione per la trasmissione di file in Germania, secondo quanto stabilito dalle leggi in materia, è necessaria per i siti che trasmettono in streaming contenuti su territorio tedesco. Essa ha un costo prestabilito che oscilla tra 1.000 e 10.000 euro, a seconda del numero di spettatori, ed è applicata su utenti che: trasmettano dal vivo, abbiano un pubblico maggiore di 500 spettatori simultanei ed una struttura redazionale, abbiano un programma di trasmissione, regolare e ripetuto. Inoltre basta accedere a Youtube in territorio tedesco per trovarsi davanti un vero e proprio cimitero di video oscurati. Ammonta al 61% la percentuale delle clip più popolari di Youtube non accessibili in Germania.

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Come orientarsi in questo contesto?

Alla Corte di Giustizia viene richiesta l’interpretazione della direttiva 2001/29/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 maggio 2001 sulla proprietà intellettuale ed industriale in merito alla vicenda. La sua pronuncia conferma la necessità che qualsiasi opera messa a disposizione di un pubblico debba essere autorizzata dal suo autore per tutelarne i diritti, anche se quell’opera è già presente sul web. Quindi il sito che lo diffonde ad un pubblico, senza adeguato consenso, viola il copyright. Gli autori dispongono pertanto di un diritto di natura precauzionale che consente loro di frapporsi tra eventuali utenti della loro opera e la comunicazione al pubblico e devono ottenere un adeguato compenso per l’utilizzo delle loro opere. Nel caso di specie, è ovvio che la vendita del lettore multimediale «filmspeler» sia stata effettuata in piena cognizione della circostanza che le estensioni contenessero collegamenti ipertestuali preinstallati in detto lettore con accesso a opere illegittimamente pubblicate su Internet, e che gli acquirenti dell’hardware sarebbero stati invogliati dal suo acquisto proprio perché potevano accedere a contenuti esclusivi ma illegali.

Sempre secondo la Corte di Giustizia, ci sono casi in cui un atto di riproduzione è esentato dal diritto d’autore, e sono quelli in cui l’opera risulti parte integrante ed essenziale di un procedimento tecnologico, temporaneamente esistente ed accessibile nel web e privo di proprio rilievo economico.

La responsabilità della diffusione di un contenuto senza le adeguate licenze di trasmissione pende su chi carica il video e su chi fornisce il servizio. Questi dovrebbero assicurarsi che i video caricati siano adeguatamente autorizzati. In questo caso chi visiona i contenuti sembrerebbe non rischiare multe.

L’utente che infrange le regole può essere rintracciato dalla compagnia a ciò incaricata attraverso l’indirizzo IP da cui è partita tutta l’attività illecita. A questi può essere richiesto di comunicare il proprio nome e cognome. Conseguentemente ai trasgressori verrà chiesto di firmare e poi inviare entro quindici giorni un Unterlassungserklärung, cioè una dichiarazione di “cessare e desistere” che certifica in modo chiaro l’ammissione di colpa e costringe al pagamento di una somma riparatoria per tale reato commesso. Il documento è facoltativo ma se non compilato comporta automaticamente una sanzione amministrativa più pesante o in casi estremi anche un procedimento penale.

L’uso di un contenuto streaming pirata, coperto da copyright, va distinto in due situazioni: chi la mette a disposizione di un pubblico, magari anche per scopo di lucro, e chi ne fa un uso personale. Nonostante la materia di recente valutazione sia ancora in evoluzione e passibile di modifiche per l’armonizzazione alla legislazione europea, nel caso in cui l’utente venga riconosciuto tramite il suo indirizzo IP, potrà essere sottoposto ad una pena amministrativa, di entità maggiore nel primo caso.

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Immagine di copertina: © Senado Federal – CC BY 2.0