Viva la libertà: la politica italiana tra utopia, sogno e realtà

Genio e menzogna – o interpretazione, che dir si voglia – accomunano l’arte del cinema e l’oratoria della politica. Roberto Andò trasforma il suo romanzo Il trono vuoto in un’opera cinematografica di riflessione sul potere, dove la politica si fa poetica militante. Il sogno di noi italiani.

Toni Servillo è Enrico Oliveri, il segretario del partito dell’opposizione, un uomo e politico in crisi, proprio come la fazione di cui è il rappresentante. I suoi discorsi hanno perso quel piglio in grado di accendere le folle, si è spento il fuoco dell’appassionato sognatore che un tempo voleva cambiare il mondo. Oliveri non convince più nessuno, tantomeno se stesso. Un allontanamento dall’arena politica in un momento chiave e delicato si fa quanto mai necessario. Il partito abbandonato da Oliveri è inizialmente destabilizzato e allo sbaraglio, ma non per molto. Mater artium necessitas, inaspettatamente riesce a trarre vantaggio dalla situazione grazie alla proposta del braccio destro del latitante, un paziente problem solver demoralizzato dinanzi agli insuccessi incassati dal leader ‘scelto perché il migliore’, interpretato da un Valerio Mastandrea che meglio non poteva calarsi nella parte. Valeria Bruni Tedeschi, sceneggiatrice e moglie di un regista di successo, è l’amore di gioventù, evidentemente mai dimenticato e risolto, sotto la cui ala protettiva si rintana il fuggitivo Oliveri, da sempre appassionato di cinema. Ed ecco che come in una commedia shakespeariana i nostri – o meglio il disperato Mastandrea – puntano sullo scambio di identità per salvare il salvabile. Perché Andò crea la variabile del gemello ‘pazzo’, Giovanni, chiamato in extremis ad occupare il trono vuoto. Un gemello filosofo e burlone, capace di risposte taglienti, riflessioni in bilico tra genio e follia e comizi pronunciati recitando i versi di Bertolt Brecht. Toni Servillo, già ‘divo’ (Il Divo di Paolo Sorrentino) e imprenditore dalle losche attività (Gomorra di Matteo Garrone), si sdoppia e, oltre a entrare nel consueto ruolo del malinconico, ferito, insicuro e perduto personaggio, dà vita anche al suo Doppelgänger, un ‘altro’ irriverente, anarchico, carismatico, brioso. Un folle agli occhi di una società disabituata a pensare liberamente, parlare onestamente e dedicarsi attivamente alla critica costruttiva.

Un cinema imbevuto di teatro, non solo per le esplicite citazioni ma soprattutto per le dinamiche dell’inganno e dell’intrigo in cui si srotola la matassa, e di attualità rivisitata in una farsa epica in cui Giovanni coinvolge la Cancelliera tedesca in un tango appassionato, gioca a nascondersi durante l’incontro con il Presidente della Repubblica, entusiasma la folla con la poesia, si scatena con i suoi amici a cui fa visita regolarmente, i pazzi della casa di cura dove è stato ricoverato.

La regia ‘schizofrenica’ di Andò riprende con lucidità e ironia due universi paralleli destinati a non incontrarsi mai in un sistema capace di accettarne solo uno. È furbo, Andò, nell’evitare risposte definitive, perché quando ci ha convinto della bontà di una leadership poetica, di rottura, borderline, cambia direzione e rimette in gioco lo sconfitto, adesso uomo nuovo tornato sulla scena politica dopo aver ritrovato se stesso, la grinta e il coraggio di essere. E se Enrico non se ne fosse mai andato? Se lo scambio di identità fosse stato solo la messa in scena di una lotta personale tra maschere e volti? La storia di Enrico è la parabola dell’uomo disamorato e infelice in cammino verso la riconquista dell’ardore e della vivacità intellettuale. Elementi essenziali per animare una politica sana. Il fallimento diventa quindi opportunità in Viva la libertà, opportunità di ritrovarsi e tornare a sognare un altro mondo possibile.

Dal 27 febbraio al cinema in Germania.

In rotazione in lingua originale al Babylon Mitte, all’Eiszeit Kino e al Lichtblick-Kino. Clicca su Cinema: Trova i Film in Lingua Originale qui a destra per scoprire gli orari