Un club di Berlino ha annullato la performance di un dj di successo perché razzista

Il noto club berlinese Salon zur Wilden Renate ha deciso di annullare la performance del dj Funk D’Void in seguito ad alcune segnalazioni su presunti legami dell’artista con un’organizzazione di estrema destra.

Inaspettato cambio di programma per il dj Funk D’Void, ospite d’onore in programma per la serata di giovedì 27 luglio al Salon zur Wilden Renate, noto locale notturno di Berlino. Gli organizzatori hanno preferito prendere le distanze dalle ambiguità politiche del dj: i rapporti fra l’organizzazione di estrema destra Proud Boys e Lars Sandberg, aka Funk D’Void, risultano in contraddizione con la natura e lo spirito del locale notturno in questione. Da qui la decisione di cancellare lo show del dj.

La decisione del Wilde Renate

Il Salon zur Wilden Renate, una delle mete più ambite dagli amanti della musica elettronica nel panorama berlinese, ha reso nota la propria decisione tramite un comunicato pubblicato sulla pagina Facebook a poche ore dall’inizio dell’evento The House of Red Doors, in programma per giovedì 27 luglio:

Di seguito il testo del comunicato in italiano:

Cari ospiti,
per l’evento The House of Red Doors di questa sera avevamo in programma di far suonare Funk D’Void. Abbiamo però ricevuto segnalazioni riguardo legami che Funk D’Void intrattiene online con l’attivista di destra Gavin McInnes e la sua organizzazione Proud Boys, che promuove ideali di estrema destra. Questi valori sono in contraddizione con quelli portati avanti dal Renate, ovvero inclusione, amore, compassione, uguaglianza di etnia e di genere. Il Wilde Renate respinge qualsiasi forma di razzismo o sessismo e per questo motivo abbiamo deciso di annullare la performance di Funk D’Void. Ovviamente l’evento si svolgerà comunque, come previsto. Amore per tutti!

La reazione di Funk D’Void

La notizia della vicinanza di Funk D’Void all’estrema destra è comparsa su numerosi magazine di musica elettronica fra cui Resident Advisor, Change Underground e Beatburguer. Negli articoli in questione si fa riferimento alla messa in vendita del merchandising dei Proud Boys, in particolare alcune t-shirt con il loro brand, sullo store online del sito di Funk D’Void. Numerosi utenti e follower del dj ne hanno segnalato l’ambiguità, non senza polemiche, culminate con l’annullamento dell’appuntamento berlinese. Così Lars Sandberg, dj e produttore di fama internazionale, si è ritrovato nel mezzo di una vera e propria “bufera social” ed è diventato oggetto di messaggi e reazioni divisi fra solidarietà e disapprovazione. L’artista ha inizialmente comunicato ai fan la delusione di non poter partecipare alla serata prevista a Berlino, mostrandosi sorpreso e dispiaciuto per l’evoluzione della vicenda.

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Gli ultimi aggiornamenti mostrano la volontà di Funk D’Void di andare oltre le polemiche e rimediare all’equivoco. Le magliette dei Proud Boys sono state rimosse dallo store online, facendo spazio a nuove t-shirt con stampe antinaziste. Non manca un pizzico di sarcasmo nel post di condivisione dei nuovi articoli sullo store online in cui Sandberg chiede ai fan: «Questa maglietta invece va bene?».

In un’intervista rilasciata al magazine Change Underground, l’artista racconta la sua versione della vicenda, denunciando una crescente politicizzazione all’interno della scena musicale, che spesso ricade sugli artisti e sui fan, provocando polemiche e creando tensione: «Mi dispiace aver deluso i miei fan e coloro che sono rimasti feriti da questa vicenda. Ho creato quegli articoli tanto tempo fa e non avevo idea di come si fosse evoluta questa organizzazione (Proud Boys ndr) e di come venga vista dalla gente. Anche se rimango mortificato per questo equivoco, credo davvero nella necessità di contrastare il potere della stampa e della politica che hanno invaso la nostra scena musicale. La situazione sta veramente sfuggendo di mano, soprattutto in Germania. La vera tolleranza è riuscire a convivere anche con opinioni con cui non si è d’accordo».

Chi sono i Proud Boys

Pur definendosi un’ala della destra alternativa, i Proud Boys sono un’organizzazione a favore del riconoscimento della superiorità della società occidentale e sostengono il presidente Trump. Dalla loro pagina Facebook emerge un profilo politico ambiguo: pro gay, pro vita, pro famiglia, anti nazista, ma anche anti femminista e anti Islam. L’organizzazione ha fatto parlare di sé in occasione di una manifestazione pro Trump, quando il San Francisco CBS Local e il Washington Post hanno riportato il coinvolgimento di alcuni membri in una marcia non autorizzata sfociata in scontri e violenze nella città di Berkeley (San Francisco) ad aprile di quest’anno.

La politica fuori dalla musica?

Sebbene l’attività politica non sia al centro del suo programma di eventi, è noto che il Salon zur Wilden Renate abbraccia una cultura di uguaglianza e inclusione. Così come molti dei più famosi locali notturni berlinesi, anche il Wilde Renate ospita serate dallo stile eclettico, in cui stravaganze di ogni tipo sono ben accette. Gli eventi non sono solo un’occasione di musica e divertimento, ma anche un modo per diffondere un messaggio di apertura verso il “diverso”. Le porte sono aperte a ospiti di qualsiasi provenienza, religione, orientamento sessuale e genere. Si spiega quindi da sé la scelta di annullare il dj set di Funk D’Void: promuovere un artista che intrattiene legami con i Proud Boys, organizzazione che si definisce «anti Islam, anti femminista, pro armi, pro Trump», non è assolutamente in linea con i valori del Wilde Renate.

Annullare lo show di Lars Sandberg ha dato un chiaro segno di come si sia data priorità a una scelta di carattere politico piuttosto che artistico-musicale, scelta che ha riaperto il dibattito sul binomio musica e politica e fatto emergere non poche contraddizioni sulla gestione del locale berlinese. Fan, follower e popolo dei social si sono divisi: se da un lato c’è chi si è schierato dalla parte degli organizzatori, sostenendo la scelta di allontanare artisti non affini alla cultura del locale ospitante, dall’altro lato c’è chi invece ha accusato il Wilde Renate di essere troppo intollerante e di aver politicizzato eccessivamente l’evento. Questo “fascismo al contrario”, come è stato definito dai commentatori della pagina Facebook di Funk D’Void, sembra essere per molti un esempio sbagliato in termini di promozione di ideali quali inclusione e amore universale.

Non rimarrà sorpreso chi conosce la vita notturna berlinese. Anche a rischio di cadere in contraddizioni più gravi, le realtà musicali della città, spesso in simbiosi con quelle culturali, difficilmente sono disposte a compromessi con personalità e organizzazioni che risultino anche solo vagamente vicine a ideali come nazionalismo, esclusione sociale e razziale o trumpismo. La domanda che molti si fanno è: quanto sono rilevanti le tendenze politiche dei dj all’interno di un evento di natura musicale? È giustificabile che pesino a tal punto da escludere gli artisti dagli eventi in programma? Per il Wilde Renate sembra proprio di sì.

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Foto di copertina: dj © possan CC BY-SA 2.0