Uber abbandona Trump per evitare boicottaggi
Travis Kalanick, CEO di Uber, società che negli Stati Uniti offre un servizio di trasporto privato ritenuto tra i più pericolosi concorrenti del taxi tradizionale, si è dimesso oggi dalla posizione di consigliere economico del neopresidente americano Donald Trump.
Le dimissioni giungono dopo le aspre critiche cui Kalanick e la sua azienda erano stati sottoposti in seguito alla firma dell’ordine esecutivo da parte del presidente, da cui Uber non aveva preso esplicitamente le distanze. Mentre l’associazione dei taxisti di New York aveva lanciato dalla propria pagina Facebook la ribellione contro la decisione presidenziale, rifiutandosi di trasportare passeggeri dagli aeroporti cittadini in cui era esploso il caos e invitando tutte le associazioni di categoria ad aderire allo sciopero, Uber non aveva interrotto il normale svolgimento del proprio servizio. Molti cittadini americani hanno ricondotto l’evento alla nomina di Kalanick tra i consiglieri di Trump e reagito con tentativi di boicottaggio di Uber, culminati oggi nelle dimissioni dell’amministratore delegato.
Il Trump Immigration Act
Dopo la firma per la costruzione del muro lungo il confine con il Messico, il neopresidente americano ha decretato per ordine esecutivo pesanti restrizioni sull’immigrazione nel Paese: divieto d’ingresso assoluto per tutti i cittadini siriani e per un periodo complessivo di 90 giorni per iraniani, iracheni, yemeniti, somali, sudanesi e libici, oltre alla sospensione del programma per l’accoglienza dei rifugiati esistente dal 1980. C’è stata invece una retromarcia in merito alla decisione che prevedeva la necessità di autorizzazioni speciali anche per i possessori della Green Card, il documento che autorizza il permesso di soggiorno permanente sul suolo americano. In seguito a tali decisioni centinaia di persone straniere sono rimaste bloccate nei principali aeroporti americani, assistite da avvocati e gruppi per la difesa dei diritti umani che hanno avviato azioni legali per risolvere il caos venutosi a creare nei terminal statunitensi.
La protesta dei taxisti di New York
Utilizzando la propria pagina Facebook, l’associazione dei taxisti di New York si è schierata immediatamente contro il provvedimento presidenziale, ritenuto disumano ed incostituzionale, un’incitazione all’odio e alla violenza. In particolare l’associazione ha avviato uno sciopero, rifiutandosi di servire l’aeroporto internazionale JFK, in segno di supporto nei confronti di tutte le persone fermate ingiustamente alle frontiere con “questo disumano, crudele ed incostituzionale atto di fanatismo ed intolleranza“.
La presa di posizione dei taxisti di New York
contro la decisione di Trump dalla loro pagina Facebook
La posizione di Uber
Nonostante l’invito a tutte le associazioni di categoria a partecipare allo sciopero in segno di solidarietà, numerose sono state le persone che hanno segnalato il normale svolgimento delle attività da parte di Uber. Il diffondersi della notizia ha generato un’ondata di sdegno tale da spingere tantissime persone alla disinstallazione dell’app dal proprio smartphone, favorendo l’installazione dell’app rivale Lyft con l’hashtag #deleteUber. Travis Kalanick ha difeso Trump, adducendo la necessità di collaborare per realizzare l’obiettivo di migliorare i servizi di trasporto a livello globale: queste dichiarazioni combinate con la sua nomina tra i consiglieri di Trump nell’ambito del business hanno attirato particolare luce sulla non partecipazione di Uber agli scioperi di categoria, generando il malcontento popolare.
Il potere nelle mani dei cittadini
Se ci eravamo ormai convinti che le multinazionali e l’high-tech avessero sempre più influenza sulla nostra vita quotidiana fino a dettare il nostro modo di agire e di pensare, gli ultimi avvenimenti americani ci recapitano un messaggio ben diverso. La mobilitazione dei cittadini dopo l’astensione dallo sciopero da parte di Uber ha portato alle dimissioni di Travis Kalanick. Sono le persone comuni che hanno reso grandi queste aziende e, come hanno dato, allo stesso tempo sono in grado di togliere: non potranno (forse) determinare la retromarcia sulle decisioni presidenziali, ma hanno la grande forza e il potere di influire sulla reputazione e quindi sul successo di qualsiasi società.
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Foto di copertina: Protest march against Donald Trump © Fibonacci Blue CC BY 2.0