RESTART, la start-up di Berlino che aiuta i rifugiati a vendere le loro opere d’arte
Forse l’arte non può cambiare la storia, ma può aprire la mente. Così pensava nel 2014 Jonas Nipkow, studente di management 22enne, mentre il conflitto nella striscia di Gaza esplodeva nuovamente sotto gli occhi del mondo. Il suo primo progetto, magliette dipinte insieme in Israele da artisti ebrei e musulmani, si rivelò complicato da realizzare a causa del difficile rapporto tra Israele e Palestina. Ma, una volta tornato a casa, nel gennaio 2015, Jonas cominciò a pensare di lavorare con artisti del medio Oriente che vivono in Germania. Nel frattempo, nell’estate 2015, migliaia di rifugiati siriani e iracheni arrivavano tramite la rotta dei Balcani a Berlino.
Restart. A gennaio 2016 Jonas e alcuni suoi amici fondano RESTART, un portale online che funge da casa d’arte per opere di pittura, scultura e fotografia realizzate da rifugiati. Tramite i social network i fondatori di RESTART si mettono in contatto con artisti migranti che vivono a Berlino, per lo più in strutture di prima accoglienza. In poco tempo arrivano i primi contatti e, nel frattempo, sono 16 le persone che fanno ormai parte del progetto, soprattutto provenienti dalla Siria. La prima mostra, ad aprile scorso, è un successo: oltre 350 persone si riuniscono nei locali dell’Impact-Coworking Space, un ufficio per freelancer che lavorano a progetti sociali.
La filosofia «L’arte è il motivo per cui ci siamo riuniti, ma ad un certo punto è passata in secondo piano», racconta Jonas. «La cosa più importante è creare l’incontro tra i rifugiati e il resto della popolazione. Quando la gente parla con loro, la parola “profugo” assume un volto. Sono persone con opinioni e talenti che arricchiscono la società. Lo scopo di RESTART è inoltre quello di aiutare i giovani artisti a crearsi un futuro in Germania, anche dal punto di vista economico. Molti di loro hanno studiato arte o fotografia, ma non hanno mai lavorato in questo campo, mancando nel loro Paese sovvenzioni e acquirenti. Vendendo su RESTART, il 55% dei guadagni resta a loro».
L’arte e l’emancipazione femminile. Sahar al Hendi è una giovane designer di Damasco, che dipinge molti ritratti femminili. Solara Shiha è laureata in architettura a Latakia e lavora con mosaici e motivi orientali per esprimere temi come la perdita della patria e delle persone amate. E Tamara Nahar, che ha studiato arte a Damasco, predilige motivi astratti. In generale le artiste sono sicure, aperte e consapevoli delle possibilità che offre loro la società tedesca per quanto riguarda la libertà e la parità di genere. Per i loro colleghi e connazionali uomini, educati in una società conservatrice, questa determinazione può rappresentare un problema, dice Jonas, che crede che la collaborazione con le donne sia importante per gli uomini cresciuti in nazioni meno liberali.
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L’integrazione. Jonas è convinto che soprattutto i migranti più giovani abbiamo ottime chance di integrarsi a lungo termine nella società tedesca. «Per quelli che hanno 40 anni o più, invece, può essere più difficile», dice. «Non è affatto semplice neanche per un tedesco rincominciare daccapo a 40, 50 anni. Se poi si aggiungono il problema della lingua e una cultura completamente diversa, la volontà deve essere molto forte». Jonas non nasconde i problemi che si creano quando persone di nazionalità e culture diverse si ritrovano in un paese straniero e a contatto con altri rifugiati tutto il giorno, ma crede che si possano risolvere con una politica dell’accoglienza e contemporaneamente con regole chiare per tutti. «Nel campo di Tempelhof, ad esempio, ci sono comportamenti che non vengono tollerati, ad esempio l’odio tra le nazionalità e i diversi gruppi etnici, ma anche la discriminazione delle donne. Chi non si attiene alle regole, è libero di andarsene».
Idee per il futuro. Restart è appena agli inizi, ma Jonas e i suoi collaboratori hanno molti piani. Per prima cosa esportare l’idea in altre città della Germania e anche in altri Paesi europei. Proprio da questo mese il progetto partirà anche a Vienna. Ma Jonas dice anche di aspirare a convincere pittori, scultori e fotografi tedeschi già affermati a vendere le loro opere su RESTART, in modo da far conoscere la piattaforma. Una parte dei ricavati li vorrebbe poi donare ad associazioni che aiutano i bambini a superare i traumi di guerra tramite l’arte. Inoltre, gli piacerebbe lavorare di più con gallerie e case d’asta, e stampare i motivi degli artisti su zaini, magliette e poster in modo da aumentare i profitti. Intanto gli artisti di RESTART hanno da poco esposto al Welcome Festival, tenutosi nell’area del vecchio aeroporto di Tempelhof. Ma Jonas non vuole essere ammirato per il suo impegno sociale: «La mia generazione dovrà confrontarsi per decenni con le sfide e con i risultati del processo di integrazione. Per questo dovremmo avere tutti interesse a far sì che abbia successo».
Foto di copertina © Facebook – RESTART