Prostitute, ubriaconi, proletari: il museo di Berlino dedicato all’arte di Heinrich Zille
Circondato da prostitute, beoni e ladruncoli, tra fiumi di birra e canzonette, Heinrich Zille ritrasse in modo inimitabile la classe operaia dell’epoca guglielmina prima, della Repubblica di Weimar poi.
Zille è stato disegnatore, caricaturista, fotografo che raffigurò le classi più umili della Berlino a cavallo tra XIX e XX secolo. Ancora oggi è possibile vedere le sue opere visitando lo Zille Museum, il museo a lui dedicato nella zona di Nikolaiviertel.
L’osservatorio sociologico di Zille
A pochi passi da Alexanderplatz, in direzione Rotes Rathaus, il caos che circonda la Fernsehturm si attenua tra le stradine di Nikolaiviertel. Questo quartiere, che sorge sul sito della Berlino medievale, è il frutto di un recente, pedissequo tentativo di ricostruzione della Alt-Berlin, dopo le devastazioni della Seconda Guerra Mondiale. Qui quasi tutto sa di artificioso. La stessa Nikolaikirche, una delle chiese più antiche della città (dal suo altare, nel 1539, la notizia della Riforma protestante venne annunciata ai berlinesi), conserva ben poco della sua struttura originaria.
Eppure, ad un occhio attento, anche Nikolaiviertel può rivelare una storia molto interessante. Nella Proptstraße ci si imbatte infatti nella ricostruzione del glorioso Zum Nußbaum, una Gaststätte (osteria) del XVI secolo, fra le più vecchie di Berlino insieme al Zur letzten Instanz. Tra le sue mura, spesso accompagnato dall’amico Otto Nagel, amava intrattenersi Heinrich Zille, disegnatore, caricaturista, fotografo, ma soprattutto voce del Lumpenproletariat berlinese a cavallo tra XIX e XX secolo. Circondato da prostitute, beoni e ladruncoli, tra fiumi di birra e canzonette, Zille ritrasse in modo inimitabile la classe operaia dell’epoca guglielmina prima, della Repubblica di Weimar poi. Il Zum Nußbaum divenne di fatto l’osservatorio sociologico privilegiato da cui poté descrivere, con sguardo ironico ma amorevole, ruvido ma mai giudicante, le miserie materiali e morali degli straccioni berlinesi.
Lo Zille Museum
Chi volesse approfondire la vita e l’opera di «Papa Zille», come venne affettuosamente ribattezzato, troverà, sempre nella Proptstraße, un piccolo ma interessante museo a lui dedicato. Le informazioni in inglese scarseggiano, ma la ricchezza di caricature, carboncini, litografie e foto dell’artista giustifica una visita anche nel caso in cui il tedesco non dovesse essere il vostro forte. Ad ogni modo, la stessa biografia di Heinrich Zille chiarisce la sua solidarietà alla lower class. Nasce a Radeburg nel 1858, figlio di un orologiaio perennemente perseguitato dai creditori, che lo inducono infine a trasferirsi a Berlino con la sua famiglia nel 1867. Heinrich sperimenta fin da piccolo la povertà e la fame, barcamenandosi, durante gli anni scolastici, tra mense popolari e lavoretti di ogni tipo.
Le difficoltà economiche non gli impediscono di coltivare la passione per il disegno: prende lezioni da Theodor Hosemann, pittore, illustratore e professore presso l’Accademia delle arti di Prussia, nonché fustigatore dello Spießbürger (piccolo-borghese) berlinese. Da lui assorbe un’acuta capacità di osservazione e il prezioso consiglio di non rinchiudersi in un atelier, bensì di vagare per le strade, im Freien, cogliendo i vividi dettagli della brulicante vita cittadina.
Apprende ulteriori rudimenti del mestiere presso la litografia Winckelmann & Söhne finché, nel 1877, non ottiene un posto presso la Photographische Gesellschaft Berlin, dove lavora per trent’anni. Una delle poche costanti nella vita dell’artista, insieme al matrimonio con Hulda Frieske e all’amata casa a Charlottenburg, in Sophie-Charlotten-Straße 88, dove risiede fino al 1929, anno della sua morte.
La vita e la fortuna di Heinrich Zille
Il successo non arride subito a Zille, che deve attendere il giro di boa del XX secolo per vedersi tributare i primi importanti riconoscimenti. Max Liebermann crede nel suo potenziale artistico e, a partire dal 1903, lo accoglie come protegé, oltreché come amico, in seno alla Berliner Secession. Stringe contatti con la migliore intellighenzia radical berlinese, dalla pittrice e grafica Käthe Kollwitz, alla celebre interprete Claire Waldoff, passando per il giornalista e scrittore Kurt Tucholsky. Zille trova così il coraggio e la possibilità di vivere della sua arte: nel 1907, licenziato dalla Photographische Gesellschaft, inizia a lavorare da artista indipendente e individua finalmente il suo inconfondibile stile, fatto di vignette caricaturali, volti grotteschi, sessualità boccaccesca (la rappresentazione trasbordante del corpo femminile ricorda a tratti quella felliniana del Libro dei sogni), il tutto accompagnato da brevi storie in stretto dialetto berlinese, dialoghi satirici e bon mots, dietro cui si nasconde il tragico abisso della miseria.
A Berlino i suoi ritratti diventano famosi. Il popolo lo ama, sebbene la sua aspra critica sociale alla Germania guglielmina non sempre susciti le simpatie di certa borghesia. Arrivano in serie le pubblicazioni per fogli satirici come Simplicissimus, Jugend, die lustigen Blätter, così come l’onorificenza dell’Accademia delle arti di Prussia, ma Zille conserva la sua modestia e resta sempre piuttosto indifferente di fronte al successo.
Nel 1921 lo scopre anche la Berliner Nationalgalerie, acquisendo un cospicuo numero di sue opere. Nello stesso anno, sotto lo pseudonimo di W. Pfeifer, pubblica gli Hurengespräche (dialoghi con le puttane): la rappresentazione senza veli, spesso anche cruda – eppure talvolta non priva di dolcezza – della prostituzione e della vita nei bordelli scatena l’indignazione dei benpensanti e gli vale l’accusa di pornografia. Nel 1925 viene citato in giudizio a Stoccarda per la litografia Modellpause, apparsa su Simplicissimus, del tutto innocua ai nostri occhi assuefatti a anni di ipersessualizzazione selvaggia. L’appoggio del mondo dell’arte non gli evita la condanna al pagamento di 150 Reichsmark e alla distruzione dell’immagine.
Lo scandalo non distrugge la sua enorme popolarità a Berlino: nel 1928, per il suo settantesimo compleanno, vengono organizzate grandi celebrazioni e una retrospettiva sulla sua carriera al Märkisches Museum. Heinrich Zille si spegne l’anno seguente, in seguito alle complicazioni derivanti da un duplice ictus. Una folla di oltre duemila persone – artisti, cittadini, gente comune – onora commossa il suo feretro.
Se ne va al momento giusto, risparmiandosi la censura degli apparati culturali del nazionalsocialismo, che peraltro, nelle sue forme incipienti, l’artista aveva già osservato con sospetto. Non saranno così fortunati i suoi amici e colleghi, la cui opera verrà perlopiù bollata con l’infamante marchio di entartete Kunst (arte degenerata).
L’impegno
Nonostante l’esplicita professione di estraneità a qualunque partito organizzato, Heinrich Zille si può indubbiamente definire un artista engagiert. La sua sensibilità verso le condizioni di vita della classe lavoratrice e del sottoproletariato, in una Berlino avviata a diventare la metropoli tentacolare che conosciamo, si esprime soprattutto attraverso l’ironia feroce, il sarcasmo, lo humour nero delle sue caricature. Ma c’è anche uno Zille più intimista e pensoso, lo Zille fotografo (ben documentato nel museo di Proptstraße), che si china malinconico sugli ultimi, documentandone la penosa esistenza quotidiana, ma anche l’umanità.
Donne curve sotto il peso dei loro carretti; ubriaconi solitari ai margini delle strade; corpi ammassati che provano a conquistarsi qualche attimo di gioia in spiaggia o al circo; bimbi sporchi e dal naso colante che guardano con desiderio le vetrine dei borghesi: al di là dei tentativi postumi di impossessarsi politicamente della sua arte, effettuati in parte dalla stessa propaganda nazista, ma soprattutto, nel dopoguerra, dal Kulturbund der Ddr, Zille resta per antonomasia l’artista del popolo berlinese, quello che frequentava insieme a lui il Zum Nußbaum. È in questa veste che la città lo ama, al punto da intitolargli nomi di parchi e scuole, da ricordarlo con targhe e sculture sparse un po’ in tutta la città e da nominarlo, nel 1970, berlinese onorario.
Heinrich Zille Museum
Propststraße 11 – 10178 Berlin-Mitte – Nikolaiviertel
Dal lunedì al venerdì – 11.00-18.00
Ingresso:
Adulti 7,00 euro
Ridotto 5,00 euro
Telefono: 030 – 246 32 500
E-Mail: mail@zillemuseum-berlin.de
[adrotate banner=”34″]
SEGUI TUTTE LE NEWS SU BERLINO, SEGUI BERLINO MAGAZINE SU FACEBOOK
[adrotate banner=”34″]
Immagine di copertina: Berliner Strandleben © Heinrich Zille – Public domain