Pino Daniele, il saluto di una napoletana a Berlino

Il sole a Napoli è “scostumato”, s’intrufola tra i vestiti, tra le persiane la domenica mattina, ti brucia la pelle se ti affacci al balcone anche se è gennaio, e luccica sul pelo dell’acqua rendendo le onde sotto il castello gemme preziose.

Non ha mezze misure, esce quando vuole lui e se non sta a “genie”, se non ha voglia, si nasconde dietro una nuvola e allora piove, ma non per molto e tu lo sai, aspetti “E aspiette che chiove l’acqua te ‘nfonne e va, tanto l’aria s’adda cagna’”, perché sai che dopo ritorna più bello di prima.

Io non vivo più a Napoli e quel sole me lo sogno, me lo immagino, me lo ricordo e se ho voglia di ricrearlo in una stanza berlinese non ci sono dubbi, metto una canzone di Pino D’aniele e chiudo gli occhi. Lui il sole e il mare li ha infilati tra le note, tra quelle parole in dialetto che pure se non le capisci arrivano lo stesso. Il mare, il mare, lo dai per scontato e te lo porti dentro per tutta la vita, rimane imbrigliato nelle ciocche di capelli, nelle narici, nelle ciglia e nello sguardo che non importa dove ti trovi, ma in un panorama te lo aspetti sempre.

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È morto Pino Daniele e se incontrate un napoletano in questi giorni fategli le condoglianze. Perché è così che ci si sente, come se fosse morta una persona cara, un parente stretto. Ci dovete scusare, forse vi sembreremo esagerati, ma noi siamo come quel sole che non ha mezze misure e il nostro Pino ce lo piangiamo come uno di famiglia.

Non importa che genere si ascolti, se non si è mai stati fan o se qualche canzone la sai perché si ascolta sempre, la sua musica parla di quelle sensazioni che chi è nato in questa città ben conosce e non può fare a meno di sentire dentro la tristezza di un pezzo di se’ andato via.
Napoli ti saluta col magone “e il paradiso che forse esiste” è il luogo dal quale stai guardando ora la tua terra, afflitta, in lacrime, contradditoria, in crisi, ma sempre baciata da quel sole “scostumato”.

Ciao Pino.

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