Classifica dei Paesi più gay-friendly. Prima Spagna, poi Germania. L’Italia? A sorpresa è messa bene
Ogni giorno ci vengono propinati puntualmente sondaggi su giornali, riviste e compagnia bella. Classifiche con primi e ultimi posti che confermano verità assolute o sconvolgono modi convenzionali di pensare: a giorni alterni l’uomo più romantico del mondo è italiano o svedese è la donna che non deve chiedere mai.
Poi ovviamente ci sono i gay e il modo in cui essi vengono considerati nei diversi stati, se moralmente accettabili o meno. Giudizi sui termini di sondaggio a parte (“accettabili”?!), sono dati interessanti a fronte del fatto che pochi giorni fa il governatore Roberto Maroni ha confermato la propria presenza all’interno del convegno omofobo organizzato da Obiettivo Chaire e Alleanza Cattolica con regione Lombardia e tanto di logo Expo sui manifesti del prossimo 17 gennaio. Si parlerà, infatti, di come “curare” i gay, di cosa è possibile fare per questi poveri malati recidivi e in che modo le loro belle famiglie strette intorno possono salvarli con l’aiuto di esorcismi o meno. Si presume che l’affluenza al convegno sarà massiccia e tante sentinelle in piedi presidieranno orgogliose del paese sano e moralmente ineccepibile che rappresentano.
Il sondaggio promosso dall’istituto di ricerca PewResearch sui paesi più gay-friendly al mondo parla di una Spagna in prima linea per tolleranza nei confronti dei gay e di una Germania al secondo posto, ma anche noi italiani ci facciamo valere. Nonostante il signor Maroni e i suoi amici benpensanti ci troviamo all’ottavo posto, in vantaggio per apertura mentale su Giappone e Stati Uniti. Mica male!
Il sondaggio lascia il terreno che trova: le interviste sono ridotte ad un campione di ricerca assai limitato. Gli intervistati sono stati 1025 in ogni paese coinvolto, ma così funziona ogni sondaggio. La domanda posta è stata se l’omosessualità sia moralmente inaccettabile, accettabile o se non sia affatto questione di morale. Sarebbe “inaccettabile” per il 6% degli spagnoli e l’8% dei tedeschi, mentre per i nostri connazionali la percentuale sale al 19%.
I numeri e le differenze parlano chiaro: di strada ce ne è ancora molta per raggiungere la civiltà dei paesi in testa, ma che si sappia che il logo dell’Expo a troneggiare sul manifesto del convegno anti-gay è stato apposto da una piccola cricca di amici lombardi in comunanza di idee sulla questione gay con ghanesi, egiziani, palestinesi e giordani. Viva l’islamismo, la Lega e la globalizzazione!
Photo: © Sebastian Hesse CC BY SA 2.0