Ecco perché i tedeschi amavano così tanto Bud Spencer
«Pugno duro, cuore tenero, uomo fantastico. Un eroe della mia infanzia. Riposa in pace, Bud Spencer». Con queste parole Heiko Maas, Ministro della Giustizia tedesco, ricorda Carlo Pedersoli, in arte Bud Spencer, scomparso ieri a Roma all’età di 86 anni. Ma a commemorare il celebre attore protagonista assoluto degli spaghetti-western sono in tanti in Germania: personalità come la stella della nazionale di calcio Mesut Ozil, società come l’Hertha Berlino, cittadini comuni e stampa al completo. Dichiarazioni che testimoniano il grande amore dei tedeschi per l’ex nuotatore (primo italiano a scendere sotto il muro del minuto nei 100 stile libero) consolidato nei decenni, tant’è che qualche anno fa Dagospia titolava “La Germania dell’Italia ama solo Bud Spencer”, che la sua biografia Mein Leben, Meine Filme è stata un bestseller campione di incassi (più di 100.000 copie vendute) primo in classifica per settimane e che a Schwäbisch Gmünd, nel Land Baden-Württemberg, nel 2011 gli hanno intitolato anche una piscina. Un rapporto di affetto ricambiato da Bud Spencer, che l’anno scorso era tornato a Berlino per un ultimo bagno di folla con i suoi ammiratori.
I commenti della stampa tedesca. Le ragioni di tanto apprezzamento trapelano già dai commenti della stampa tedesca: Die Zeit lo definisce «ein bärenstarker Typ», un tipo forte come un orso. Lo Spiegel online celebra la sua «vita piena» di «nuotatore olimpionico, eroe dei western e avventuriero». La Bild titola: «Se n’è andato l’ultimo eroe». Persino la compassata Frankfurter Allgemeine Zeitung ricorda «l’eroe delle scazzottate», un personaggio dalla vita interessante, ricca di svolte e cambiamenti, da nuotatore ad attore, da giurista a imprenditore, da producer musicale a inventore di spazzolini.
Icona a Berlino. Anche nella capitale tedesca Carlo Pedersoli era molto amato. Oggi la Berliner Zeitung lo celebra con una gif da Io sto con gli ippopotami (che in tedesco si chiama Das Krokodil und sein Nilpferd) accompagnata da tre emoticon: i suoi mitici Fäuste (pugni), un cuore spezzato e una faccina in lacrime. L’Hertha Berlino, prima società calcistica cittadina, lo piange su Twitter, mentre sulle bacheche Facebook dei berlinesi spopolano scene di Continuavano a chiamarlo Trinità (Vier Fäuste für ein Halleluja) e dell’ormai celeberrimo coro di Altrimenti ci arrabbiamo (Zwei wie Pech und Schwefel). Solo un anno fa, a giugno, Carlo Pedersoli era all’hotel Ramada di Berlino per firmare autografi e presentare la sua ultima fatica letteraria Was ich euch noch sagen wollte…,un successo come i precedenti Mein Leben, meine Filme e Ich esse, also bin ich. L’incontro era andato subito sold-out, come spesso è accaduto nelle sue visite al pubblico tedesco. Che gli ha tributato fanclub su internet e retrospettive cinematografiche (una delle ultime al cinema Babylon di Rosa-Luxemburg Straße a Berlino) e lo ha eletto a vera icona pop, quasi onnipresente tra stampe nei pub, graffiti in giro per Berlino, t-shirt (una bellissima, rossa, definisce lui e il partner di sempre Terence Hill «patrimonio culturale dell’umanità»), e tatuaggi sulla pelle di giovani e meno giovani.
Un’autentica venerazione per un attore dal linguaggio comico universale che, nonostante le differenze culturali tra i due Paesi, in Germania è stato apprezzato quanto se non più che in Italia. Il gigante burbero che, tra scazzottate e finti litigi con Terence Hill, faceva sempre trionfare i buoni sentimenti, ha saputo conquistare non solo il cuore di generazioni di ragazzi italiani, ma anche quello dei tedeschi. Regalando un po’ di buonumore persino alla severa Germania.
Foto di copertina © Heiko Maas – Twitter