On Body and Soul, la recensione del film che ha vinto la Berlinale 2017
In occasione della 67esima edizione della Berlinale, la regista ungherese Ildikó Enyedi torna al grande schermo dopo un’interruzione di 18 anni e lo fa con On Body and Soul (titolo originale: Testről és lélekről), un film che racconta una storia d’amore surreale tra due esseri solitari ed estranei al mondo che li circonda.
Sono passati quasi vent’anni dall’ultima opera cinematografica di Ildikó Enyedi (Simon the Magician, 1999), quasi trenta dalla Camera d’Or vinta a Cannes con il film My 20th Century (1989), considerato uno dei più importanti film ungheresi di tutti i tempi. On Body and Soul rappresenta un grande ritorno per la regista che con questo film realizza una sublime parabola simbolista sulle debolezze e i sentimenti umani.
La trama
È possibile che due persone sognino le stesse cose? E con questo intendiamo proprio le stesse, anche se si tratta di sognare di essere cervi che vagano per una foresta innevata? È questo il caso dei due protagonisti di On Body and Soul, due persone tanto slegate dalla realtà quanto intimamente connesse tra loro. Endre è il direttore finanziario di un macello di Budapest, Mária la nuova responsabile del controllo qualità. Lei ha grosse difficoltà a socializzare, non riesce a provare emozioni, fugge il contatto fisico e si rifugia in ordine e pulizia maniacali. Endre è un uomo maturo dal carattere sensibile, con numerose relazioni amorose fallite alle spalle, ha un braccio paralizzato ed è annoiato dal lavoro. Mentre tutti i colleghi si prendono gioco di Mária, delle sue manie e fobie, Endre cerca di avvicinarla, inizialmente senza successo. Per puro caso, attraverso la nuova psicologa della fabbrica, Mária ed Endre scoprono di fare esattamente gli stessi sogni. Da questo istante inizierà un processo di avvicinamento che riguarderà dapprima le loro anime, poi anche i loro corpi.
Una storia di educazione ai sentimenti
Le immagini incantate dei sogni dei due protagonisti si alternano a quelle della vita reale, una vita cui Mária ed Endre non appartengono veramente: le scene poetiche che ritraggono due cervi in una foresta innevata vengono così accostate a quelle del mattatoio in cui i due lavorano, scene crude che ritraggono nel dettaglio la macellazione degli animali. Gradualmente la dimensione onirica finirà per invadere la vita “vera” dei due protagonisti che su base giornaliera confronteranno i propri sogni della notte precedente, avvicinandosi l’uno all’altro passo dopo passo, non senza imbarazzo e goffaggine. Intensa l’interpretazione di Géza Morcsányi e Alexandra Borbély alle prese con due ruoli complessi. Azzeccatissima la scelta del brano musicale What he wrote di Laura Marling, che accompagna i passaggi cruciali della pellicola. Con un tocco surreale, un pizzico di umorismo (nero) e una tensione verso l’iperbole, la Enyedi riesce a descrivere con estrema sensibilità e delicatezza le difficoltà nel manifestare emozioni, delineando un percorso di educazione ai sentimenti che oscilla costantemente tra dramma e commedia.
https://www.youtube.com/watch?v=5FjooEXbE2c
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Foto di copertina: Testről és lélekről | On Body and Soul – Wettbewerb 2017 – HUN 2017 – von: Ildikó Enyedi