La storia del fotografo polacco che fotografò la (finta) felicità degli ebrei del ghetto di Lodz
Nel 1939 Lodz era una delle più grandi città della Polonia, ricca di importantissime fabbriche e fulcro della vita economica e politica del Paese
Quando le truppe naziste vi entrarono, circa un terzo della popolazione complessiva, 672mila persone, era composta da ebrei. Henryk Ross era uno di loro e proprio per questo ebbe l’occasione di fotografarne la vita nei successivi anni dell’occupazione. Lui, che fino a poco prima dell’occupazione lavorava come fotografo sportivo e di cronaca per un giornale di Varsavia, venne incaricato dal Dipartimento di Statistica come fotografo ufficiale del ghetto. Il suo incarico? Fare ritratti ad ognuno degli ebrei del ghetto nonché scattare foto di propaganda a favore del nazismo. Se da una parte svolse al meglio il lavoro commissionato, dall’altra il suo desiderio di documentare il dramma del suo popolo lo spinse a realizzare migliaia di negativi che non consegnò mai.
La storia
Durante gli anni dell’incarico i nazisti pensavano di fornirgli pellicola sufficiente solo per i reportage commissionati. Lui, lavorando sulla pellicola, riusciva a immortalare ben 12 persone con un solo negativo. Con questo trucchetto riuscì quindi ad avere abbastanza negativi per sue foto non autorizzate e rimanere nelle grazie del governo tedesco. Con l’avanzare dell’esercito sovietico e temendo una deportazione per lui non ancora avvenuta, nel 1944 Ross decise di sotterrare i suoi negativi. Dopo la liberazione della Polonia da parte dei russi nel 1945, si scoprì che solo 877 dei 2000 ebrei del ghetto di Lodz erano sopravvissuti. Per Ross era arrivato il momento di disotterrare i suoi negativi. Dei migliaia nascosti solo 6mila circa furono trovati in condizioni tali da potere essere sviluppati, ma lui attese ancora anni per farlo come scopriremo più avanti.
Le foto di Henryk Ross
Le foto ritraggono scene di vita quotidiana come bambini che rovistano nella spazzatura in cerca di avanzi di cibo, gruppi di ebrei stipati nel vagone merci dei treni, persone scrivere le ultime memorie, bambini che aspettano dietro ad una recinzione in attesa di sapere dove verranno deportati.
Oltre a questi scatti raccapriccianti le sue foto ritraggono diverse scene di vita quotidiana: una coppia che si bacia dietro ad un cespuglio, feste di compleanno, la felicità di una famiglia, la gioia dei bambini che giocano all’aperto e molti altri rari e brevi momenti di felicità nel ghetto. Molte delle persone ritratte sorridono, sembrano in salute e felici.
Per realizzarle senza essere scoperto Ross era solito nascondere la macchina fotografica sotto al cappotto, lo apriva e scattava. Il suo obiettivo arrivava ovunque, crepe di muri e serrature, per documentare le terribili scene di maltrattamento, tortura, violenza, esecuzioni ed impiccagioni che i civili erano costretti a subire, mettendo più volte a rischio la sua stessa vita. Si tratta di foto bellissime e allo stesso tempo inquietanti perché scattate nel bel mezzo di un periodo di distruzione, povertà, umiliazione e sterminio. Viene difficile pensare che alcune fotografie possano essere state realizzate all’interno del ghetto e fanno pensare che la vita non fosse così brutta se tutte queste persone sorridevano, festeggiavano e si godevano la vita. A guardare più attentamente però in tutte le foto balza all’occhio una cosa, la sempre presente stella di David sui vestiti, un obbligo di simbolo che in frantumi qualsiasi idea di libertà. Non è ben chiaro perché Ross abbia deciso di scattare queste foto di vita privata, forse era amico dei soggetti immortalati, forse gliel’hanno richiesto o forse era solo un modo per commemorare scene di vita felice e di interazione sociale.
La pubblicazione delle foto.
Le foto “tragiche” di Ross divennero di dominio pubblico nel 1950. Molti dei suoi negativi vennero utilizzati come prova, nel 1961 durante il processo di Adolf Eichmann, paramilitare e funzionario tedesco, considerato uno dei maggiori responsabili dello sterminio degli ebrei. La testimonianza di Ross al processo aggiunse ulteriori dettagli agli scatti: urla, botte e talvolta uccisioni durante le deportazioni, tutte cose che non vediamo nelle foto, ma che aiutano a capire la gravità della situazione. Quelle persone che si vedono salire sul vagone merci dei treni sono stati fotografati nel 1944 su un treno diretto ad Auschwitz. Le foto “leggere” di Ross invece divennero pubbliche solamente nel 1997, sei anni dopo la morte del suo autore. Per anni lui cercò qualcuno interessato a renderle pubbliche (quelle tragiche già lo erano dal 1950) nessun editore però era interessato. C’era il timore che quella felicità avrebbe annebbiato negli osservatori l’orrore dell’Olocausto. Un timore oggi meno forte che in passato e che un sito web ( http://agolodzghetto.com/ ) nonché diverse mostre (come una all’Art Gallery of Ontario nel 2015) si preoccupano di rendere “comprensibile”
Studia tedesco a Berlino o via Zoom con lezioni di gruppo o collettive, corsi da 48 ore a 212 €. Scrivi a info@berlinoschule.com o clicca sul banner per maggior informazioni
Guarda foto e video e partecipa a concorsi per biglietti di concerti, mostre o party: segui Berlino Magazine anche su Facebook, Instagram e Twitter
Foto: © Art Gallery of Ontario
Immagini di copertina: screenshot da video YouTube