La Germania non ha invitato Russia e Bielorussia alle celebrazioni per gli 80 anni della fine della guerra

Alle celebrazioni al Bundestag non saranno presenti gli ambasciatori di Russia e Bielorussia, che il Ministero degli Esteri tedesco non ha invitato per il timore di dichiarazioni contro l’Ucraina

L’8 maggio 1945 i tedeschi firmarono la resa incondizionata sotto gli occhi degli Alleati e dell’URSS. 80 anni dopo, al Bundestag si celebrerà l’anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale e del regime nazionalsocialista senza gli ambasciatori russo e bielorusso. Il Ministero degli Esteri tedesco, infatti, vuole evitare che l’evento sia strumentalizzato per promuovere una retorica anti-Ucraina, date le accuse di nazismo che Vladimir Putin muove al paese.

Tuttavia, alla recente commemorazione tenutasi a Seelow, teatro di una delle battaglie più dure della Seconda Guerra Mondiale, ha partecipato anche l’ambasciatore russo Nechayev. La sua presenza ha suscitato le critiche di molti, tra cui anche quelle dell’ambasciatore ucraino Makeiev, nonostante gli organizzatori dell’evento avessero pensato una cerimonia silenziosa proprio per scongiurare la possibilità di discorsi con connotazioni antiucraine. L’esclusione di Russia e Bielorussia dal prossimo evento al Bundestag è stata accolta con malumore da Nechayev.

Per quanto la Russia abbia ereditato le istituzioni dell’URSS, mantenendo una certa continuità di governo, non è stata l’unica a sostenere lo sforzo bellico contro il nazionalsocialismo. Tutte le Repubbliche Socialiste Sovietiche, oggi Stati indipendenti, hanno mandato i propri soldati e subito perdite pesanti, anche l’Ucraina. Per quanto Vladimir Putin affermi che il paese debba essere sottoposto a un processo di denazificazione, la verità è che alle elezioni parlamentari ucraine del 2019 l’estrema destra ha ottenuto solo il 2% dei consensi. Ne risulta che Putin sta facendo un uso bellico della storia, come spiegano alcuni storici.

Russia e Bielorussia fuori dalle celebrazioni del Bundestag

L’8 maggio 2025 si terrà una celebrazione al Bundestag di Berlino per gli 80 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Proprio a Berlino, infatti, e proprio l’8 maggio del 1945, gli ufficiali tedeschi firmarono la resa incondizionata nella sede del comando sovietico, davanti ai rappresentanti di URSS e degli Alleati. Era la seconda cerimonia, dopo quella tenutasi il giorno prima a Reims, e fu ordinata da Stalin per avere un protagonismo sovietico più solenne.

Tuttavia, l’anniversario degli 80 anni non coinvolgerà gli ambasciatori di Russia e Bielorussia. Gli ordini arrivano dal Ministero degli Esteri tedesco, che aveva già inviato delle linee guida a istituzioni locali, statali e federali per escludere i rappresentanti russi e bielorussi da cerimonie ufficiali relative alla fine della guerra. Un portavoce del parlamento ha confermato che gli inviti seguono le valutazioni del governo, che ha escluso esplicitamente Mosca e Minsk.

La decisione del Ministero è motivata dal timore che gli ambasciatori possano sfruttare l’evento maliziosamente per fare propaganda contro l’Ucraina. La Germania è, infatti, una delle principali sostenitrici dell’Ucraina: dopo l’invasione russa del 2022, ha rafforzato la propria posizione contro Mosca e ha adottato misure per evitare che la narrativa russa venisse veicolata attraverso eventi pubblici commemorativi.

Sul fronte politico, il nuovo cancelliere Friedrich Merz ha promesso continuità nel supporto all’Ucraina. Le sue possibilità di perseguire l’obiettivo saranno in ogni caso condizionate dal partito di estrema destra filorusso AfD, che è il principale blocco d’opposizione, e dalla retorica antiguerra della sinistra die Linke che sta acquisendo popolarità.

Il Bundestag descrive il giorno della commemorazione come una giornata dedicata alla liberazione dal regime nazionalsocialista. La cerimonia dell’8 maggio sarà la prima di tale portata dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina. A intervenire saranno anche il presidente della Repubblica Steinmeier e la presidente del Bundestag Klöckner, la quale ha dichiarato che l’evento si focalizzerà sull’impatto che la guerra ha sulle donne e sulle lezioni da trarne per il presente.

Una diplomazia sempre più difficile

La Battaglia delle Alture di Seelow, combattuta su suolo tedesco ad aprile 1945, ha visto migliaia di vittime tra soldati russi, bielorussi, ucraini, tedeschi e polacchi. Alla commemorazione, che si è tenuta il 16 aprile 2025 nella cittadina tedesca dell’est, era presente anche l’ambasciatore russo Sergey Nechayev. La scelta è stata criticata da molti, tra cui l’ambasciatore ucraino Oleksii Makeiev che ha definito la sua partecipazione inappropriata.

Nel rispetto delle preoccupazioni del Ministero degli Esteri, gli organizzatori dell’evento di Seelow avevano disposto una cerimonia silenziosa, così da evitare dichiarazioni politiche sulla guerra in Ucraina.

L’ambasciatore russo Sergey Nechayev, venuto a conoscenza della sua esclusione dalla commemorazione al Bundestag, l’ha definita una delusione amara. Secondo l’ambasciatore, tali eventi fanno parte di un processo di riconciliazione tra Russia e Germania, ora messo a rischio.

Celebrazioni senza la Russia, non senza il ricordo dei soldati sovietici

Durante la Seconda Guerra Mondiale, l’Unione Sovietica ha subito enormi perdite, con oltre 27 milioni di morti tra soldati e civili. Avanzando da est, è stata l’Armata Rossa a liberare molti dei campi di concentramento costruiti dai nazisti e la cui maggior parte si trovava in Polonia. Inoltre, ha marciato su Berlino determinandone la sconfitta.

La Russia, erede diretta della struttura politica dell’URSS, è automaticamente considerata come anche l’unica erede morale di questa vittoria e della liberazione dell’Europa dal nazifascismo, oltre agli Stati Uniti. In verità, questa distorsione storica ignora il ruolo centrale che ebbero anche Ucraina, Bielorussia, Armenia, Georgia, Kazakhstan e le altre 10 Repubbliche Socialiste Sovietiche. L’Armata Rossa era composta da circa un centinaio di etnie, dai russi agli ucraini, dagli armeni ai tagiki. Per esempio, l’Ucraina patì una quota di vittime pro-capite maggiore rispetto alla Russia, con regioni intere devastate dall’invasione nazista e dai combattimenti.

Il presidente russo Vladimir Putin ha intensificato gli sforzi di appropriazione selettiva e manipolatoria dell’intera storia sovietica. Come ha affermato lo storico Nicolas Werth, Putin fa un uso bellico della storia, cioè seleziona in modo parziale le fonti storiografiche e decontestualizza il passato con l’obiettivo di giustificare una guerra.

Pochi giorni prima dell’invasione dell’Ucraina, Putin parlò di denazificazione del paese come giustificazione per l’intervento militare. Un concetto che, nella strategia dell’uso bellico della storia, evoca direttamente la lotta del 1941-45, applicandola però a un contesto del tutto diverso. La vittoria del 1945, nella narrazione putiniana, non è solo un ricordo, ma una vera e propria arma ideologica: proietta l’idea di una Russia Eterna, immutabile e indiscutibile come liberatrice, mentre per contrasto i suoi vengono etichettati come nazisti.

Le accuse al popolo ucraino di simpatie per il nazismo perdono di senso di fronte alle evidenze storiche e attuali. Non solo l’Ucraina ha partecipato allo sforzo sovietico nell’avanzata verso Berlino, ma anche, parlando del presente, ha rinnegato i propri partiti di estrema destra che alle elezioni democratiche del 2019 hanno ottenuto solo un misero 2%. Queste e tante altre accuse relative a episodi di nazismo in Ucraina sono state smentite da fact-checkers.

Peraltro, la Russia stessa ha i suoi scheletri nell’armadio: la Germania nazista beneficiava dei collaborazionisti russi, come il generale Andrej Andreevič Vlasov, il cui esercito contava 120 mila persone, e il generale cosacco Pëtr Nikolaevič Krasnov. Per quanto riguarda l’Ucraina, anche parlando del Battaglione Azov, nato come gruppo estremista di destra e che ha usato simboli associati al nazismo, si dovrebbe allora illustrarne anche il percorso di de-ideologizzazione e di integrazione nella Guardia Nazionale, allontanandone i membri estremisti come scandali.

In sostanza, se si vuole definire l’Ucraina un paese con una forte incidenza di nazisti, allora si dovrebbe dire lo stesso di qualunque paese abbia anche solo un 2% di estremisti di destra o che abbia collaborato, seppur in minima parte, con la Germania nazista. In questo periodo storico, un tale conteggio metterebbe in imbarazzo fin troppi paesi (e anche la stessa Russia).

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