La bellezza di Berlino in 20 quadri dal 1800 ai giorni nostri
Berlino nei quadri non è una novità. Lo testimoniano i 117 dipinti raccolti all’Ephraim-Palais per la mostra “La bellezza della grande città” che, anche quando sarà finita, varrà la pena tenere a mente per studiare come la città sia cambiata nel tempo
La bellezza di Berlino è una bellezza particolare: contraddittoria, multiforme, anacronistica o, al contrario, futuristica. Il fascino di una passeggiata per la capitale tedesca è innegabile, ma altrettanto affascinante è osservarne il continuo cambiamento attraverso le immagini di artisti che l’hanno vissuta in prima persona nel corso degli anni. Fino al 26 agosto 2018 una mostra temporanea al Museum Ephraim-Palais invita ad esplorare la bellezza di Berlino, metropoli al centro della vicenda storica contemporanea, al di là delle fredde facciate dei suoi palazzi.
Istantanee pittoriche che rappresentano una realtà cittadina dinamica e affascinante
In un percorso che si snoda lungo 17 stanze a tema si possono ammirare ben 117 opere di artiste e artisti che descrivono una Berlino sempre diversa: nello spazio e nel tempo. La mostra prende il suo nome dal titolo del libro Die Schönheit der großen Stadt di August Endell, filosofo e architetto tedesco, in cui Berlino viene descritta come “una meraviglia di bellezza e di poesia”. Nel suo testo del 1908 Endell incoraggia a cogliere il carattere più profondo della città al di là del suo aspetto esteriore, e a immaginare i suoi futuri sviluppi. Dall’Atene sulla Sprea di fine ’800 alla Berlino dei nostri giorni passando per l’ascesa del nazismo, gli orrori della Stasi e la caduta del Muro, la mostra consente a ogni appassionato della città di vedere la capitale tedesca con occhi diversi, “prendendo in prestito” lo sguardo di artisti del calibro di Eduard Gaertner, Ernst Ludwig Kirchner, Max Beckmann, Lesser Ury, Jeanne Mammen, Barbara Quandt e Rainer Fetting.
Visioni di Berlino
In “Die Schönheit der Stadt” Berlino si rispecchia nello sguardo di pittori che con la città hanno avuto un legame particolare. Largo dunque a visioni della città decisamente parziali, soggettive e personali. Nella passeggiata immaginaria in cui siamo accompagnati andiamo dalla Nollendorfplatz espressionista di Kirchner, a quella illuminata da luci serali di Lesser Ury e sovrastata dai binari della U-Bahn come nel dipinto del 1911 di Max Beckmann. Osserviamo Unter den Linden in un giorno di festa di fine ‘800, le strade di Prenzlauer Berg ben prima della gentrification e vedute in cui un sole dolce illumina la crudezza del Muro. E se nei quadri più antichi in mostra il cielo di Berlino è limpido, terso e cristallino, in particolare dal 1945 in poi diventa pallido e cupo.
[adrotate banner=”34″]
Una città in continua trasformazione
È famosa la frase del critico d’arte Karl Scheffler secondo cui «Berlino è una città condannata per sempre a diventare e mai ad essere». La Berlino in continuo cambiamento ritorna più e più volte nel percorso della mostra. Da Theodor Hosemann che dipinge nello stile Biedermeier la costruzione del Rotes Rathaus negli anni ’60 dell’ ‘800, molte sono le opere che rappresentano le trasformazioni della città nel corso delle vicende storiche che l’hanno vista coinvolta. Dal 1990 il grande fermento della ricostruzione post riunificazione mostra una città in cui le onnipresenti gru sembrano essere i punti di sutura tra due metà lungamente divise e straziate dalla storia: Stefanie Bürkle interpreta l’enorme cantiere di Potsdamer Platz come un simbolo della transizione storica in atto e un tentativo di costruzione di una nuova identità sociale, così come Rainer Fetting nel 1995 la dipinge costellata di gru.
Le persone e la città
Non è solo l’aspetto esteriore della città a parlare all’osservatore, ma anche i volti di berlinesi avviluppati nelle spire della storia. In un’unica sala facciamo la conoscenza di una smagrita operaia della DDR decorata con il titolo Eroe del lavoro ritratta da Nuria Quevedo nel 1974, di un uomo che Trak Wendisch rappresenta mentre percorre misteriosamente la città con una valigetta in mano, ma anche, nelle opere di Peter Sorge e Klaus Vogelgesang, di un’umanità edonista e sbandata che la mattina dopo una notte di festa si ritrova a dormire dentro un cassonetto della spazzatura.
[adrotate banner=”34″]
La storia dell’Ephraim-Palais
L’Ephraim-Palais è uno degli edifici rococo ricostruiti al confine del Nikolaiviertel. La storia dello “schönste Ecke Berlins” (il più bell’angolo di Berlino), come viene definito, è parecchio travagliata. L’edificio fu ultimato nel 1769 su progetto di Friedrich Wilhelm Dietrichs per Veitel Heine Ephraim, direttore della zecca e gioielliere di Federico il Grande. Ephraim era uno degli ebrei privilegiati protetti dal re Federico II, dal momento che come ricco mercante e banchiere gli aveva prestato soldi e aveva finanziato le sua campagne. Nel 1935 il palazzo fu demolito in occasione dell’ampliamento dell’adiacente ponte di Mühlendamm. Parti della facciata e dell’edificio furono conservate in un deposito nel quartiere di Wedding (futura Berlino Ovest) e lì sopravvissero alla Seconda Guerra Mondiale. Nel corso degli anni si pensò di sfruttare le parti rimanenti del palazzo per ricostruirlo a Kreuzberg ed utilizzarlo come sede del Museo Ebraico, ma il piano fu abbandonato per i costi eccessivamente elevati. Quando nel 1982 Berlino Est cominciò la ricostruzione del Nikolaiviertel in vista delle celebrazioni del 750° anniversario di Berlino, la Camera dei Rappresentanti di Berlino Ovest decise di fornire le parti del palazzo sopravvissute. Dopo circa quattro anni di lavori il palazzo fu inaugurato nel 1987. Da allora ospita mostre temporanee incentrate sulla vita quotidiana di Berlino così come viene rappresentata nelle arti.
[adrotate banner=”34″]
[adrotate banner=”34″]
[adrotate banner=”34″]
[adrotate banner=”34″]
[adrotate banner=”34″]
[adrotate banner=”34″]
[adrotate banner=”34″]
SEGUI TUTTE LE NEWS SU BERLINO, SEGUI BERLINO MAGAZINE SU FACEBOOK
[adrotate banner=”34″]