Kiel, la città tedesca che non produce rifiuti può diventare un modello per l’Europa

Kiel è la prima città a rifiuti zero in Germania, con più di 100 misure anti-spreco. Ma la leader europea “zero-waste” rimane Capannori, in provincia di Lucca.

Kiel è stata la prima città in Germania ad aderire a Zero Waste Europe, una rete che lavora per la riduzione dei rifiuti. La capitale del Land dello Schleswig-Holstein sul Mar Baltico ha creato un programma di sostenibilità ambientale fatto di oltre 100 misure per evitare gli sprechi. È dal 2020 che l’amministrazione e i cittadini cercano di prevenire la creazione di nuovi rifiuti e di assicurare un’economia circolare. Dopo essersi candidata nel 2021, Kiel ha finalmente ricevuto il suo primo titolo di Città a Rifiuti Zero con una stella. Ma, appunto, questo riconoscimento rappresenta solo una prima tappa. La città potrà guadagnare più stelle solo se manterrà alto il livello del suo progresso ecologico.
La prossima opportunità sarà nel 2026. Mission Zero Academy, organizzazione sorella di Z.W.E., assegnerà una seconda stella al comune di Kiel solo a condizione che la quantità di rifiuti venga ulteriormente ridotta. Il certificato, tuttavia, non significa che la cittadina stia già godendo dei vantaggi di un’economia circolare, ma piuttosto che ha un piano concreto sul come realizzarla.
Non molti sanno, però, che la prima “Zero Waste City” aderente al progetto fu Capannori, in provincia di Lucca. Tra proteste anti-inceneritori, solidarietà cittadina e tanta perseveranza, dagli anni ’90 a oggi la città si è assicurata il ruolo di leader europea di sostenibilità ambientale.

Kiel, esempio virtuoso di misure anti-spreco

Le misure ambientali prese dalla città interessano diversi ambiti: dalla pubblica amministrazione alla famiglia, dalle scuole al mondo degli eventi, dal commercio all’economia. Il consiglio comunale ha proposto il divieto di articoli monouso nelle istituzioni pubbliche, l’installazione di più fontanelle per strada e l’insegnamento della raccolta differenziata nelle scuole. L’anno scorso durante il “Waterkant”, il festival più grande della città, gli organizzatori si sono sbarazzati delle posate monouso e le hanno sostituite con un sistema di deposito.
Altre proposte sono più sistemiche. Essendo i rifiuti generici la forma di spazzatura più costosa che esista, il comune di Kiel vorrebbe attivare un sistema definito “paga quanto butti”. Con lo scopo di incentivare sempre di più la raccolta differenziata, i cittadini sarebbero tenuti a pagare secondo la quantità di rifiuti misti che producono.
Le misure anti-spreco si infiltrano anche nelle case di Kiel. I genitori che vogliono acquistare per i propri figli pannolini lavabili invece di quelli usa e getta hanno diritto a un contributo di 200 euro. Inoltre, sul portale di Zero Waste City Kiel vengono proposti diversi trucchi, consigli e ricette per evitare lo spreco di risorse a livello individuale. Molti ristoranti si sono già organizzati per la redistribuzione del cibo inutilizzato a fine giornata. Alcuni di questi accettano anche di riempire i contenitori personali, evitando così contenitori usa e getta per il take-away.

Il caso di Janine Falke, parrucchiera “zero-waste” di Kiel

Janine Falke è la  proprietaria di un salone di parrucchieri a Kiel. Per 20 anni ha visto cadere i capelli dei suoi clienti a terra, per poi essere inviati agli inceneritori. Quando ha chiuso il suo salone a causa della pandemia, ha iniziato a pensare a un modo per riutilizzare questa materia costantemente rinnovabile. I nostri capelli hanno proprietà lipofile, ovvero si legano facilmente ai grassi. Janine, così, ha pensato a un modo per convertirli in filtri anti-inquinamento.
Dopo 3 anni dall’inizio della pandemia, la sua piccola impresa costruisce innovativi collettori di sostanze inquinanti, i “FettFressHair”. Realizzati secondo diverse forme, come tappetini, velli o “serpenti”, possono filtrare oli e altri contaminanti dalle nostre acque. Grazie alla loro flessibilità e versatilità, possono essere utilizzati nei tombini, nei porti, in mare aperto e nei fiumi. Per ora l’impresa di Janine raccoglie i capelli di più di 30 saloni di Kiel, ma sta già pensando a come espandere l’iniziativa. Un modo sarebbe quello di pianificare una rete di spedizione di capelli e peli anche a distanza.

 

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Capannori, in provincia di Lucca, è stata la prima città europea “zero-waste”

Un fatto straordinario è che la rete Zero Waste Cities è partita da Capannori, una cittadina in provincia di Lucca. La sua adesione al progetto risale al 2007. Ad oggi la città è leader europea dell’anti-spreco e dell’economia circolare, contando ben 4 stelle su 5. È iniziato tutto con una protesta anti-inceneritore a fine anni ’90. Da quel momento in poi la popolazione di Capannori è sempre rimasta sensibile al tema ambientale. Nel 2009,  con la diminuzione dei rifiuti mandati in discarica e con la vendita di materiali agli impianti di riciclo, il comune ha risparmiato più di 2 milioni di euro.
Oltre alle politiche di riciclaggio, il comune si è anche interessato alla prevenzione della creazione di rifiuti. Nell’ultimo decennio sono stati consegnati compostatori a più di 2,200 famiglie e a tutte le mense pubbliche della città. In questo modo, i rifiuti organici hanno trovato nuovo utilizzo e i costi di trasporto e di trattamento sono stati ridotti dal 30% al 70%. Nel 2012, 93 tonnellate di oggetti sono stati portati al Centro di Riuso, dove sono stati riparati e rivenduti a prezzi solidali. Questa strategia non solo fa bene all’ambiente, ma aiuta anche i cittadini in difficoltà economica. Un’altra misura di prevenzione è quella della “filiera-corta”. A Capannori, lo sfuso e la distribuzione di prodotti a chilometro zero sono all’ordine del giorno. Grazie ai distributori pubblici di latte sfuso, ne sono stati venduti 200 l  al giorno, risparmiando sulla produzione di 90,000 bottiglie che sarebbero diventate rifiuti.

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Immagine di copertina: depositphotos