Carlo Attardi Berlim

«Io, giovane italiano avvocato a Berlino, vi dico: qui chi vale fa carriera. La gavetta non è infinita»

32 anni, romano, laureato in giurisprudenza: la storia di Carlo dimostra quanto determinazione e impegno possano aprire porte a prima vista impensabili

«Lavorare e avere successo già da giovani dopo aver conseguito una laurea in legge è possibile, ma non in Italia». Sono le parole di Carlo, 32enne laureato in giurisprudenza che nel 2012 ha deciso di trasferirsi a Berlino per avere più possibilità di carriera di quante ne potesse mai trovare nella capitale italiana. Una scelta che l’ha portato oggi a lavorare nello studio legale di una delle più grosse società finanziarie tedesche. «Sono nato e cresciuto nei dintorni del quartiere della Garbatella, ma ho sempre studiato nelle scuole del centro di Roma, prima al liceo classico Visconti, poi alla facoltà di giurisprudenza di Roma Tre. Nel mezzo ho fatto un Erasmus in Spagna, un’esperienza fondamentale per aprire i miei orizzonti a livello internazionale tanto che ora mi definisco un figlio dell’Europa». In Spagna Carlo ha anche conosciuto la sua compagna, una ragazza tedesca che gli ha fatto pensare per la prima volta all’idea di un trasferimento in Germania. «Non parlavo tedesco, ma ho trovato un master in inglese di due anni in Business Law alla Freie Universitaet di Berlino. Mentre lo frequentavo ho cominciato a studiare la lingua. Una volta finito il master sono tornato in Italia per sostenere l’Esame di Stato per diventare a tutti gli effetti un avvocato, ma con l’idea di tornare in Germania».

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«In Germania l’impegno ti apre possibilità di carriera in Italia precluse»

«Non sono tornato subito a Berlino, ma ho lavorato prima per diverse società finanziare spostandomi in Sudtirolo, Baviera e Francoforte. Facendo la gavetta sono riuscito a raggiungere traguardi lavorativi importanti. Con la stessa fatica in Italia non sarei riuscito ad arrivare dove sono arrivato ora. I colleghi con cui ho lavorato sono tutti trentenni che già ricoprono posizioni da manager. In Italia certi livelli si possono raggiungere dopo almeno vent’anni di lavoro. Molti colleghi che lavorano come legali d’impresa in Italia sono molto più vecchi di me e magari ricoprono il mio stesso ruolo. È molto difficile che un trentenne riesca ad avere la stessa carriera che ho avuto io in Germania e non è questione d’intelligenza. In Italia chi ha tanti anni di carriera viene lasciato il più possibile attaccato alla poltrona nonostante spesso abbia perso smalto e creatività. Le ‘spintarelle’ qui non funzionano. Anche se in Germania sei raccomandato devi comunque dimostrare di valere, se no vieni subito cacciato. Se tu sei bravo e ci sai fare, qui puoi andare avanti».

«L’organizzazione del sistema scolastico e universitario fa la differenza»

Le università tedesche, come si sa, sono gratuite. Ma questo non significa che tutti possano accedervi, anzi. Nel sistema scolastico tedesco prima dell’Università sei seguito ed è questo stesso sistema che ti instrada verso gli studi universitari o direttamente nel mondo del lavoro. «Questo comporta un numero molto minore di iscritti all’università. Mi ricordo che all’esame di stato per l’abilitazione a Roma eravamo circa 5.000 persone in un capannone. Era una guerra. A Berlino ci saranno circa un quinto dei candidati rispetto a Roma. In questa maniera il sistema tedesco riesce a immettere nei vari ambienti lavorativi solo seri professionisti. È per questo che la ‘macchina’ non si inceppa, perché ognuno riesce a fare il suo». Per rimanere nell’ambito degli studi giuridici, anche qui la differenza tra Germania e Italia è abissale. «Un giovane avvocato italiano, finito il suo percorso di studi, se ha la fortuna di essere assunto in uno studio, vede tutti i suoi guadagni scomparire in mille spese tra cui la cassa forense, partita iva, assicurazione civile e tasse varie. È per questo motivo che molti giovani avvocati italiani decidono di tentare la fortuna in un paese estero. Se uno ha studiato e dimostra di saperci fare, qui viene ripagato». In Germania il percorso per diventare avvocato dura quattro o cinque anni, dopodiché ci sono due Staatsexamen (Esami di Stato) ma non viene discussa nessuna tesi finale. Nel primo Esame di Stato viene chiesta una preparazione generale, poi ci sono le cosiddette Stationen in cui lo studente viene mandato diversi mesi prima nello studio di un avvocato, poi da un giudice e poi presso la procura generale affiancando un pm ed il suo staff e poi presso l’ufficio legale di un ministero che può essere la difesa, esteri, finanze ecc… questo per permettere di decidere il percorso lavorativo più adatto. Dopo questi ‘tirocini’ c’è la seconda parte dell’Esame di Stato. «Durante questo percorso, lo Stato tedesco non ti lascia di certo abbandonato a te stesso. Durante i vari tirocini gli studenti vengono pagati 1.000 euro al mese, più eventuali bonus che gli studi possono erogare, questo sempre in base alla bravura del singolo». È chiaro che questo tipo di sistema  ti sprona ad andare avanti, a cercare di raggiungere livelli sempre più alti ed è per questo motivo, probabilmente, che sempre più giovani professionisti, che siano avvocati o altro, decidano, purtroppo, di lasciare l’Italia per potersi realizzare lavorativamente all’estero. «Qui sai che semini e poi raccogli, in Italia semini ma non sai mai cosa o quando raccoglierai».

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Berlino Schule tedesco a Berlino

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