«Io, Darkam, tatuatrice e illustratrice a Berlino, qui sento che il mio è considerato un lavoro vero»
Si chiama Eugenia Monti, in arte Darkam. È un’artista, una fumettista, un’illustratrice e una tatuatrice che ha scelto dal 2010 di vivere a Berlino.
A Berlino si può essere e convivere con la propria essenza. Alcune persone sembrano nate per vivere qui, se non tutta la vita, almeno una parte di essa, anche se le loro origini sono lontane centinaia di chilometri e frontiere. È questo il caso di Eugenia Monti, in arte Darkam, ( per la pagina facebook cliccate qui) nata a San Marino, che dopo essersi formata all’Accademia delle Belle Arti di Bologna, dal 2010 vive Berlino dove lavora come illustratrice, tatuatrice e fumettista. «Il nome viene da Arkham, Il manicomio nel quale sono rinchiusi i “cattivi” di Batman, nel fumetto di Dave Mc Kean, Arkham Asylum. La scelta del nome nasce una quindicina di anni fa, dall’esigenza di uno pseudonimo per dipingere sui muri e per le mie produzioni musicali. Eugenia invece era quella sorridente, che studiava all’università e via dicendo. Dopo tanti anni questa scissione tra personalità non esiste più».
foto © Darkam
Perché dall’Italia ci si trasferisce a Berlino
«Come disegnatrice in Italia non sempre ho goduto di molto rispetto sociale, non sempre il lavoro artistico è visto come una professione, ma come un hobby. A Berlino invece sia il disegno che il tatuaggio sono considerati una professione: un “lavoro vero”. Berlino però è stata soprattutto una sensazione di pancia, mi ha fatto innamorare quando avevo sedici anni, sapevo che avrei voluto trasferirmici, poi ho fatto un giro un po’ largo, ma alla fine ci sono tornata davvero, nove anni dopo, dopo aver compiuto venticinque anni. Ho avuto da subito la consapevolezza di dover restare qui, anche se non ne avevo ancora chiari i motivi. Qui c’è così tanta diversità da confondere i concetti di normalità, e la diversità è concepita come ricchezza. Dal punto di vista artistico Berlino mi ha nutrito dall’inizio con così tanti input che ho capito di essere nel posto giusto per non smettere mai di cercare. A Berlino ho fatto la mia prima mostra personale nel 2011, e a essa ne sono seguite altre 5 negli anni successivi. Non ho mai lavorato stabilmente in Italia come tatuatrice, per cui mi è difficile fare un paragone tra come è considerato il mio mestiere in Germania e Italia, anche perché Berlino è un caso a sé rispetto al resto della Germania. Se mi sento più italiana o sanmarinese? San Marino è “solo” il mio punto di origine, ma lo avevo lasciato a 18 anni. La nazionalità per me è solo una definizione sulla carta d’identità . Piuttosto mi identifico con una cultura, quello sì. E in quel caso è la cultura italiana; la lingua, l’imprinting è uguale sia in Italia sia a San Marino».
Il rapporto tra “artisti classici” e tatuatori
«Essere un’artista “classico” e fare tatuaggi sono due professioni molto diverse e sicuramente in passato lo erano ancora di più. Credo che nell’ultimo decennio il mondo del tatuaggio in generale si sia “ibridato” molto con l’illustrazione, la grafica, la tipografia e la calligrafia. Senza nulla togliere al tatuaggio classico (la vecchia scuola, i design presi dai cataloghi e non personalizzati, gli stili ben definiti), credo sia molto positivo che ci sia stata anche un’evoluzione verso altre direzioni. Il nostro gusto visivo nell’ultimo decennio è cambiato molto, il nostro occhio si è abituato a una grafica molto diversa. Credo sia necessario che il tatuaggio si evolva di pari passo. Sento che ora c’è molto più spazio per l’espressione artistica, l’interpretazione, il segno, lo stile personale. Allo stesso modo credo che lentamente si stiano finalmente considerando alcune forme di tatuaggio come arte, lentamente sdoganandolo dal bacino di pura decorazione corporale. In questo senso non trovo troppe differenze tra Italia e Germania, con mille sfumature diverse, mi sembra che in tutta Europa questa ibridazione stia dando molti frutti».
foto © Darkam
Uno stile in perenne evoluzione
«Il mio stile è cambiato da quando vivo a Berlino e spero che continui a farlo. La mia mano è sempre la stessa, ma lo stile si affina e si evolve con i miei cambiamenti. L’evoluzione è fondamentale. Credo che l’evoluzione dello stile sia una cosa che avviene in automatico mentre tu sei concentrato in ciò che hai da dire, da esprimere. L’esercizio quotidiano del disegno, mi serve come mediazione tra la mia testa e la realtà che mi circonda. Serve a comprenderle e a interfacciare le due sfere. Quello che faccio, il linguaggio figurativo in tutte le sue forme, mi fa venire in mente un nido, o meglio la creazione di esso. Così come gli uccelli edificano il nido mediante costruzioni di terra, fili di erba, rami, saliva e altri materiali, credo che il linguaggio figurativo di una persona sia il risultato di infiniti e disparati ingredienti, pazientemente collegati assieme. Nel mio caso esperienze di vita, la realtà intorno a me, quella dentro di me, ma anche quella che non mi appartiene e che guardo da fuori, che mi coglie impreparata alla fermata dell’autobus o al supermercato. Il collante è costituito dal nutrimento visivo: libri, fumetti, albi illustrati, muri dipinti, e in generale da ogni tipo di input visivo che ricerco o che mi raggiunge inaspettatamente. Ciò di cui ci nutriamo intellettualmente è fondamentale in questa evoluzione. Berlino e i vari viaggi che ho fatto, mi hanno dato molto in questo senso».
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A Berlino, più tatuatori che Dj
«Quando mi sono trasferita a Berlino nel 2010 mi occupavo solo di disegno, illustrazione e fumetto e lavoravo come piercer, il tatuaggio è venuto dopo, per l’esigenza di unire queste due sfere di interesse, le arti visive e il lavoro sul/col corpo. Se da una parte Berlino è un crocevia artistico importante ed è la sede di molte delle mani più dorate del tatuaggio contemporaneo internazionale, allo stesso tempo negli ultimi anni il numero di tatuatori è aumentato così esponenzialmente da andare in contro a una vera e propria saturazione del mercato. Ricordate il cliché di Berlino città dei dj? Beh forse a questo punto ci sono più tatuatori che dj. Sicuramente il risvolto della medaglia del boom del tatuaggio di questi ultimi anni ha fatto si che molte persone s’improvvisassero tatuatori mossi dalla prospettiva remunerativa e che molti disegnatori si buttassero nel tatuaggio senza avere una reale connessione con questa scena e soprattutto senza preoccuparsi sempre dell’aspetto sanitario e igienico, che è tanto importante quanto quello artistico».
Le richieste dei clienti
foto © Darkam
«Per quanto riguarda l’editoria, lavoro prevalentemente con l’Italia. I clienti per i progetti di grafica, le copertine di album e via dicendo, sono invece internazionali. Per quanto riguarda il tatuaggio, i miei clienti vengono un po’ da tutta Europa, ma una grossa percentuale è italiana. Spesso mi scrivono in inglese perché non sono sicuri della mia provenienza e si sorprendono della risposta in italiano». «Credo che le persone qua siano più abituate a tatuaggi grandi, a tanto nero e cercano il tatuatore adatto alla loro idea. Non mi capita quasi mai che i clienti mi chiedano qualcosa di più piccolo o più discreto. Per la maggior parte, mi cercano per quello che faccio e mi lasciano molta libertà e questo per me non ha prezzo. Mi piace creare ogni design in maniera personalizzata, insieme al cliente, partendo dalla sua idea, però è importante e stimolante avere tanto spazio d’azione».
Presente e futuro
«Berlino è il luogo che più di tutti mi ha fatto sentire a casa, al momento non m’immagino altrove. Però ho bisogno di viaggiare tanto per continuare a nutrire i miei occhi e per continuare ad aver voglia di tornare a casa».
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Immagine di copertina ©Ale Sandra – Darkam
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