«Io, da due anni a Berlino, qui sto meglio, ma nel profondo mi sentirò sempre napoletano»
Sono passati esattamente due anni da quando sono atterrato a Berlino in un freddo e buio giorno di novembre. Se ragiono a mente fredda, devo ammettere che la Germania mi ha più tolto che dato.
Mi ha tolto molti abbracci di mia madre, tante partite in salotto con mio padre, i diciotto anni di mia sorella, le discussioni con l’altra, tante risate con gli amici (che poi quando ci vediamo è come se non fossimo mai scesi da quel treno che ci riportava a casa dopo lo scuola), qualche chilo di troppo, incalcolabili ore di sonno, lettura e scrittura, la possibilità di esserci nei momenti di dolore, qualche pranzo in famiglia e la vista del mare.
Eppure non riesco ad avercela con la Germania. Solo tre cose mi ha dato, ma erano quelle di cui avevo veramente bisogno: una qualità della vita cittadina migliore, l’opportunità di vivere da solo e la concreta possibilità di immaginarmi un futuro.
Non sarò mai del tutto tedesco, questo è certo. Chi ha vissuto a Napoli troppo tempo come me non se la scrolla più di dosso. Anche se vai a vivere fuori non puoi fare a meno di essere napoletano. E tutto quello che fai lo farai sempre con un pizzico di napoletanità. Sarai un inglese napoletano, un francese napoletano, un tedesco napoletano. E tutto ciò sarà un bene. Non mi sento un ingrato ed un traditore per aver lasciato l’Italia. In realtà nessuno dovrebbe sentirsi tale se va a vivere da un’altra parte. Noi non siamo alberi. Le radici per noi sono importanti, ma non sono tutto. Non sono vitali. Altrimenti le avremmo anche noi. A noi invece hanno dato le gambe. E le gambe sono fatte per camminare. Anche lontano da casa. Senza per questo dimenticarsi da dove si è venuti. Senza per questo sentirsi dei traditori se ci si allontana.