Il sano idealismo di chi ha vissuto a Camp Cuvry, la favela sgomberata di Berlino
Chiara e Yukihiro. Lei architetto di Catania, lui artista giapponese. Una coppia che ha abbracciato l’idea di poter vivere fuori dagli schemi e cercare la felicità in maniera anticonvenzionale. Circa due anni fa i due ragazzi si sono costruiti una casetta all’interno di uno spazio di terra nel centro di Berlino con materiale raccolto per le strade della città. Lo hanno fatto senza alcuna autorizzazione assieme a gente proveniente da tutto il mondo. Il villaggio che stavano contribuendo a creare era denominato Camp Cuvry e nel tempo è cresciuto tanto da arrivare a contare una cinquantina di abitazioni. Nel campo la coppia si è fermata fino a quest’estate, qualche settimana prima che l’area venisse sgomberata dalle forze dell’ordine. La loro è stata una scelta coraggiosa e animata dalla volontà di dimostrare che la serenità si può raggiungere anche e soprattutto senza dipendere dal denaro e anche privandosi delle comodità che la società consumistica moderna sembra imporre.
L’esperienza di Chiara e Yuki è documentata da un blog tenuto dalla giovane siciliana (scritto in inglese) e che potete leggere cliccando qui. In questo loro diario si evince l’entusiasmo e il sano idealismo proprio di chi crede nella bontà delle proprie convinzioni. Emblematico è il passaggio in cui si racconta di come sia simbolicamente importante costruirsi una cucina nel proprio alloggio e potersi quindi preparare da mangiare per confermare, più a sé stessi, che a altri, di stare vivendo veramente lì. A leggerlo si evince chiaramente come queste persone volessero creare nel Camp Cuvry un nuovo microcosmo partendo da quelle fondamenta che troppo spesso diamo per scontate nella vita quotidiana.
Chiara e Yuki non raccontano però solo di loro stessi. Tra i vari personaggi citati ci sono anche Tommaso, seducente italiano affetto dalla mania di accumulare oggetti di ogni tipo e Adam, un polacco con il vizio dell’alcol, ma in grado di distinguersi prevalentemente per la sua onestà. Vengono raccontate anche le tensioni e le difficoltà di comunicazione tra gli abitanti del campo come ad esempio quella con i rom o l’energico attacco di alcuni appartenenti alla comunità polacca verso un ragazzo indifeso perché accusato di aver appoggiato della spazzatura in un posto a loro sgradito. Si possono trovare poi accenni diretti ed indiretti agli incendi (talvolta dolosi, talvolta accidentali), ai furti all’interno del campo o alle distruzioni di costruzioni altrui.
Nel blog di Chiara viene quindi messo in luce ciò che è stato per lei Camp Cuvry, dai lati positivi a quelli negativi, dall’entusiasmo iniziale alla paura di un imminente sgombero, dalla consapevolezza di poter lanciare un messaggio positivo all’esterno a quella di farlo andando contro la legalità, dalla gioia di poter organizzare eventi fatti di concerti e workshops come la “Cuvrynale”, alla frustrazione per il non essere in grado di far passare la sua visione ai media.
Ormai è storia nota che il campo sia stato sgomberato dalle autorità in seguito ad un incendio e alle pessime condizioni in cui il villaggio era finito ultimamente. Certo è che la testimonianza della coppia italo-giapponese evidenzia soprattutto gli aspetti più nobili e umani della vita trascorsa in quello spazio. Nonostante l’inevitabile chiusura, ciò che si è provato a creare nell’area all’angolo tra Schlesischestrasse e Cuvrystrasse rimarrà sicuramente una parentesi importante nella storia di Kreuzberg e di Berlino. Ora, a quanto pare, quell’area verrà destinata alla costruzione di appartamenti di lusso (questo un esempio di progetto), idea che andrebbe sicuramente a cozzare con l’urbanistica della zona e a suscitare il malcontento degli abitanti del quartiere. Quest’ultimi, seppur non vedessero tutti di buon occhio le casette abusive costruite negli ultimi anni, sono da sempre contrari alla veloce cavalcata della gentrification. Sembra inoltre che nemmeno le adiacenti opere dello street artist Blu verranno risparmiate (potete firmare qui la petizione, che ha già raggiunto circa 4000 consensi, per salvarle. Ne abbiamo scritto a metà agosto su Berlino Cacio e Pepe).
Chi fosse interessato ad approfondire e a conoscere maggiormente la realtà di Camp Cuvry vista dagli occhi di Chiara e del suo compagno, sappia che i due ragazzi esporranno, grazie alla collaborazione col teatro Hebbel am Ufer, la documentazione raccolta durante la loro esperienza in occasione dell’evento “Treffpunkte”. A questo link potete trovate tutti i dettagli.
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