I nuovi videogame (e non solo) che abbiamo amato al Gamescom 2015 di Colonia
Come promesso siamo stati al Gamescom di Colonia, la fiera dei videogames più grande d’Europa ed è stato eccezionale. Da qualche anno l’appuntamento è di quelli imperdibili per tutti gli amanti del gaming su consolle e pc, la città si trasforma per quattro giorni nella capitale mondiale dell’intrattenimento videoludico, decine di migliaia di partecipanti e tutte le maggiori aziende del settore di un business che vale miliardi.
L’aereo che ci porta da Berlino a Colonia alle sette del mattino sembra uno di quei pullman da gita scolastica, ripieno di ragazzini dai 16 anni in su, chini sui loro tablet e smartphone a giocare o magari allenarsi per i vari contest a cui parteciperanno in fiera. Ci sono anche parecchi papà, molti dei quali nostri coetanei, figli degli anni 80 e testimoni della tremenda evoluzione dei videogames. Ci è difficile capire se stiano accompagnando i propri pargoli o li stiano usando come alibi per partecipare all’evento.
Atterrati in città ad attenderci ci sono oltre trenta gradi e per fortuna una S-bahn che porta direttamente dalle viscere dell’aeroporto alla zona fieristica. L’apertura è alle dieci, già alle nove lo spiazzo davanti all’ingresso principale è gremito. Un fiumana di gente vi si riversa senza soluzione di continuità. Tra tutti balzano agli occhi i cosplayer, alcuni abbastanza goffi e chiaramente in difficoltà per il caldo con cui sicuramente non avevano fatto i conti mentre indossavano strati di gommapiuma e materiali sintetici.
L’organizzazione tedesca è impeccabile, la voce registrata continua a ripetere come disporsi per entrare, decine di steward e hostess presidiano le zone per veicolare al meglio l’affluenza, nonostante il caldo e la quantità di gente l’atmosfera è rilassata. Nessuno spinge o cerca di superare gli altri, ci si scambia qualche sguardo d’intesa sapendo che magari il dodicenne che ti sta davanti accompagnato dai genitori è quello che sotto lo pseudonimo “Terminator2004” ti ha fatto fuori decine di volte in qualche multiplayer, facendoti elencare buona parte dei santi del calendario e non a scopi religiosi.
Si aprono le porte o meglio i tornelli ed un urlo unanime di felicità prorompe dalla folla, il Gamescom 2015 è ufficialmente aperto ai visitatori.
I padiglioni sono enormi ed alcuni su più livelli, gli stand delle software house maggiori sono veri e propri colossi, tutti offrono decine di postazioni per poter provare i giochi in anteprima, il problema è che le code per accedervi sono chilometriche e le attese superano le tre ore. Adesso ci spieghiamo il perchè delle persone armate di sedioline da campeggio. Il vero hard gamer è quello che gioca con una consolle portatile mentre aspetta di provare l’anteprima di un altro videogame. Tutti i paffutelli in fila sudati ed al limite della sublimazione meritano sicuramente la nostra ammirazione, ma c’è troppo da vedere, optiamo per il boicottaggio delle code dedicandoci all’esplorazione di ogni angolo della fiera.
Gli stand sparano musica a palla, alcuni sono dei veri e proprio set cinematografici con tanto di comparse e ricostruzioni fedeli degli scenari di gioco.
Sui giganteschi schermi si alternano video del gameplay e trailer dei vari titoli in uscita, in alcuni casi le riprese sono invece dirette sui giocatori impegnati nei vari tornei, occhialuti sbarbatelli che muovono le dita sulla tastiera o sul joypad ad una velocità che farebbe impallidire il più virtuoso dei musicisti. Le promoter sfoggiano vestiti cortissimi e curve mozzafiato ma il 90% (me compreso) preferirebbe mettere le mani su titoli come Star Wars Battlefront o il nuovo Tomb Raider piuttosto che sulle signorine, almeno in questa situazione.
Incontriamo cosplayer di ogni tipo, gruppetti di soldati delle forze speciali tirati fuori da Call of duty, un paio di guerriere sailor in evidente sovrappeso, il capitano Rogers alias Capitan America ma alto come Frodo Baggins e la mitica coppia Mario & Luigi che viene trascinata via dalla sicurezza, i soliti italiani baffuti che combinano pasticci.
Vaghiamo inebetiti e capitiamo quasi per caso nel padiglione “retro gaming”. Sgraniamo gli occhi, che quasi ci si riempiano di lacrime quando ci accorgiamo che tutta la gamma Commodore, dal Vic-20 all’Amiga 500, passando per l’icona assoluta conosciuta come Commodore 64 è lì in bella mostra, funzionante e fruibile, Deve essere stata la stessa cosa provata da Howard Carter quando ha scoperto la tomba di Tutankhamon.
Nella mia mente affiorano i ricordi. Casa dei miei nonni, mio zio all’epoca diciottenne che aveva comprato il Commodore 64. Io e mio cugino avevamo circa otto anni ed il pranzo della domenica era il momento in cui ci veniva permesso di giocarci. Il monitor a fosfori verdi, i pixel giganteschi, il gioco che ci metteva una vita a caricare perchè su nastro magnetico, digitare LOAD per veder comparire la scritta PRESS PLAY ON TAPE, la carta da parati floreale di nonna ed i nostri genitori che ci imponevano una scadenza ben definita, “si gioca al massimo un ora, non di più se no vi fa male agli occhi”.
A quanto pare tutto ciò che è divertente fa male agli occhi.
Torno alla realtà e vorrei restare nell’ala retro gaming per tutto il giorno ma c’è l’ultimo padiglione da visitare. Quello in cui entrare come al casinò, portandosi dietro solo una somma ben definita di denaro e nessuna carta di credito, il fanshop. Decine di stand che vendono ogni tipo di gadget, memorabilia e cianfrusaglie che i giocatori possano acquistare e anche solo immaginare. Dalle t-shirt ai cuscini con l’effige dei giochi preferiti. Chi non ha mai sognato di dormire sulle morbide tette di Lara Croft? Centinaia di action figures di ogni forma e dimensione, decine di poster e ninnoli di ogni tipo. Indossare il bracciale con lama estraibile di Assassin’s Creed o il cappello con le orecchie da Pikachu non è mai stato così facile. Il tutto ad un prezzo maggiorato e adattato alla mania di acquisto compulsiva che permeava i partecipanti.
Un giorno e mezzo di Gamescom: ore ed ore in piedi schiacciati tra gamers sudaticci e cosplayer improbabili, code interminabili, nessun anteprima di gioco provata, costi di cibo e bevande come se fossimo a Montecarlo ed un caldo terrificante, esattamente quello che ci aspettavamo ed esattamente il motivo per cui ci torneremo il prossimo anno, il Gamescom è un evento imperdibile.