«Gli Arcade Fire? Non li lascio, ma da sola posso osare di più»
«Gli Arcade Fire? Sì suono con loro da ormai dieci anni, abbiamo registrato due album insieme e da allora li seguo in tutti i tour come turnista affezionata. Ma voglio sperimentare da sola, ho tanti progetti in mente e in questo periodo sono particolarmente ispirata». Così ci accoglie Sarah Neufeld, violinista canadese del noto gruppo indie rock Arcade Fire, nella stanza 304 del Michelberger Hotel di Berlino, con una tazza di caffè sul suo tavolino, i capelli biondi sbarazzini e il suo accento canadese. È qui che ha suonato la sera del 18 maggio, di fronte a un pubblico affollato e attento per tutta la durata dell’esibizione, accompagnata dal batterista Stefan Schneider (Bell Orchestre), Elia Rediger (The Bianca Story) e dal violinista Tobias Preisig per presentare il suo secondo album da solista The Ridge. Con aria disinvolta ci ha raccontato com’è andata l’uscita del suo secondo album da solista, il suo rapporto con Berlino e l’Italia, e i nuovi progetti in via di realizzazione.
La tournée in Europa. «È la prima volta che presento un album da solista durante una tournée, che mi ha permesso di esibirmi su palchi come il Royal Albert Hall di Londra, il Moods di Zurigo e il Box di Sevilla. Inutile dire quanto sia entusiasmata. La serata al Michelberger Hotel di Berlino è stata davvero unica, non lo dico tanto per dire, ma mi ha colpito molto: rispetto alle altre date, ho suonato su un piccolo palco, il pubblico era a due passi da me, l’atmosfera era molto intima, quasi di complicità, ma soprattutto l’energia era molto buona. È stato un piacere esibirmi insieme a Stefan, che conosco da quando abbiamo iniziato a suonare nella Bell Orchestre, Elia e Tobias, che sono due grandi musicisti, con cui è possibile sperimentare nuova musica e la collaborazione avviene in maniera molto spontanea».
L’album da solista. «Il secondo album devo dire che l’ho vissuto con molta più consapevolezza, avendo già l’esperienza del primo alle spalle. Spesso si dice che il secondo album è quello più difficile da realizzare, ma per me non è stato così. Rispetto al primo album, che ho registrato in diverse zone underground di Berlino come Funkhaus Studio e Zendome, questo è stato registrato in uno studio a Montréal, quindi anche la realizzazione delle tracce è stata diversa. A differenza di quanto si possa pensare, gli Arcade Fire non influenzano il mio lavoro da solista, entrambi gli album che ho pubblicato hanno poco a che fare con la loro musica e in ogni caso ho voluto intraprendere un percorso parallelo di musica sperimentale, che ho ideato circa quattro anni fa e porto avanti con la tournée in Canada, Stati Uniti e Europa. Diciamo che del gruppo mi influenza molto l’energia con cui compongono e si esibiscono sul palco. Adesso sto già lavorando al terzo album da solista e devo ammettere che l’Europa è una grande fonte d’ispirazione con una vasta diversità musicale da un Paese all’altro».
Berlino. «Sono già stata al Michelberger Hotel nel 2013 insieme a Nils Frahm e Peter Broderick e nel 2014 con gli Arcade Fire e il gruppo Phi Slamma Jamma Boys. Poi sono tornata anche per registrare il mio primo album da solista Hero Brother, ma non ho avuto molto tempo per visitarla come si deve. Mi piace sempre tornarci, e posso dire che sì, la trovo cambiata: gli affitti stanno aumentando, prima c’erano graffiti ovunque e oggi molte zone sono diventate più borghesi, molti muri sono stati “ripuliti” e non si ha più quella impressione che si aveva anni fa appena arrivati di città ribelle, fuori dal comune, mai disposta al compromesso. Ma credo anche che questo cambiamento sia inevitabile: per diventare grande bisogna sempre rinunciare a qualcosa».
L’Italia. «L’adoro! Ci sono stata nel 2007 con gli Arcade Fire per il festival musicale “Ferrara sotto le stelle”, in cui abbiamo suonato insieme ad artisti come Artic Monkeys, Sonic Youth, Bright Eyes, Xiu Xiu, Damien Rice, Carlos Santana. La città è squisita, oserei dire la mia preferita. Quest’anno suonerò insieme a Colin Stetson il 2 luglio al festival musicale Just Like Heaven all’Anfiteatro del Venda di Faedo, vicino a Padova. Tra una settimana partirò per una breve vacanza, insieme a degli amici, con cui andrò a fare trekking da Cuneo fino al Mar Tirreno».
Il tempo libero. «Quando non sono in tournée o in studio a registrare le tracce, trascorro le mie giornate in tanti posti diversi, come New York, dove seguo dei corsi di yoga, preparo delle cene per gli amici oppure vado a fare trekking in montagna. Adoro stare immersa nella natura, perché è qui che riesco ad essere maggiormente ispirata per i miei lavori. Fino all’età di 17 anni ho vissuto a Merville, lungo la costa occidentale della Columbia Britannica in Canada, in mezzo ai boschi, e non vedevo l’ora di andare via in qualche grande città, adesso è il contrario. Ma non nascondo che sono una persona molto pratica, che si adatta facilmente a qualsiasi situazione, quindi troverei ispirazione anche in un bar affollato a Manhattan. In genere mi alleno tre settimane prima dell’esibizione live. Provo le musiche e alleno la voce, anche perché nel nuovo album ho dato molto spazio alle vocalizzazioni. Ascolto anche tantissima musica di vario genere: classica, drum music, indie rock, funk, jazz, elettronica. Posso dire che l’album che sto ascoltando ultimamente è The Colour in Anything di James Blake. Penso che abbia fatto davvero un album eccezionale quest’anno con una musica davvero innovativa. Ne avevamo bisogno».