Se integrazione significa anche convivenza tra religioni diverse, allora la Germania è sulla buona strada. La Chiesa cattolica della Baviera, come riporta The Local, offre asilo religioso ai rifugiati che sono riusciti a scappare dall’Isis, una consuetudine di origine medioevale che era stata largamente abbandonata in Germania finché l’anno scorso l’arrivo di un milione e centomila migranti ha spinto alcune chiese, tra cui quella della cittadina bavarese di Tutzing, a offrire loro un rifugio sicuro. L’unico problema è che ora lo Stato tedesco li vorrebbe espatriare.
La benestante cittadina di Tutzing, in Baviera © wikipedia – Alexander Z.
Il caso di Tutzing. Sebbene in Germania la Chiesa non sia al di sopra dello Stato, in pochi si aspettavano che il governo tedesco facesse pressioni per espellere i richiedenti d’asilo religioso. Ad ogni modo, soprattutto in una regione conservatrice e largamente religiosa come la Baviera, è fortemente improbabile che le autorità procedano ad un’irruzione o perquisizione degli spazi ecclesiastici in cui i rifugiati hanno trovato asilo. Tra loro Peshtiwan Nasser Abdal e Suud Yazdin Arab, due giovani iracheni perseguitati dall’Isis per la loro fede yazida che sono stati accolti dalla chiesa di St. Joseph a Tutzing, Baviera, una parrocchia con una lunga tradizione di accoglienza. Qui i nuovi arrivati svolgono diverse attività di utilità sociale, ad esempio la catalogazione e lo smistamento degli abiti donati, oppure seguono dei corsi di lingua tedesca. Non escono mai dal perimetro della chiesa, che li tiene al sicuro da un’eventuale deportazione.
L’asilo religioso in Germania. L’asilo religioso si trova in una zona grigia da un punto di vista legale, in quanto non è contemplato – ma nemmeno esplicitamente vietato – dall’ordinamento tedesco. La possibilità di una chiesa qualsiasi di offrire rifugio è a discrezione del sacerdote o del pastore di riferimento. Chi mette in pratica questa procedura spesso incontra diversi problemi con le autorità statali. Il Ministro dell’Interno tedesco Thomas de Maizière l’anno scorso ha comparato l’asilo religioso all’applicazione della Sharia islamica, per poi successivamente ritirare la dichiarazione. Nella pratica questo sistema viene tollerato in Germania, in cui circa due terzi degli 80 milioni dei cittadini sono cristiani. «Ogni istituzione deve rispettare la legge tedesca. Ma d’altra parte rispettiamo anche la posizione della Chiesa i caso di asilo religioso», ha dichiarato diplomaticamente Stephan Frey, portavoce del Ministero dell’Interno bavarese. In ogni caso i sacerdoti che decidono di offrire asilo sanno bene quali possono essere i rischi. «La nostra non è un’azione illegale, non nascondiamo quello che facciamo e le autorità sono libere di venire nelle nostre sedi», ha sostenuto Peter Brummer, parroco di Tutzing che negli ultimi vent’anni ha sempre perorato la causa dell’asilo religioso. In caso di una (poco probabile) irruzione delle forze dell’ordine nella parrocchia, il sacerdote 58enne non esclude però una qualche forma di resistenza. L’imperativo morale e religioso prevarrebbe sull’obbedienza all’autorità.
Un servizio allo Stato. Molte delle persone ospitate nelle chiese cercano aiuto per via della legge che impone ai nuovi arrivati di effettuare la richiesta d’asilo nel Paese europeo in cui vengono registrati. In un primo momento la Germania ha deciso di non applicare questa procedura ai siriani profughi di guerra, ma ha poi reintrodotto la norma di fronte all’arrivo di un milione e centomila persone nel 2015. «Nella maggior parte dei casi offriamo asilo per evitare che queste persone vengano mandate indietro in Ungheria e Bulgaria, dove i diritti umani dei rifugiati sono sistematicamente violati», ha spiegato Bummer. Lo stesso Bummer fa inoltre notare che, offrendo asilo, la chiesa fornisce un servizio evitando di gravare sullo Stato tedesco, poiché sostiene i costi di vitto e alloggio e le spese mediche.
Foto di copertina © wikipedia – Bwag